Lo spirito non sa più sperare
Se il monologo interiore avesse un suono sarebbe indubbiamente quello del cicaleggio d’estate; incessante e fastidioso, ma poi ci fai l’orecchio. Le cicale che si grattano le ali l’una con l’altra come ci si gratta la fronte mentre il flusso dei pensieri si sviscera, quasi nell’atto di scavare un pozzo: graffiando la terra, palata dopo palata con il sole divertito...