sabato, 27 Aprile, 2024
Geopolitica

Nella matrioska di Putin anche i terroristi di Hamas

La Russia sta riportando indietro le lancette dell’orologio di 80 anni, mentre le folle di linciatori iniziano a dare la caccia agli ebrei in pubblico. La propaganda di Putin ha preso pesantemente di mira gli ebrei e la sua retorica ha incendiato il sentimento antiebraico. Dopo aver gettato benzina sul fuoco e tolta la maschera della falsa equidistanza tra le parti in conflitto, ricevendo a Mosca una delegazione di Hamas, che si era macchiata degli orribili fatti di sangue del 7 ottobre, il Cremlino ora deve registrare una nuova ondata di antisemitismo.

La Russia potrebbe non essersi limitata a cavalcare l’onda. A quanto risulta, i militanti palestinesi hanno aggirato le sanzioni occidentali incanalando milioni attraverso gli scambi di criptovaluta russi.

Andrei Gurulev, deputato della Duma di Stato e membro del comitato di difesa, rompendo ogni indugio ha detto apertamente che è giunto il momento per la Russia di rivalutare il suo rapporto con Israele. “Di chi è alleato Israele? Gli Stati Uniti d’America”, aggiungendo: “Di chi è l’alleato dell’Iran e del mondo musulmano circostante? Nostro”.

Un amore contraccambiato quello russo per Hamas. Lo scorso 28 ottobre, Abu Marzouk, membro dell’ufficio politico di Hamas, ha dichiarato: “Consideriamo la Russia come il nostro amico più caro”.

Tuttavia, questo avvicinamento all’Islam radicale sta portando anche degli effetti indesiderati che potrebbero compromettere irrimediabilmente i rapporti tra la Russia e Israele. Recentemente ci sono state manifestazioni antisemite da Mosca al Daghestan. Una folla di russi esagitati ha preso d’assalto l’aeroporto internazionale del Daghestan, in Russia, per cercare passeggeri ebrei mentre un aereo proveniente da Tel Aviv stava atterrando. Sui social media la Russia sta tornando alle sue radici con appelli che invitano a smettere di vendere o affittare case agli ebrei, permettere loro di salire sui taxi e persino servire loro cibo. A Mosca, in questi giorni, la folla cantava “Uccidete, uccidete gli ebrei!” Il loro slogan “Khaybar, Khaybar al Yahud” è un riferimento al massacro degli ebrei nella battaglia di Khaybar.

Nel frattempo, in Daghestan si registrano altri gravi episodi di antisemitismo. Lo scorso mese, una folla di esagitati si è formata di fronte al Flamingo Hotel in Daghestan, in Russia, dopo che si è sparsa la voce che alcuni ebrei erano arrivati per soggiornare nell’hotel. La folla si è dispersa solo dopo che ogni stanza dell’hotel è stata controllata per verificare la presenza di ebrei e i passaporti di tutti gli ospiti sono stati ispezionati.

Questi recenti episodi non colgono di sorpresa, però, i conoscitori della galassia russa. Gli ebrei della Russia sono emigrati a decine di migliaia negli ultimi cento anni, prima in Europa e nelle Americhe e più recentemente in Israele. Secondo il censimento del 1926 c’erano 2.672.000 ebrei nell’allora Unione Sovietica. Oggi solo circa 165.000 ebrei rimangono nella Federazione Russa su una popolazione totale di 145 milioni di abitanti.

Dall’inizio della guerra russa di aggressione contro l’Ucraina, circa il 30% degli ebrei che erano rimasti in Russia se ne erano andati o stanno pianificando di farlo, anche se ci sono sempre meno voli per Mosca e il prezzo di un volo per Tel Aviv è quadruplicato a poco meno di 2.000 dollari. Nel complesso, si pensa che circa 200.000 russi siano fuggiti dalla Russia, un esodo che ha subito un’accelerazione quando il Cremlino ha introdotto la chiamata alle armi a settembre dello scorso anno.

Circa nove mesi fa, Pinchas Goldschmidt – rabbino capo esiliato di Mosca – avvertiva che la popolazione ebrea sarebbe stata resa capro espiatorio per le difficoltà causate dalla guerra in Ucraina. Le sue parole ora suonano profetiche. Goldschmidt ha detto che gli ebrei avrebbero dovuto lasciare la Russia mentre ancora potevano.

“Quando guardiamo indietro alla storia russa, ogni volta che il sistema politico era in pericolo, il governo cercava di reindirizzare la rabbia e il malcontento delle masse verso la comunità ebraica”, ha detto Pinchas Goldschmidt, aggiungendo: “Stiamo assistendo a un aumento dell’antisemitismo mentre la Russia sta tornando a un nuovo tipo di Unione Sovietica, e passo dopo passo la cortina di ferro sta scendendo di nuovo. Questo è il motivo per cui credo che la cosa migliore per gli ebrei russi sia partire”.

Goldschmidt si è dimesso dal suo incarico e ha lasciato la Russia dopo essersi rifiutato di sostenere l’invasione russa dell’Ucraina.

“Sono state fatte pressioni sui leader della comunità per sostenere la guerra e mi sono rifiutato di farlo. Mi sono dimesso perché continuare come rabbino capo di Mosca sarebbe stato un problema per la comunità a causa delle misure repressive adottate contro i dissidenti”, ha detto.

Per Hamidreza Azizi, esperto di relazioni Iran-Russia presso il German Institute for International and Security Affairs (SWP) di Berlino, la risposta della Russia agli attacchi di Hamas riflette anche un’inclinazione verso un rapporto più stretto con Teheran e i suoi alleati nella regione, tra cui Hamas. L’Iran, acerrimo nemico di Israele, è diventato uno dei principali fornitori di armi della Russia per la sua guerra contro l’Ucraina. “Penso che la Russia abbia già scelto, a livello strategico, con chi schierarsi in Medio Oriente, e non è con Israele”, ha affermato Azizi.

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