giovedì, 25 Aprile, 2024
Lavoro

Lavoro precario. Veronese (Uil): troppi contratti “somministrati” di un mese

Il lavoro precario e il rischio infortuni. Sono i problemi che per Ivana Veronese, segretario confederale della Uil devono essere messi al centro dell’agenda nel confronto sindacati e Governo. A far tornare il problema di stringente attualità è l’andamento dell’occupazione con dati che non rassicurano. Così come il numero crescente degli infortuni.

Precari in aumento

“Aumentano i contratti a chiamata, in somministrazione e a tempo determinato, per i quali 1 attivazione su 3 dura al massimo 30 giorni”, osserva Veronese che sottolinea come, “il lavoro temporaneo e precario tiene testa sull’aumento tendenziale dell’occupazione”.
I rischio degli incidenti Un lavoro saltuario, per la dirigente della Uil, comporta anche un aumento di rischio di infortunio. “A rendere ancor meno felice il quadro del mercato del lavoro, l’aumento degli infortuni sul lavoro”, sottolinea Ivana Veronese, che pone una valutazione preoccupata dei nuovi dati presentati da diversi Enti.
“È ciò che estrapoliamo dalla lettura dei dati del I trimestre 2022, contenuti nella nota congiunta sulle tendenze dell’occupazione pubblicata da Ministero del Lavoro, Istat, Inps, Inail, Anpal”, scrive Veronese.

Più sicurezza per i lavoratori

“Una sola riflessione”, propone la leader sindacale, “c’è molto su cui lavorare, a partire da un cambio culturale sul tema del lavoro, in cui ‘un lavoro sicuro in un ambiente di lavoro sicuro’ sia la motrice della ripresa occupazionale”.

La qualità del lavoro

“Se desideriamo una crescita del nostro mercato del lavoro, dobbiamo avere come obiettivo la qualità del lavoro che si crea”, evidenzia ancora Veronese, “per la Uil questo è un punto fermo.
Benissimo i 905 mila occupati in più nel I trimestre 2022 rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, ma leggiamo il dato attentamente: l’occupazione temporanea è maggiore di quella stabile e cresce con percentuali 8 volte maggiori di quella permanente; l’incidenza della prima aumenta mentre la seconda si riduce. Un quadro, quindi, poco rassicurante”.

Fonte foto: Vincenzo Livieri – Imagoeconomica

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