mercoledì, 9 Ottobre, 2024
Politica

Cgil e Uil in trincea. Cisl per il dialogo. Incontro, forse, sulle pensioni

La coperta è corta. Lo è per il Governo, per i partiti della maggioranza lo è anche per i sindacati. In queste ore la consapevolezza che i fondi del Piano nazionale di Ripresa complessivamente 235,12 miliardi, non basteranno per tutto e per ogni esigenza. Così la scelta di Cgil e Uil – con la divergenza della Cisl -, di proclamare uno sciopero generale per il 16 dicembre, sconcerta in primo luogo Palazzo Chigi e il premier Mario Draghi.

Si racconta che lunedì pomeriggio quando sul tavolo del Presidente del Consiglio è arrivata la lettera dei leader della Cgil, Maurizio Landini e della Uil, Pierpaolo Bombardieri con l’annuncio della “Proclamazione sciopero generale per il giorno 16 dicembre 2021” è calata “sorpresa e incredulità”.

Cgil-Uil, e la sinistra sociale

L’oggetto della missiva è chiara uno sciopero per le risposte “insufficienti” arrivate dal Governo. Con puntiglio Cgil e Uil giudicano inaccettabili le risposte e impegni presi dall’esecutivo, ad iniziare dal metodo di lavoro. I due sindacati vogliono essere coinvolti nelle scelte e non essere solo consultati a decisioni prese. In più a far irrigidire le posizioni di Landini e Bombardieri le manifestazioni di ottimismo e di coesione sulla manovra di bilancio profuse dai partiti della maggioranza di Governo. La scelta che ha fatto tracimare il vaso è stata la giravolta dei partiti sul “contributo di solidarietà”, (circa 300 milioni che dai redditi sopra i 75 mila euro senza taglio Irpef sarebbero stati dirottati alle fasce di disagio sociale e povertà) il “contributo” approvato nella Cabina di Regia è stato bocciato poche ore dopo dagli stessi partiti in Consiglio dei ministri.
Protagonisti i partiti del centro e della destra, Italia Viva, Forza Italia, la Lega di Matteo Salvini e 5S, ma anche il Pd non si è opposto. Per gli osservatori la mossa dei sindacati ha anche un risvolto politico, quello di ripristinare un ruolo di opposizione sociale di sinistra. Posizione che riduce gli spazi alla destra di Giorgia Meloni che ormai detiene lo scettro dell’opposizione al Governo. Per gli analisti di politica economica, inoltre la posizione della Uil converge su questo terreno politico, con il leader PierPaolo Bombardieri pronto a tracciare un ruolo a sinistra più marcato rispetto al Governo Draghi. L’elenco delle contestazioni delle due organizzazioni sindacali è infatti, lungo, critiche sul fronte del fisco, delle pensioni, della scuola, delle politiche industriali e del contrasto alle delocalizzazioni, del contrasto alla precarietà del lavoro soprattutto dei giovani e delle donne, della non autosufficienza. Sottolineature che appaiono di merito sindacale e di prassi politica.

La linea Draghi

Da Palazzo Chigi oltre allo sconcerto si ricordano le iniziative messe in campo per favorire il rilancio dell’economia e delle politiche sociali. Il cosiddetto metodo Draghi aperto e disponibile su tutti i fronti ma con paletti precisi, cioè il non avventurarsi su scelte economiche insostenibili. Così per la previdenza i cui costi dovranno essere esaminati nel 2022 per procedere ad una riforma con il solo contributivo nel 2023; le nuove regole per il Reddito di cittadinanza, sul fisco l’idea di tagliare l’Irpef per sette miliardi e un miliardo per l’Irap. Il Super Bonus 110%, rivisto e ridotto; le cartelle fiscali che dopo due anni di blocco dovranno essere pagate e, parlare di ulteriori rinvii, significa ridurre di molto gli introiti dell’Agenzia delle Entrate.
Soprattutto il Piano nazionale di Ripresa che dovrà procedere rapidamente e bene. Passaggi e paletti che si scontrano con le divisioni della stessa maggioranza di Governo, con i desiderata dei parlamentari, con la pioggia di emendamenti sulla manovra e legge di Bilancio. In più il fattore tempo che stringe. Per la prossima settimana la manovra dovrà essere discussa in Parlamento ed entro il 31 approvata. Le tensioni con uno sciopero generale di mezzo non mancheranno. Ritrovare una sintonia tra i partiti di Governo e tra Draghi e i sindacati non appare semplice.

La mossa del Cavallo

A Palazzo Chigi tuttavia c’è una priorità, recuperare fin dove è possibile un dialogo con il sindacato. Il 16 c’è ancora una settimana di tempo, lo sciopero è stato proclamato ma possono esserci in questi giorni spazi di manovra. Si fa strada l’ipotesi che il sindacato possa riflettere ancora. I ministri del Lavoro e dell’Economia pensano alla “mossa del cavallo”, quella di convocare i sindacati al tavolo della riforma delle pensioni. La prima tappa per un percorso che si annuncia lungo ma su cui il sindacato vuole avere un potere di decisione. Può essere una mossa di riapertura. La cui efficacia lo si vedrà tra breve.

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