domenica, 28 Aprile, 2024
Lavoro

Lavoro. Contratti, il 50% da rinnovare

Stipendi e previdenza i nodi di settembre. Risorse da trovare e confronto aperto sul salario minimo

Rischia di essere settembre il mese più caldo sul fronte sindacale, politico e di Governo. L’agenda dei confronti è densa, martedì 5 riaprono per coincidenza due “cantieri”, strategici, quello della previdenza e quello della sanità, con due incontri distinti per discutere il rinnovo del Contratto dei medici e quello sulle pensioni con riferimento alla flessibilità in uscita e alle ipotesi previdenziali dei giovani. In questo contesto torna a imporsi anche il tema del Salario minimo e del “lavoro povero”, argomenti intimamente connessi sui quali Centrosinistra e sindacati intendono puntare i piedi e dare battaglia.

Landini scrive a Meloni

Ieri il segretario della Cgil, Maurizio Landini, ha inviato una lettera al premier Giorgia Meloni nella quale in sintesi, sollecita un incontro con le parti sociali più rappresentative e di aprire un confronto negoziale sul rinnovo dei contratti, la crescita dei salari e delle pensioni, una legge sulla rappresentanza e il salario minimo, il superamento della precarietà e un piano straordinario di assunzioni nel settore pubblico. In particolare scrive il leader della Cgil, che è necessario: “fissare una quota salariale oraria minima valida per tutti i contratti nazionali affinché nessuna persona che lavora possa essere retribuita con una paga oraria inferiore”.

Il salario minimo e il Cnel

La presa di posizione della Cgil, condivisa dalla Uil, ha riacceso l’attenzione sulla “memoria” scritta dal Consiglio nazionale dell’economia e lavoro, il Cnel  oggi presieduto dall’ex ministro Renato Brunetta, e inviata alla Commissione parlamentare che sta esaminando le proposte di legge presentate sul lavoro e salario minimo. La “memoria” è nelle mani di Fratoianni (Avs), Serrachiani (Pd), Laus (Pd), Conte (M5S), Orlando (Pd) e Richetti (Az-Idv), che però chiedono in modo netto che si parta da una discussione che preveda un salario minimo di 9 euro l’ora. Come è noto il Governo a metà agosto ha dato l’incarico al Cnel di formulare oltre ad uno studio anche una ipotesi di regolamentazione del Salario minimo.

La posizione del Cnel stando al documento di studio è già nota: “Innanzi tutto, è opportuno che su questi temi i decisori politici aprano un confronto con le parti sociali”, perché osserva il Consiglio, “la questione salariale in Italia non può essere limitata a un’alternativa sull’opportunità o meno di introdurre un salario minimo per legge”. In più il documento oggi appare in sintonia con le osservazioni dei sindacati. Per il Cnel i problemi che ostacolano la crescita dei salari dei lavoratori, “vanno affrontati a monte a partire dai conclamati ritardi nei rinnovi contrattuali aggravati dalla crescita esponenziale del costo della vita e dall’elevato cuneo fiscale oltre che dall’impatto della precarietà, del part-time involontario e del lavoro povero”.

Contratti collettivi fermi

Altra questione che trova in sintonia Cnel e sindacati è il ritardo nel rinnovo dei contratti collettivi, in Italia oltre il 50% dei lavoratori ha un contratto scaduto da oltre 2 anni. Proroghe e rinvii come segnalato dall’Ocse rischiano di prolungare la perdita di potere d’acquisto di molti lavoratori. Inoltre stando ai calcoli dell’Organizzazione e cooperazione dello sviluppo economico, l’Italia è il Paese che ha visto ridursi di più le retribuzioni al netto dell’inflazione; -7,3% nel primo trimestre 2023 contro una media Ocse di -3,8%.

Le risorse da trovare

Nell’ultimo Consiglio dei ministri il presidente del Consiglio Giorgia Meloni in sinergia con il ministro dell’economia e finanze Giancarlo Giorgetti ha sottolineato che la prossima Manovra economica sarà “responsabile”, con un occhio al taglio delle spese inutili, e una particolare attenzione alle fasce sociali più fragili. Il problema resta quello delle risorse che sono necessarie per far fronte alle richieste. Entro settembre sarà varata la Nota di aggiornamento al Documento economico e finanziario, dalle stime si indica una manovra che oscilla tra i 25-30 miliardi.

Ma stando alle richieste, che già la prossima settimana saranno focalizzare, con i primi incontri sindacato e Governo, di miliardi ne serviranno molti di più, chi azzarda a dire che per coprire le necessità – tutte urgenti – ne serviranno il doppio. Nella maggioranza infine crescono le preoccupazioni. Finora sulla carta ci sono – salvo ritocchi  dopo i rilievi critici del vice premier Tajani – circa tre miliardi che possono arrivare dalla tassazione degli extra profitti delle banche. Per il resto ci si affiderà ai tagli che ogni ministero dovrà fare sulle spese considerate inutili.

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