venerdì, 19 Aprile, 2024
Sanità

Sanità dopo la pandemia: serve un nuovo rilancio

La scienza non conosce dogmi, e questo è tanto più vero per la Medicina, che esplora una realtà di enorme complessità come l’organismo umano, che siamo ben lontani dal conoscere nella sua interezza. Ma la Scienza basata sulla Medicina dell’evidenza è più che sufficiente a respingere talune costruzioni arbitrarie o a volte terroristiche che in materia di salute sono ricorrenti.

L’idea che per i vaccinati anti-Covid19 sia in corso di realizzazione una sorta di strage o futuro genocidio è ad oggi risibile.

Certo, i protocolli temporalmente ristretti con cui il mondo ha dovuto apprestare una risposta di emergenza a una minaccia inedita, e purtroppo non ancora sconfitta, deve indurci alla massima cautela, ma che le inevitabili reazioni avverse siano di portata tale da farci rinunciare ai vaccini è un po’ come rinunciare a spegnere l’incendio di una casa che brucia perché non siamo sicuri della purezza batteriologica dell’acqua degli idranti.

Fra gli ultimi cavalli di battaglia di questo tipo di propaganda, ci sono le cosiddette “morti improvvise”, che vengono segnalate come in aumento esponenziale dalle centrali no-vax, con l’avallo di qualche programma sensazionalistico. In realtà manca al momento qualunque base statistica seria per poter confermare il fenomeno, né si comprende perché mai –ove esistente- dovrebbe essere collegato ai vaccini.

I dati Istat sulla mortalità 2022, però, ci spingono a fare qualche altra considerazione, che c’entra poco sia con i vaccini che con le morti improvvise. Abbiamo infatti, nei primi otto mesi dell’anno scorso (ultimo dato disponibile) un dato decisamente più basso di quello dell’annus horribilis 2020 (in cui sono morti quasi gli stessi Italiani che nel 1944!) e inferiore anche a quello del 2021; restiamo però significativamente al di sopra, di ben sei punti percentuali, della media del quinquennio 2015-2019.

Una riflessione robusta su ciò è che questo gap sia l’eredità non della pandemia in sé, ma di quello che essa ha significato per il Servizio Sanitario Nazionale: un generale rallentamento delle attività di prevenzione e anche di quelle di cura, soprattutto in settori di estremo allarme come quello oncologico. Gli ospedali sono stati percepiti dai pazienti, non sempre a torto, come focolai di contagio, e il resto lo ha fatto la relativa fragilità organizzativa o altrove proprio la inefficienza della medicina territoriale.

Al di là delle facili trappole mediatiche, e senza perdere tempo a cercare colpevoli, è evidente che questo dato preoccupante rende ancora più categorico l’imperativo di occuparsi della salute degli Italiani Tutti. Al momento siamo ancora il quinto Paese al mondo e il secondo in Europa per longevità, con un’aspettativa di vita alla nascita che ormai si colloca intorno agli 82 anni.

Ma senza un deciso colpo di sterzo e un serio investimento nel Servizio Sanitario Nazionale (un gioiello che il mondo ci invidia, e che in proporzione al Pil costa assai meno che negli altri grandi Paesi europei) questa privilegiata condizione è tutt’altro che garantita, e meno ancora lo è la certezza che questa longevità si svolga in condizioni di salute e con una qualità di vita accettabile, considerata la sempre maggiore incidenza delle cronicità invalidanti per mancanza di linee sanitarie di tutela in primis una prevenzione finalizzata.

La scienza e la scienza medica in particolare, hanno reso possibile all’umanità il raggiungimento di grandi traguardi: sono state eradicate malattie che si credevano indomabili, guarite patologie un tempo senza speranza, risolte o attenuate le conseguenze di menomazioni e disabilità di enorme portata. Sarebbe davvero un triste paradosso se le politiche di governo disperdessero questo miracolo, che data almeno centocinquant’anni, per miopia contabile o scarsa lungimiranza. No quindi solo a tagli economici in Sanità per esigenze di bilanci di fine anno.

La fase post-pandemica, e ancora di convivenza con la pandemia, era e rimane una opportunità per ridefinire gli obiettivi delle politiche sanitarie pro-attive. Ci attendevamo, per esempio, che il dibattito pre-elettorale post-pandemico tirasse la volata ad una ritrovata centralità della sanità tra le politiche pubbliche. Ma ben presto abbiamo dovuto constatare che esse sono tornate rapidamente nel posto di terziarità dove erano sempre state relegate. Pur con le evidenze della strage pandemica, forse già in buona parte dimenticate, non è riemerso il disegno di una revisione organica, funzionale e moderna del SSN. L’Italia e noi Italiani abbiamo bisogno di un Progetto Salute Nuovo reingegnerizzato ai bisogni di oggi.

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