“Non lo fare”. Lo ripete tre volte il Presidente americano a Putin. Si riferisce all’eventuale ricorso ad armi chimiche o a bombe nucleari tattiche da parte della Russia, in evidente difficoltà nella sua aggressione all’Ucraina.
È un monito risoluto e ha tutta l’aria di essere ben diverso da quello che il Presidente Obama aveva lanciato al dittatore siriano Assad nell’agosto del 2012.
Il bluff in Siria nel 2013
Anche allora la Casa Bianca disse che la linea rossa dell’uso dei gas nella guerra civile siriana era da considerarsi invalicabile. Assad volle vedere le carte. Il 21 agosto del 2013 uccise 1429 persone nel quartiere orientale di Damasco ricorrendo al gas. Obama chiese e ottenne dal Congresso Usa di bombardare Assad. La Camera dei Comuni di Londra, invece, bloccò una simile decisione e gli Stati Uniti si trovarono al fianco solo i francesi di Hollande Era tutto pronto per l’attacco. Ma improvvisamente Obama cambiò idea, annullò i raid e fermò all’ultimo minuto i caccia francesi pronti all’attacco.
Putin si era inserito nella partita, aveva convinto Assad a consegnare il suo arsenale chimico all’Opac, Organizzazione per la proibizione delle armi chimiche. Obama si accontentò di questo. Non ci fece una gran figura. Assad capì che gli Usa abbaiavano e non mordevano e Putin entrò a fianco del dittatore siriano nella guerra civile, rase al suolo Aleppo e consolidò la presenza militare russa nelle basi navali della Siria.
Moral suasion di Cina e India
Che succederà se Putin supererà la linea rossa? E’ l’interrogativo che le cancellerie di tutto il mondo si pongono. E non solo in Occidente, ma anche nei Paesi che si sono visti a Samarcanda, Cina e India in testa. Né Xi né Mori vogliono un’escalation del conflitto. Ma, soprattutto, non vorrebbero trovarsi nella scomoda posizione di essere “amici” di un criminale di guerra che usa armi chimiche o nucleari tattiche contro un Paese sovrano che egli ha aggredito. Pechino e Nuova Dehli sanno che Biden non è Obama e che la reazione sarebbe durissima: coinvolgerebbe non solo agli Stati Uniti e il Regno Unito ma anche l’Alleanza Atlantica. È probabile ed auspicabile che Cina e India stiano facendo moral suasion sul Cremlino.
I prezzi che Xi non vuol pagare
Restare alla finestra non conviene neanche a loro e stavolta il Presidente cinese sarà più attento alle promesse di Putin e non se la berrà: prima dell’invasione dell’Ucraina Putin gli aveva detto che in una settimana avrebbe occupato l’Ucraina. Sono passati 7 mesi, la Russia batte in ritirata e la Cina rischia di deteriore definitivamente i buoni rapporti con il grande mercato europeo e di dover rivedere la strategia della Belt and Road Initiative nel Vecchio continente. Un prezzo troppo alto per assecondare i piani perdenti di Putin.