venerdì, 19 Aprile, 2024
Lavoro

Lavoro, stipendi e contratti. Martedì a Palazzo Chigi sindacati e Associazioni di categorie

Cgil, Cisl e Uil chiedono 200 euro netti al mese. Confindustria: meglio tagliare le tasse

C’è la data e ci sono gli argomenti. Ma non ci sono ancora decisioni unanimi e risorse finanziarie. Il 12 luglio che cade di martedì è il giorno tanto atteso del vertice a palazzo Chigi tra sindacati, Associazioni datoriali e il premier Mario Draghi con i ministri del lavoro, Andrea Orlando e delle finanze Daniele Franco. Trovare una intesa su salari, cuneo fiscale e incentivi, forse sarà possibile ma tutti dovranno fare un passo indietro. Attualmente le proposte messe sul tavolo – almeno quelle lanciate in dichiarazioni – sono distanti sul piano dei contenuti e delle risorse.

Il premier, no a scostamenti

Il presidente del Consiglio chiede che si definisca un percorso dove alle possibili concessioni economiche vengano stabiliti dei paletti. Il premier non vuole scostamenti di bilancio, e nemmeno puntare solo sui
salari perché anche il mondo delle imprese chiede aiuti. I dossier sono quelli noti. Sul tavolo ci saranno gli aumenti di stipendio, la richiesta del salario minimo – bocciata dalle Associazioni di categoria in primo luogo quelle del commercio – il confronto dovrà concentrarsi anche sui rinnovi contrattuali fino al taglio del cuneo fiscale.

I sindacati: aumentare i salari

Gli obiettivi dei sindacati sono noti. La priorità è quella di far recuperare ai lavoratori la perdita del potere di acquisto subita con buste paghe più consistenti per parare il colpo dell’inflazione oggi all’8%, e la corsa dei prezzi dell’energia con rincari stellari. La posizione delle tre organizzazioni sindacali ha sfumature diverse,
quelle più perentorie sono di Cgil e Uil, la Cisl ha assunto un ruolo più moderato e dialogante con il Governo. Il segretario della Cgil Maurizio Landini alza l’asticella delle richieste. “Noi diciamo che 200
euro non sono sufficienti”, evidenzia Landini che rilancia, “basta con le una tantum. Adesso servono 200 euro netti al mese in busta paga, per sempre non una tantum”.

Extra profitti da distribuire

L’attenzione dei sindacati è rivolta alla tassazione degli extraprofitti delle imprese energetiche, ma anche al boom delle entrate Iva sugli energetici.
Una via quella delle maggiori entrate che per la Cgil rappresenta la strada maestra per recuperare risorse.
“Se sono extra profitti perché non tassarli al 100%”, sollecita il leader della Cgil, “Se sono extraprofitti vanno redistribuiti a quelli che oggi non ce la fanno ad arrivare alla fine del mese”.

Il calcolo di Confindustria

Il tema risorse e come trovarle non convince la Confederazione degli industriali che ha sfoderato
un calcolo che indica in 16 miliardi di euro la spesa per incrementare le retribuzioni di 1.200 euro all’anno. Una costo che le imprese indicano come uno stipendio in più l’anno. Dal Ministero dell’economia e
finanze, invece, il calcolo a sostegno della crisi non potrà andare oltre gli 8 miliardi, fondi che serviranno non solo per i salari ma anche per gli sconti per gli acquisti di materie prime e di energia a carico delle imprese.

Salario minimo, posizioni distanti

Altro tema su cui la convergenza appare difficile è quello del salario minimo. Argomento che vede su posizioni radicalmente diverse i sindacati e le Associazioni di categoria. Questi ultimi ritengono che già c’è una contrattazione collettiva che garantisce il lavoratore in termini ampi, e che le aziende sono sovraesposte economicamente. La mediazione se ci sarà arriverà dal ministro del lavoro e delle politiche sociali, Andrea Orlando. L’idea, secondo indiscrezioni è adottare come base di partenza il trattamento economico complessivo (Tec) dei contratti collettivi più rappresentativi di ciascun settore. Quindi per certi versi un punto a favore delle Associazioni datoriali. Secondo le proiezioni del Ministero il Trattamento economico complessivo permettere a 700 mila lavoratori di uscire dallo stato di povertà. Sul percorso, se si arriverà ad una intesa tra sindacati e Associazioni di categoria, bisognerà decidere.
Fare una legge oppure affidarsi ad una gestione Inps.

Rinnovo contratti

Altro argomento che sarà al centro del confronto è il rinnovo di contratto per di 6 milioni i lavoratori. Tra i poi numerosi sono i dipendenti del settore terziario, del commercio e dalla Pubblica amministrazione.
Secondo l’ultimo rilevamento sono 6,8 milioni i lavoratori in attesa.
Fuori dalla mediazione del Governo nel settore chimico-farmaceutico ci sono stati, tuttavia, risultati positivi, con la sottoscrizione di un nuovo contratto e l’assunzione di 200 mila persone. Per il resto milioni
di lavoratori attendono il contratto e gli aumenti. Sul calcolo ci sono posizioni diverse. I sindacati osservano che legare gli aumenti all’Indice dei prezzi al consumo armonizzato (Ipca), non è corretto,
perché l’indice non tiene conto della crescita dell’inflazione. A rimarcarlo è il segretario della Cgil, secondo cui il modello di calcolo, “risale ai tempi in cui l’inflazione non esisteva, va cambiato perché si finirebbe per programmare la riduzione dei salari reali”. Sul Metodo di calcolo Confindustria appare contraria a cambiamenti mentre il Governo farà sapere la sua posizione durante la trattativa.

Cuneo fiscale, tasse o salari

Dell’autunno 2021 si discute su come ridurre la tassazione sul lavoro, il taglio del cuneo fiscale lo deciderà il Governo, quando sarà discussa la prossima legge di Bilancio. Sui conti sarà fatta chiarezza in modo
che poi bisognerà dare delle precedenze, ad esempio, salari più pesanti e assegno pensionistico più sostanzioso. Il confronto si annuncia in salita. Confindustria preme affinché lo Stato intervenga per tagliare tasse e contributi, mentre i sindacati sollecitano che il ricavato dei tagli sia tutto a favore degli stipendi e dei lavoratori.

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