venerdì, 26 Aprile, 2024
Esteri

Dietro la luna di miele tra il Cremlino e i talebani

 Le immagini di Kabul sono demoralizzanti e deprimenti, a meno che non siate seduti al Cremlino, dove certamente vengono viste sotto una luce completamente diversa.

Dal punto di vista del Presidente russo Vladimir Putin, questa vicenda probabilmente rafforza la sua visione secondo la quale il Presidente Joe Biden e la sua squadra di sicurezza nazionale sono deboli e ingenui. “Questo è il terzo mandato di Obama”, starà pensando Putin. La terribile gestione del ritiro dall’Afghanistan avrà conseguenze che influenzeranno la credibilità americana a livello globale e si protrarranno ben oltre la fine della presidenza di Biden.Una di queste ripercussioni riguarda la Russia.


COLLABORAZIONE CONCRETA TRA RUSSI E TALEBANI
È molto probabile che vi sia stata una collaborazione concreta tra il Cremlino e i talebani nella preparazione del ritiro americano e ciò potrebbe aver incluso un sostegno diretto alle forze talebane. Le prove dell’impegno energico della Russia nei confronti dei talebani negli ultimi mesi sono evidenti e il fatto che l’ambasciata russa a Kabul sia attualmente protetta da combattenti talebani è significativo.

Sia per la Russia che per i talebani c’era un chiaro obiettivo strategico condiviso: portare gli americani e i loro alleati fuori dall’Afghanistan, preferibilmente nel modo più umiliante possibile. La luna di miele russo-talebana non durerà a lungo, ma per il momento ha servito bene entrambe le parti.


PUTIN E XI UNITI NELLA DELEGITTIMAZIONE DEGLI AMERICANI
Per oltre un decennio e mezzo del suo mandato come presidente della Russia, Putin ha predicato che non ci si può fidare del sostegno degli americani nel lungo periodo o quando le cose vanno male, ma si può contare sulla Russia che lui conduce (si pensi all’intervento russo in Siria e al sostegno ad Assad o al loro intervento, riconosciuto o meno, in Libia da parte di Khalifa Haftar, tra gli altri esempi).Questo messaggio oggi è importante e rafforza la narrazione di Putin sul declino dell’Occidente e la crescente rilevanza dei sistemi di governo liberali occidentali.

Negli ultimi anni, il presidente cinese Xi Jinping ha fatto eco al messaggio che il potere americano è in declino e che le garanzie di sicurezza americane non possono essere invocate in Asia orientale e al di fuori.Putin è stato lo zar della Russia per oltre due decenni senza interruzioni significative ed è probabile che lo rimarrà per il prossimo futuro. Ha visto i presidenti degli Stati Uniti andare e venire ed è stato veloce nel ridimensionare e regolare le sue mosse di conseguenza. Era sinceramente spaventato da ciò che George W. Bush avrebbe potuto fare dopo l’11/9 e la velocità e l’efficacia della risposta statunitense gli hanno fatto una profonda impressione.  Ha adattato il suo approccio nei confronti degli Stati Uniti come partner e alleato contro l’estremismo islamico.Putin era anche impegnato a consolidare il suo controllo sulla Federazione Russa nell’immediato periodo post-Yeltsin.

Il presidente russo utilizzerà l’acquisizione dell’Afghanistan da parte dei talebani per sostenere la narrativa secondo cui la Russia ha bisogno di difendere i propri interessi dalla diffusione dell’estremismo islamico dall’Afghanistan, rafforzando la cooperazione su sicurezza e l’antiterrorismo con il Turkmenistan, Uzbekistan, Tagikistan, Kirghizistan. Qualcuno vuole una scusa per portare – e tenere – quei fastidiosi americani fuori dall’Asia Centrale e iniziare a ricostruire quell’angolo dell’Unione Sovietica? (1- segue)

 

*Robert Dannenberg,
già Direttore della CIA per l’Eurasiae della Sicurezza
internazionale di Goldman Sachs e di BP.

(traduzione a cura di Sofia Mazzei)

 

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