venerdì, 29 Marzo, 2024
Politica

Grillo punta i piedi, diarchia difficile con Conte

Il garante e il capo politico in cerca di accordo. Il fondatore non rinuncia ad esercitare la tutela sulla sua creatura politica. Conte non vuol partire zavorrato. Confronto ancora aperto sullo Statuto. Di Maio, che si limita a fare il ministro degli esteri riceve gli elogi di Grillo.

C’è movimento e anche alcune novità, nel nostro sistema dei partiti.

Ne sono protagonisti i maggiori di essi fino a stimolare, negli osservatori politici, la prefigurazione di scenari nei quali, fino a eventi avversi, c’è un solo astro centrale, che è senza dubbio Draghi e il Governo di larghe intese da lui costituito.

È in movimento il Partito Democratico, dove il segretario Letta cerca di suscitare sui temi delle libertà civili e dei diritti dei lavoratori nuove aggregazioni rispetto ad un consenso finora impari alle ambizioni del Partito.

Un consenso che trova già poi un punto di contraddizione nella politica delle alleanze che Letta vede possibili in un nuovo e più solido rapporto con il M5S: una prospettiva, questa, che lascia fredda una forte componente del partito e che ha mostrato la sua fragilità nelle città dove si voterà in autunno, a cominciare da Roma dov’è conclamato lo scontro con il Sindaco uscente, Virginia Raggi.

 

Grillo torna in campo

Un movimento, quello fondato da Grillo, che cerca una via difficile di redenzione e di riscatto da stagioni di scomuniche, espulsioni, dimissioni affidandosi ai poteri taumaturgici dell’ex Presidente del Consiglio, Conte.

È infatti suo un progetto complessivo di uscita dal caos e di rinnovamento che ancora dev’essere noto e a proposito del quale si sollevano interrogativi circa la capacità di placare le ansie e le isterie in gruppi parlamentari spaventati da un possibile crollo elettorale.

 

Centro-destra unificato?

Sull’idea lanciata da Berlusconi e fatta propria da Salvini di puntare alla ricostruzione di un partito che raccolga militanti ed esperienze della Lega, di Forza Italia e di Fratelli di Italia, c’è da attendere.

Per ora Fratelli d’Italia si chiama fuori da questa ipotesi mentre resta sullo sfondo l’idea più percorribile di una federazione fra i tre partiti: fondamentale, comunque, dovrà essere un programma moderato e riformista, ancorato alle radici cristiane e all’ideale europeo, tale da evitare il rischio di dissolvimento quale quello che coinvolse un’esperienza analoga: quella del PDL.

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