venerdì, 29 Marzo, 2024
Politica

Recovery Fund. Gli inspiegabili ritardi e litigi del Governo

Un mese fa abbiamo scritto che il tempo stringeva. Ci fu detto che era tutto pronto. Ma ancora oggi i progetti da finanziare sono un mistero. Il Paese in ginocchio ha bisogno dei 209 miliardi per risollevarsi. Il Governo apra il dialogo con le opposizioni. Ora servono unità e rapidità. Perdere ancora tempo è un danno contro tutti i cittadini che sperano in una Italia migliore e che oggi fanno sacrifici e rinunce.

A novembre la Discussione rivelò che i tempi di presentazione dei Recovery Fund si stavano pericolosamente dilatando, perché di progetti discussi e approvati non c’era nessuna traccia. Un mese fa il premier Conte e autorevoli ministri, bollavano ogni sollecitazione a fare presto, come “fake news”, notizie false, in quanto dissero non c’erano problemi e ritardi. Che i progetti erano in dirittura d’arrivo. “Il Governo è al lavoro”, disse il Premier. Era il 22 novembre quando scrivemmo dei ritardi. Oggi dopo un mese dal nostro editoriale e dalle puntualizzazioni del Governo, l’unica notizia falsa, possiamo dirlo, furono le “rassicurazioni” dettate dall’Esecutivo Pd-M5s. Lo diciamo con un sentito senso di rammarico perché ogni giorno di ritardo, ogni progetto non discusso, rinviato o indefinito, segna una sconfitta per l’Italia e per quanti credono, noi per primi, che i fondi sono necessari. Servono subito per risollevare una Italia in ginocchio. Lo ribadiamo

non c’è molto tempo per prendersela comoda, perché la struttura burocratica e progettuale del Recovery Plan deve essere presentata entro gennaio, perché febbraio – come già si inizia vagheggiare -, sarà già fuori tempo massimo. Tuttavia, a parte i tempi che sono di per sé un fatto marginale, la cosa seria di cui il Governo finora ha detto poco o nulla, sono i progetti da finanziare, la loro qualità e il veto impatto che daranno all’economia e allo sviluppo nazionale.

Il rischio che già si delinea che i 209 miliardi di fondi europei, ossia una cifra colossale, siano impiegati in progetti frutto più di spartizioni e interessi locali che di una visione di crescita del Paese. Critiche che già sono state sollevate da autorevoli Associazioni di categoria, prima tra tutte Confindustria che in più di una occasione, ha manifestato il suo disappunto per non essere stata coinvolta nella discussione. Così come altre sigle imprenditoriali e sindacali. Il dibattito politico poi sulla fantomatica Task Force che il Governo in parte ora ha ridimensionato, ha assunto i toni da Operetta per non dire da comica, tra ultimatum di Italia Viva, recriminazioni del M5S, tensioni nel Pd, e il pressing delle opposizioni, con il risultato che i cittadini non riescono più a comprendere come saranno utilizzati i fondi e per fare che cosa. Un problema aggravato dal fatto che le richieste pervenute al Governo in questi mesi di emergenza sanitaria, crisi economica, dal mondo produttivo, dai Ministeri, Associazioni e sindacati, superano di gran lunga i fondi messi a disposizione da Bruxelles. Quindi la coperta è corta, e ciascuno vorrebbe di più come era stato promesso, – come nel caso della sanità pubblica italiana che è da ricostruire e i fondi ora previsti sono pochi e di grida allo scandalo – c’è poi il problema generale dei progetti che nessuno ha visto se non attraverso indiscrezioni di giornale. Si parla di bozze e non di progetti.

Ricordiamo che l’accordo sul Recovery Fund è stato siglato il 21 luglio al Consiglio europeo e dei 750 miliardi di euro che sono stati messi a disposizione dei Paesi, l’Italia ne riceverà la fetta più grande: Roma ha ottenuto 127 miliardi di prestiti e 81 a fondo perduto. L’abbiamo detto a novembre e lo ribadiamo oggi, saranno fondi che poi determineranno anche la capacità dell’Italia a mettere in campo riforme vere. Di creare le condizioni di un rilancio dell’economia, delle imprese che dovranno ammodernare i processi produttivi. Per realizzare nuove infrastrutture, che siano realmente utili. A dare una svolta sostenibile e ambientale ad una Italia costantemente in infrazione e multata dall’Europa per lo smaltimento di rifiuti, per la dispersione idrica, per la qualità dell’aria. C’è molto da fare per questo ritardi e polemiche inutili sono pericolosi, non per la classe politica che ha solide garanzie istituzionali, ma per il resto dell’Italia per quella moltitudine di cittadini che aspira e crede in un Paese moderno. Sono ambizioni di crescita e ritorno alla normalità. Speriamo che lo abbiano capito i vertici dei partiti, di tutti i partiti. È il nostro Augurio di Buon Natale per la nascita di una Italia migliore per tutti.

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