giovedì, 28 Marzo, 2024
Politica

Il Governo inviti al tavolo delle decisioni i portatori di interessi

Conte si prepara a vare in settimana il secondo maxi provvedimento che servirà a mettere in campo svariate decine di miliardi per evitare il tracollo del sistema produttivo e commerciale dell’Italia. Lo farà forte della certezza che l’Europa si è svegliata e che ha già messo sul piatto, oltre ai massicci interventi della BCE, già oltre i 1000 miliardi ma teoricamente senza limiti, anche 540 miliardi tra misure della Banca europea degli investimenti, MES e Fondo SURE della Commissione. Un fondo straordinario, Recovery Fund, è ormai all’orizzonte e dovrebbe mettere in moto risorse pari ad almeno 1 miliardo e mezzo di euro.  A parte un iniziale eccesso polemico, Conte si è mosso bene in Europa evitando l’isolamento dell’Italia, rafforzando l’asse con Francia, Spagna e altri 14 membri dell’Eurogruppo e tenendo aperto un canale diplomatico costruttivo con la Germania.

Ora però il Governo non può commettere errori nelle decisioni che prenderà a casa propria e deve evitare che i miliardi che saranno stanziati vadano nei posti sbagliati siano male utilizzati o, addirittura, rischino di non arrivare come sta succedendo per i crediti garantiti dallo Stato che devono essere erogati dalle banche, impantanati in procedure complesse e a tratti contrarie al buon uso della ragione.

Cosa fare per non ricadere negli stessi errori?

Occorre un cambiamento nel metodo decisionale. I Governi sono abituati a prendere decisioni ignorando, spesso, la massima di Luigi Einaudi “Conoscere per deliberare”. Nessuno può pretendere che gli uomini di governo, politici e di alti burocrati, abbiano una conoscenza dettagliata e sconfinata dei problemi. Tutt’altro. Pensate ad un Ministero come quello dello Sviluppo economico che ha competenze su tutti i settori del commercio, industria e artigianato… impossibile sapere come funzionano nei dettagli i numerosissimi comparti di questo universo produttivo.

Ma una soluzione c’è. Ogni soggetto che abbia un interesse da tutelare ha diritto di far conoscere alla politica e al governo le sue posizioni. Lo deve fare in maniera trasparente, attraverso professionisti delle relazioni istituzionali, che vanno a spiegare a politici e amministratori pubblici quali possibili soluzioni si possono ipotizzare per risolvere i loro problemi.

Prima di ogni decisione i Ministri sono “obbligati” a realizzare quella che si chiama “Analisi dell’impatto della regolazione”(AIR) cioè a sentire da chi è oggetto di un provvedimento cosa pensa che quella decisione provocherà. È una norma che esiste da ben 15 anni e che viene sistematicamente elusa. Queste AIR sono sbrigativamente realizzate non ascoltando i soggetti interessati, gli stakeholders, ma attraverso la consultazione interna tra i Ministeri, in maniera autoreferenziale. I risultati sono sotto gli occhi di tutti: leggi confuse, che non ottengono il risultato per cui sono immaginate.  È ora di cambiare registro. E Conte lo faccia a partire dalle decisioni di questa settimana.

Data l’emergenza, non solo è indispensabile che il Governo ascolti tutte le parti interessate dai provvedimenti che deve adottare ma è anche importante che vada oltre: nella fase di stesura delle norme da proporre al Consiglio dei Ministri, il Governo faccia sedere intorno al tavolo i rappresentanti dei settori principali coinvolti nelle decisioni.

Un esempio. Se mentre il Governo scriveva il precedente decreto sulle garanzie ai crediti fossero stati presenti i vertici dell’ABI, sicuramente molte norme sarebbero state formulate in maniera diversa e più efficace. Il Governo avrebbe dovuto porre all’ABI una domanda: “io voglio far arrivare il prima possibile i crediti da me garantiti alle aziende. Qual è il metodo più semplice secondo voi? Scriviamo insieme qui ed ora una soluzione”. Invece il Governo ha deciso. Poi l’ABI ha spiegato che tante regole non potevano funzionare, si è perso tempo prezioso e ancora oggi regna la confusione.

Conte ha annunciato misure senza precedenti per la semplificazione burocratica al fine di snellire gli investimenti e l’apertura di cantieri. Benissimo. Ma se a scrivere le norme della semplificazione sono le stesse persone che hanno scritto quelle della complicazione c’è poca speranza. Conte convochi al tavolo i settori più direttamente colpiti dalle pastoie burocratiche e insieme a loro scriva le nuove regole.

Stesso discorso vale per il team guidato da Colao. Il Governo – come abbiamo proposto (La Discussione del 14 aprile) – non si limiti a raccogliere idee da questo team per poi chiudersi nelle sue stanze e tirar fuori decisioni. Conte nomini Colao suo rappresentante per coordinare un comitato interministeriale in modo che il manager possa interloquire con altri Ministeri sui vari temi di politica industriale per elaborare dei testi normativi da proporre al Presidente del Consiglio prima delle decisioni collegiali del Governo.

Qualcuno si straccerà le vesti in nome dell’autonomia della politica dagli interessi. È esattamente il contrario: la politica si assume le sue responsabilità quando guarda in faccia chi ha degli interessi da rappresentare, non quando fa finta di ascoltare o si trincera nel suo sancta sanctorum con la presunzione di fare miracoli che si rivelano disastri.

È ora di cambiare passo nel metodo delle decisioni e questa è l’occasione d’oro per farlo.

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