venerdì, 3 Maggio, 2024
Esteri

Israele colpisce le banche di Hamas. Nuove minacce dell’Iran contro Tel Aviv

Netanyahu: nessun ambasciatore in Turchia finché c'è Erdogan

Ieri mattina, a Teheran, ai funerali del generale Seved Razi Mousavi, ha partecipato anche La Guida Suprema dell’Iran, Ali Khamenei che ha promesso “vendetta dura” e ha aggiunto: ma l’unica vendetta adeguata sarebbe “la rimozione di Israele dalla faccia dell’esistenza.” Mentre il ministro degli Esteri israeliano, Eli Cohen, ha dichiarato che il capo del gruppo militante libanese Hezbollah, Hassan Nasrallah, potrebbe essere il prossimo obiettivo di Israele. Ai tamburi di guerra, rispondono i segnali di pace: Stati Uniti, Egitto e Qatar continuano a cercare di arrivare a mettere fine al conflitto. L’Egitto ha fatto sapere di aver ripresentato laproposta quadro che comprende tre fasi per arrivare aun cessate il fuoco. Il viaggio della prossima settimana del Segretario di Stato americano, Antony Blinken potrebbe contribuire a dare una svolta.

La proposta dell’Egitto

I negoziatori egiziani partono dal presupposto che qualsiasi discorso sulla completa rimozione di Hamas e della Jihad islamica palestinese dalla scena politica di Gaza dopo la guerra “è irrealistico”, e sarebbe meglio lavorare per un consenso sulla struttura politica della Striscia. È quanto ha affermato una fonte egiziana citata dal quotidiano del Qatar, Al -Araby Al-Jadid, ricordando che Il Cairo ha cercato di elaborare una proposta che non escluda Hamas ma piuttosto lo includa come partner – non come attore principale – con un meccanismo per supervisionare le sue attività. La proposta dell’Egitto in tre fasi prevede la fine alla guerra con il ritiro delle truppe israeliane a fronte del rilascio degli ostaggi e il trasferimento del controllo di Gaza a un governo palestinese tecnocratico.

Anche Macron spinge Israele alla tregua

È considerato un buon segnale anche la riunione del gabinetto di guerra di Israele, che ieri, per la prima volta dal 7 ottobre, ha messo in agenda il tema del dopo guerra e dell’amministrazione di Gaza. La riunione arriva dopo i colloqui a Washington del ministro israeliano per gli Affari strategici, Ron Dermer, che partecipa al gabinetto di guerra e che è uno dei più stretti consiglieri del premier israeliano Benjamin Netanyahu. Alcune fonti, però, sostengono che il colloquio tra Israele e Stati Uniti non stiamo proseguendo a passi condivisi e che ci siano tensioni proprio sui tempi del cessate il fuoco e del futuro dell’area. A far pressione su Israele è anche intervenuto il Presidente francese Emmanuel Macron che ha lanciato un appello al primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla necessità di lavorare per un cessate il fuoco duraturo “con l’aiuto di tutti i partner regionali e internazionali.”

Hamas convoca le piazze

Mentre Hamas ora vuole scendere nelle piazze. Da ieri sta rivolgendo un appello a manifestare dal 29 al 31 dicembre contro l’aggressione israeliana alla Striscia di Gaza. L’appello è stato rivolto tramite Telegram e chiede “alle persone amanti della libertà di tutto il mondo venerdì, sabato e domenica prima del nuovo anno di prendere parte ad azioni di solidarietà con i palestinesi e di condannare i crimini di guerra commessi dalle truppe israeliane.” E ancora: “nei giorni che precedono il nuovo anno dovrebbe essere lanciato un appello in diverse lingue, da tutti i continenti, a sostegno della giusta causa del popolo palestinese, che cerca la liberazione dall’occupazione.” A Tel Aviv, invece, migliaia di giovani hanno marciato verso il palazzo della Knesset a Gerusalemme con l’appello per il rilascio dei circa 130 rapiti ancora in cattività di Hamas a Gaza. Vogliono che gli ostaggi siano liberati “tutti, e subito”.

Aiuti e corridoi umanitari

Il ministero degli Esteri israeliano sostiene di aver dato a Cipro l’approvazione preliminare per l’istituzione di un corridoio umanitario marittimo verso Gaza per consegnare ingenti quantità di aiuti ai palestinesi. Intanto sono saliti a 92 i camion carichi di aiuti umanitari e di merci entrati nella sola giornata di ieri nella Striscia di Gaza dal valico di Rafah. Lo ha confermato un funzionario egiziano citato dalla Cnn precisando che il convoglio comprendeva 80 camion di aiuti, quattro autocisterne per il trasporto di gas e 12 camion di altre merci. Secondo dati Onu, prima del conflitto, a Gaza entravano in media 455 camion al giorno. Sempre ieri hanno lasciato l’enclave palestinese 264 stranieri. L’Onu, tra l’altro, ha dichiarato che in tutta la Striscia su 36 ospedali e strutture ospedaliere sono funzionanti una quindicina. Mentre l’Unrwa sostiene che il 40% della popolazione di Gaza “è a rischio carestia.”

Israele richiama ambasciatore in Turchia

Sul piano internazionale Israele ha ritirato l’ambasciatore in Turchia “fin quando Recep Tayyip Erdogan sarà presidente della Turchia.” Parola del ministro degli Esteri israeliano Eli Cohen. Cohen ha contestato il “comportamento irresponsabile” del leader turco, accusato di “schierarsi con Hamas” dopo le dure critiche di Erdogan al premier israeliano Benjamin Netanyahu accusato di “comportarsi come Hitler.” Semplice cambio, invece, a Mosca dove il nuovo ambasciatore israeliano Simona Halperin prende il posto di Alexander Ben Zvi, che lascia dopo 40 anni di servizio.

Sotto accusa i servizi israeliani

Ha ripreso importanza, ieri, per i media israeliani l’accusa allo Shin Bet, il servizio segreto israeliano, per aver sottovalutato le informazione di cui era in possesso sulla pianificazione da parte di Hamas dell’attacco a Israele. Mesi prima il servizio avrebbe saputo – o potuto risalire – anche la data precisa. A sostenerlo è il canale televisivo israeliano ‘Channel 12’ sottolineando che lo Shin Bet avrebbe ricevuto la soffiata da una fonte nella Striscia di Gaza che ha avvertito che Hamas stava pianificando un attacco durante la settimana dopo il giorno di digiuno ebraico di Yom Kippur. Quest’anno Yom Kippur è stato celebrato il 25 settembre, un lunedì. L’attacco del 7 ottobre durante il quale sono stati uccisi circa 1.200 persone nel sud di Israele e sono stati rapiti oltre 240 ostaggi è avvenuto 12 giorni dopo, il sabato della settimana dopo Yom Kippur. Le informazioni sarebbero state bollate come “insignificanti.” Lo Shin Bet interpellato ufficialmente sulla vicenda ha affermato che attualmente si sta concentrando sulla guerra in corso contro Hamas e che indagherà in futuro sulla vicenda.

Pro-palestinesi bloccano aeroporti Usa

Manifestanti pro-Palestina hanno bloccato per alcuni minuti le strade d’accesso agli aeroporti di Los Angeles e New York, provocando disagi tra i passeggeri e proteste tra gli automobilisti. I problemi hanno riguardato il John F. Kennedy International Airport e il Los Angeles International Airport. A New York gli attivisti hanno invaso per una ventina di minuti le strade d’accesso allo scalo internazionale e mostrato cartelli che chiedevano la fine della guerra tra Israele e Hamas e maggiori diritti ai palestinesi. Mentre sui social media sta circolando un video che mostra uomini palestinesi, tra i quali almeno due bambini, detenuti, senza vestiti, dalle forze israeliane in uno stadio nel nord di Gaza. Lo riporta la Cnn che però precisa che non ha potuto verificare la fonte, che il video risultato montato con tagli e non si sa quanto sia stato girato. L’unica certezza è che si tratterebbe dello stadio Yarmouk a Gaza City identificato attraverso la geolocalizzazione.

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