sabato, 27 Aprile, 2024
Politica

Fare i conti con Conte

Per essere un outsider della politica, Giuseppe Conte ha imparato presto il mestiere. Quando Mattarella lo chiamò al Quirinale il 31 maggio del 2018 era un avvocato non molto conosciuto. Il suo curriculum, inutilmente lungo, destò anche qualche ironia. Nessuno avrebbe scommesso che sarebbe diventato un personaggio di primo piano della politica. A Palazzo Chigi, per un anno rimase nell’ombra lasciando la stanza dei bottoni a Di Maio e Salvini. Dopo il 34% della Lega nelle politiche del 2019 e l’estate del Papeete, Conte si prestò alla manovra per ribaltare la maggioranza, far fuori Salvini e allearsi col nemico di sempre dei grillini, il Pd. Poi venne la pandemia e Conte se la cavò bene. Il nostro giornale gli ha sempre dato atto di aver saputo tenere il timone, anche se con qualche piccola sbandata, in un momento tragico.

Un Movimento a sua immagine

La destra non lo hai mai temuto. La sinistra non lo ha mai amato. Nel Movimento Conte si è trovato stretto tra il padre padrone Grillo, il figlio di Casaleggio, il rampante Di Maio e il popolarissimo Di Battista. Li ha sbaragliati tutti. Grillo deve dirgli grazie per i 300mila euro che il M5s gli dà, Di Maio ha tentato una scissione ma gli è andata male, Di Battista è fuori gioco e spera che un giorno possa tornare a fare il trascinatore delle piazze. Un giorno, forse, ma adesso per lui non c’è spazio. Conte è il padrone assoluto di un Movimento che lo segue qualunque manovra faccia. È stato al governo con tutti i partiti eccetto Fratelli d’Italia.

L’OPA sul Pd

Il suo nemico giurato è Renzi: prima favorì le nozze con Zingaretti e poi orchestrò la congiura che portò Draghi al Governo Draghi. Conte ha considerato l’ex presidente della Bce un usurpatore e ha fatto di tutto per farlo cadere. Con l’aiutino del suo amico-nemico-amico Salvini. Con un partito dimezzato, Conte ha lanciato la sfida al Pd che invece lo considera un potenziale alleato. Complice la debolezza di Schlein Conte punta a sorpassare i Dem. Difficile che ci riesca alle europee ma alle politiche prossime la partita è aperta. Con uno zoccolo duro del 15% Conte si diverte a punzecchiare il Pd un giorno sì e l’altro pure ricevendone in cambio comprensioni, blandizie e perfino candidati alla presidenza di Regioni.

Chi deve preoccuparsi per le abili manovre politiche di Conte? Soprattutto il Pd che è tentato di seguire una linea meno seria e più populista, nel tentativo di strappare qualche voto a Conte.

I tentativi di indebolire Meloni

Ma anche la destra e Meloni in testa, dovrebbe porsi qualche interrogativo. Conte usa in maniera spregiudicata tutte le leve del populismo e della demagogia di cui è ormai il campione assoluto in Italia. Su quel terreno cerca di infastidire Meloni riempiendo di mine la strada che dovrebbe portare al partito conservatore e provando a riaccendere un po’ di falò anti-Europa, anti-Nato, anti-Occidente contando sulla sintonia con Salvini. È l’eterno ritorno del contismo.

L’entaglement con Salvini

Salvini prima alleato, poi massacrato in Parlamento poi di nuovo sodale di Conte nella guerriglia contro Draghi. E se domani questo entanglement, questa vibrazione comune a distanza tra Conte e Salvini fosse la vera minaccia per il Governo Meloni? Forse non è nei piani di Salvini ma in quelli di Conte ci potrebbe rientrare. Meglio pensarci per tempo.

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