venerdì, 19 Aprile, 2024
Economia

Visco: Pil in crescita. Serve più produttività. Giovani, troppi i precari. Salario minimo

L'ultima relazione del Governatore della Banca d'Italia

La “confortante” vitalità dell’economia italiana, i richiami a fare presto sul Pnrr, una maggiore giustizia sociale possibile con il salario minimo. Il nodo della precarietà che va a braccetto con la denatalità con un dato che appare la summa dei problemi presenti e futuri del Paese: sono 800 mila le persone in meno in età da lavoro. Sono analisi e riflessioni affrontate dal Governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco in occasione della pubblicazione della relazione annuale. Un documento che segna tra le ultime uscite prima del fine mandato, il Governatore infatti a novembre, dopo 12 anni, lascerà la guida dell’Istituto.

Economia meglio del previsto

La prima notizia che Visco presenta è positiva. L’economia italiana, spiega il leader di Bankitalia, ha superato le crisi meglio di quanto si pensasse mostrando: “una confortante capacità di reazione e una rinnovata vitalità, anche a fronte degli shock di intensità inusitata degli ultimi anni”. “Già alla fine del 2021 il Pil aveva recuperato il crollo registrato nei trimestri successivi allo scoppio della pandemia”, evidenzia Visco, “ha continuato poi a espandersi lo scorso anno, nonostante le difficoltà poste dalla guerra in Ucraina, con un incremento del 3,7 per cento, ben superiore alle attese”.

Edilizia, big della ripresa

Tra le performance migliori dei settori economici del Paese, Visco annota come la ripresa “sia stata più marcata nelle costruzioni”, sostenuti dai bonus fiscali per la riqualificazione del patrimonio edilizio, e nei servizi. Bene anche la produzione manifatturiera, malgrado le difficoltà registrate nel corso dell’anno, annota Visco, si “è mantenuta in media sui livelli del 2019”. Positive anche le previsioni: per il 2023 convergono “su un aumento del Pil intorno all’1%”.
Il mercato del lavoro, inoltre, per il governatore di Bankitalia, “ha pienamente riassorbito il forte calo dell’occupazione, che aveva soprattutto riguardato i giovani e le donne”.

Inflazione al 2% ma nel 2025

Il tema inflazione non è tra le prime preoccupazioni del leader di Bankitalia, la corsa dei prezzi rallenterà.
“L’inflazione tornerà sotto controllo, al 2%, non prima del 2025: prima di allora resta alta la vigilanza monetaria, ma tutti”, avverte Visco, “devono concorrere al processo di rientro dei prezzi”. La visione del Governatore della Banca d’Italia è in sintonia con la Bce. “L’orientamento della politica monetaria deve continuare a essere definito in modo da garantire un rientro progressivo, ma non lento, dell’inflazione verso l’obiettivo ma”, osserva ancora il numero uno di Bankitalia, “il ritorno dell’inflazione su livelli in linea con l’obiettivo sarà più rapido e meno costoso se tutti”, avverte Visco, “imprese,lavoratori e governi, contribuiranno a questo fine, rafforzando l’efficacia dell’indispensabile ancorché equilibrata normalizzazione monetaria. Le strategie di prezzo delle imprese giocheranno un ruolo fondamentale: simmetricamente a quanto avvenuto nella fase di rialzo dei corsi dell’energia del 2022, le recenti riduzioni di costo dovrebbero ora essere trasmesse ai prezzi dei beni e dei servizi”.

Bonus? Serve più produttività

Il Governatore si mostra contrario ad una rincorsa tra prezzi e salari, perché il recupero del potere di acquisto può arrivare solo dall’aumento di produttività. “Nelle contrattazioni nel mercato del lavoro va evitato un approccio puramente retrospettivo”, illustra ancora il Governatore di Bankitalia, “poiché una dinamica retributiva che replicasse quella dell’inflazione passata non potrebbe che tradursi in una vana rincorsa tra prezzi e salari. Quello che occorre per un recupero del potere d’acquisto è una crescita più sostenuta della produttività”. Più lavoro uscendo dalla logica dei bonus, che nella visione del Governatore di Bankitalia sono utili quando limitati nel tempo. “Eventuali misure di bilancio dovranno rimanere temporanee e mirate; è bene che gli interventi si chiudano tempestivamente quando non più indispensabili”, osserva il numero uno della Banca d’Italia, “sia perché il ritorno all’obiettivo della stabilità dei prezzi sarebbe più difficile in caso di trasferimenti pubblici eccessivi, sia per non contrastare il necessario passaggio a fonti di energia rinnovabile”.

Piano di ripresa, agire subito

Nella relazione uno spazio particolare è dedicato al Piano nazionale di ripresa, ai ritardi del Piano. “Sul Pnrr non c’è tempo da perdere”, sottolinea Visco, “I miglioramenti sono possibili, ma non c’è tempo da perdere per realizzarlo”, puntualizza il leader di Bankitalia, “rappresenta un raro e nel complesso valido tentativo di definire una visione strategica per il Paese”. Il dialogo con Bruxelles va incentivato. “È assolutamente necessario nonché utile e costruttivo”, insiste ancora Visco. “Il Pnrr deve però essere parte di una più ampia strategia di lungo periodo per agevolare la trasformazione della nostra economia”, evidenzia il Governatore che rimarca, “l’ineludibile, duplice sfida che ci attende se si vuole, da un lato, contrastare il cambiamento climatico e i suoi effetti – così deleteri, come drammaticamente ancora una volta dobbiamo oggi registrare – e, dall’altro, stimolare una diffusione ampia e sicura dell’innovazione tecnologica, in primo luogo digitale”.

Banche, il sistema regge

“Le banche sono in buone condizioni ma serve prudenza”, avverte il Governatore di Bankitalia, che osserva come le banche italiane sono “nell’insieme in condizioni sufficientemente buone, ma l’incertezza sulle prospettive economiche richiede prudenza”, insiste Visco nelle sue considerazioni finali sottolineando come sia in arrivo un rallentamento della crescita mentre la stretta della Bce aumenterà i crediti deteriorati e “le rettifiche di valore, al momento ancora basse”. Il Governatore puntualizza come la tenuta delle banche sia il frutto di dieci anni di risanamenti, “un risultato che molti osservatori, anche autorevoli, dubitavano potesse essere raggiunto” e che non è stato privo di difficoltà.

Il futuro dei giovani

Dopo dodici anni alla guida di Via Nazionale, Visco rivolge il suo intervento ad una considerazione sui giovani, partendo da una citazione dello storico Yuval Noah Harari: “Ci contraddistingue la capacità non solo di immaginare le cose, ma di farlo collettivamente’. “Questa capacità di immaginare il futuro sarà cruciale”, sottolinea Visco, “è per questo che serve mantenere vivo il dialogo, rafforzare per quanto possibile la cooperazione in un mondo dove occorre garantire benefici economici, sanitari, di benessere, a tutti, e ridurre, non aumentare, le disparità”.
Fermare il precariato Giovani da ascoltare e sostenere. Questo uno dei temi principali indicati dal Governatore della Banca d’Italia.
“Spetta proprio ai più giovani, meno condizionati dal passato”, illustra visco nelle due considerazioni, “immaginare quel mondo, individuarne le opportunità. Andranno ascoltati, aiutati dalle altre generazioni a formarsi, senza vincoli, per tradurre in interventi realistici gli schemi che sapranno elaborare per un mondo futuro, non più povero, ma più sicuro e più giusto”.
Sono troppi i giovani che non si vedono riconoscere contratti adeguati, sottolinea Visco poiché “in molti casi il lavoro a termine si associa a condizioni di precarietà molto prolungate; la quota di giovani che dopo cinque anni si trova in condizioni di impiego a tempo determinato resta prossima al 20%”.

Salario minimo, giustizia sociale

Il tema che sta a cuore al Governatore di Bankitalia è il salario minimo come risposta ad un disagio sociale. Visco in proposito segnala anche una crescita, ora ad una quota del 30%, dei lavoratori con retribuzioni annue particolarmente basse, sotto il 60% della media di 11.600 euro l’anno. “Il salario minimo può rispondere alla giustizia sociale”, indica Visco, e osserva: “Troppi, non solo tra i giovani, non hanno un’occupazione regolare o, pur avendola, non si vedono riconosciute condizioni contrattuali adeguate; come negli altri principali paesi, l’introduzione di un salario minimo, definito con il necessario equilibrio, può rispondere a non trascurabili esigenze di giustizia sociale”.
“Le forme contrattuali atipiche”, fa presente Visco, “hanno accentuato la risposta dell’occupazione agli andamenti ciclici dell’economia e favorito in molti nuclei familiari l’aumento del numero di occupati, ancorché con salari modesti”.

La crisi della forza lavoro

Natalità, migranti e forza lavoro Infine, il leader di Bankitalia sottolinea la situazione su natalità emigranti. Tema centrale resta la realtà demografia dell’Italia. Per Visco nei prossimi decenni la dinamica della popolazione mondiale continuerà a essere fortemente sbilanciata: alla crescita sostenuta nei paesi in via di sviluppo si contrapporrà quella debole o negativa nei paesi avanzati; “tra questi l’Italia si caratterizza per un processo di invecchiamento fra i più rapidi”, puntualizza il Governatore, “In soli tre anni, dal 2019 il numero di persone convenzionalmente definite in età da lavoro (tra i 15 e i 64 anni) è diminuito di quasi 800 mila unità”. Secondo le proiezioni demografiche dell’Istat, nello scenario centrale entro il 2040 la popolazione residente si dovrebbe ridurre di due milioni e mezzo di persone; quella tra i 15 e i 64 anni di oltre sei. “Anche nell’ipotesi molto favorevole”, spiega Visco, “di un progressivo innalzamento dei tassi di attività dei giovani e delle donne fino ai valori medi dell’Unione europea, nei prossimi venti anni la crescita economica non potrà contare su un aumento endogeno delle forze di lavoro: gli effetti del calo della popolazione nelle età centrali potranno essere mitigati nel medio periodo, oltre che da un allungamento dell’età lavorativa, solo da un aumento del saldo migratorio (che pure nello scenario di base l’Istat prefigura pari a 135 mila persone all’anno, più del doppio degli ultimi dieci anni, dopo una media di oltre 300 mila nel precedente decennio)”. Secondo il Governatore per gestire i flussi migratori “occorreranno politiche ben concepite di formazione e integrazione, indispensabili per l’inserimento dei migranti nel tessuto sociale e produttivo. Un recupero”, calcola il Governatore, “della natalità dai livelli particolarmente bassi del 2021, per quanto auspicabile, rafforzerebbe l’offerta di lavoro solo nel lunghissimo periodo”.

Artigiani e Confcommercio

Infine ieri sempre su temi economici e il futuro delle imprese da registrare le valutazioni positive delle Associazioni di categoria al piano di rilancio presentato martedì a Palazzo Chigi dal premier Giorgia Meloni. Tra le prese di posizioni a favore quelle delle Confederazioni dell’artigianato. “Apprezziamo il metodo del confronto con le parti sociali adottato dal Governo sui temi strategici per il futuro del Paese”., sottolineano i vertici di Cna, Confartigianato e Casartigiani in occasione dell’incontro.
Nel merito degli argomenti oggetto dell’incontro, Cna e le altre Confederazioni artigiane, con l’obiettivo di attenuare i pesanti effetti sulle micro e piccole imprese dell’inflazione e della stretta monetaria che si traducono in aumento del costo del credito, pari a 260 punti base in più in un anno, e nel rallentamento dei prestiti, suggeriscono la creazione di una Banca pubblica per le Pmi.

Fisco, pressione da ridurre

Sul fronte fiscale, Cna e le altre Confederazioni artigiane valutano positivamente i principi della legge delega di riforma e auspicano che possano rapidamente portare alla riduzione del prelievo su imprese e famiglie e alla semplificazione degli adempimenti tributari. “Critico invece il giudizio”, si sottolinea in una nota congiunta, “sull’intenzione di superare gli Indicatori sintetici di affidabilità (Isa), strumento finalizzato a incrementare il livello dell’adempimento spontaneo”.
In materia di salari e inflazione,le Confederazioni ricordano che l’artigianato ha rinnovato tutti i 14 contratti collettivi nazionali che riguardano 1,3 milioni di lavoratori e sollecitano interventi per ridurre l’impatto dell’inflazione sui salari reali anche con il taglio degli oneri per le imprese, visto che nel 2022 in Italia il cuneo contributivo/fiscale si è attestato al 45,9% a fronte del 34,6% della media Ocse.

Bene il decreto alluvione

Positivo anche il giudizio della Confcommercio. “Apprezziamo la prima, tempestiva risposta del decreto alluvioni all’impatto dell’emergenza in Romagna e nelle altre zone del Paese”, osserva Donatella Prampolini, vicepresidente di Confcommercio con delega al lavoro e alla bilateralità, in occasione dell’incontro del 30 maggio scorso a Palazzo Chigi tra il Governo e le associazioni imprenditoriali, “Sospensioni e proroghe siano però più inclusive ed i ristori tengano conto anche dei mancati ricavi per sospensione o riduzione delle attività. Insieme, segnaliamo la necessità che, anche con il concorso delle risorse europee, questo passo di risposta sia mantenuto nei processi di ricostruzione. Occorre, inoltre, definire la strategia nazionale per la messa in opera delle ingenti risorse, già programmate su base pluriennale nel bilancio pubblico, per fare fronte al dissesto idrogeologico del territorio”.
Pnrr resta obiettivo strategico. “Positivo, poi”, ha proseguito Prampolini, “l’avvio di un percorso di lavoro strutturato con le parti sociali su un’agenda che tiene insieme investimenti e riforme. Pur in un quadro che conferma complessivamente la tonicità della resilienza dell’economia italiana, emergono, infatti, segnali di rallentamento delle dinamiche della produzione industriale e delle vendite al dettaglio, nonché di un percorso di rientro dall’inflazione meno celere di quanto fin qui previsto. In questo scenario: tanto per la crescita, quanto per il sentiero stretto della finanza pubblica. Integrazione delle programmazioni, contrasto della filiera del ritardo, effettività del partenariato: ci sembrano queste le linee d’azione su cui concentrarsi. Soprattutto, va confermato l’obiettivo strategico di fondo del Piano”, sollecita la vicepresidente di Confcommercio con delega al lavoro e alla bilateralità, “l’innalzamento del tasso di crescita potenziale del Paese almeno al livello medio dell’eurozona. Obiettivo rispetto al quale torniamo a segnalare il rilievo dei rapporti che intercorrono tra rafforzamento della produttività dei servizi di mercato e incrementi di produttività complessiva del sistema Paese”.

 

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