venerdì, 19 Aprile, 2024
Politica

L’impossibile mediazione di Pechino

La retorica dell’amicizia non basta a nascondere le divergenze sostanziali tra i due leader.
Xi avrebbe tutto l’interesse ad intestarsi il merito di far finire la guerra diventando così un campione mondiale della pace: dopo aver fatto riappacificare acerrimi nemici come l’Iran e l’Arabia Saudita, sarebbe l’artefice della pace in Europa. Niente male!
Non perché Xi sia un pacifista gandhiano, ma perché vuole affermare l’egemonia della Cina e disarcionare gli Stati Uniti con apparenti buone maniere, con il controllo dei commerci, delle materie prime, della tecnologia, senza sparare un colpo. Putin invece non vuole rinunciare all’idea revanscista di ricostituire il vecchio impero sovietico a suon di missili e carri armati e non ha alcuna intenzione di cedere un millimetro del terreno ucraino invaso illegalmente. Xi lo sa, per questo non si sbilancia. Non crede neanche lui che il suo piano di pace sia praticabile.

Per gli Stati Uniti una pax cinese in Europa sarebbe uno smacco a meno che non prevedesse la capitolazione di Putin che Xi ufficialmente non può augurarsi.

Il cessate il fuoco non sta bene a Kiev che chiede il ritiro dei russi dalle terre occupate e sarebbe, come dice il Dipartimento di Stato, un regalo a Putin. e una presa in giro. L’enunciato del piano di pace: “la sovranità, l’indipendenza e l’integrità territoriale di tutti i paesi dovrebbero essere effettivamente garantite“. Non va giù a Putin che è l’invasore ed è in contraddizione con la stessa posizione della Cina che non ha mai condannato l’aggressione russa di un Paese sovrano. Insomma Xi si barcamena: non vuole esporsi troppi perché in caso di fallimento della mediazione farebbe una brutta figura. Sta a guardare. L’obbiettivo principale per Xi adesso è usare la Russia come alleato accondiscendente per spaventare gli Stati Uniti e indurli a miglior consiglio nei confronti delle mire del Dragone.

In pratica a Xi una Russia imperiale piace meno di una Russia indebolita e dipendente da Pechino. Un ulteriore insuccesso russo sul campo, paradossalmente, darebbe una mano a Pechino che potrebbe far capire a Putin che è meglio trattare e accontentarsi di tenersi la Crimea e piccoli spezzoni del Donbas.

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