venerdì, 26 Aprile, 2024
Economia

“Impresa e ambiente, cambiare il paradigma nell’ottica di Laudato Si'”

Intervista a Gabriella Chiellino, imprenditrice veneta, fondatrice di eAmbiente

La missione possibile di Gabriella Chiellino, imprenditrice veneta, fondatrice di eAmbiente con sede a Venezia-Porto Marghera (Vega), ora nella holding IMQ (Istituto Marchio di Qualità) con sedi in tutto il mondo. Chiellino parla di ecologia a partire dall’enciclica Laudato Si’ di Papa Francesco. Ecologia e sviluppo con una virtù in più, quella di una fede cristiana e una fiducia nelle persone di buona volontà.

Lei fonda e amministra, da vent’anni, eAmbiente, oggi inserita nella holding IMQ (Istituto italiano Marchio di Qualità) società specializzata in temi ambientali e di impegno ecologico. Sabato terrà una lezione-dibattito sull’ecologia integrale alla Pontificia Facoltà di Scienze dell’Educazione “Auxilium”. Con una caratteristica straordinaria riesce a galvanizzare i giovani che con lei hanno rapporto speciale di reciproca empatia. Come ci è riuscita?
“I giovani sono un grande tema, ancora oggi non esplorato nella reale dimensione delle generazioni nuove. Molti ragazzi ripensano il futuro, desiderano costruirlo in una dimensione differente dalla nostra, hanno valori che esaltano le relazioni umane e la creatività. Le imprese  potrebbero giovarsi di questo potenziale che, lo sottolineo con convinzione, ha la forza degli “inizi”, del voler innescare e partecipare allo sforzo di crescita della propria comunità e Nazione. Naturalmente si parla di una crescita diversa da come è oggi concepita, provano un salto che supera la sola sfera economica. Un trampolino ambizioso sul quale avvertono limiti e straordinarie potenzialità.

Nella mia esperienza di imprenditrice ho capito che sono diventata anche una “guida” perché c’è bisogno nella crescita di un punto di sostegno non solo umano ma anche pratico. Una guida autorevole non per rigidità ma al contrario per flessibilità. Bisogna rinnovare l’approccio verso il futuro, che è il tempo dei giovani”. Per questo ho accettato di essere Mentore del Progetto Climate Change ed Economia Circolare del progetto VeniSia dell”Università Ca’ Foscari di Venezia tra start-up e studenti”.

Lei parla di giovani come una esperienza riuscita nel mondo del lavoro. Le cronache tuttavia dicono che in molti rinunciano. È tutto così bello oppure ci sono zone d’ombra?
“Partiamo dal desiderio di ecologia – campo in cui la IMQ eAmbiente, ha un ruolo strategico conquistato dal basso e passo dopo passo – lavoriamo in contesti dove ci sono numerosi  giovani che avvertono il cambiamento con  straordinaria urgenza. Questo li rende tumultuosi, talvolta critici, altre volte pieni di iniziativa, il punto di unione  tra le diverse aspirazioni è una parola “rispetto”. Quindi rispetto di sé stessi, degli altri e, soprattutto, del mondo. Temono lo “sfruttamento” ed una società dispotica, per questo pretendono relazioni che sappiano comprendere le ragioni del convivere, del coinvolgimento e sempre di più della sensibilità ecologica. Una visione del futuro certo ancora da riempire di contenuti ed entusiasmo. I giovani sentono il desiderio di affrontare questa  esperienza del lavoro e dell’impegno all’interno di un mondo da costruire. Fragilità e forza interagiscono, per questo sono più creativi”.

Veniamo a lei. Un successo le sue iniziative imprenditoriali; un fatturato sopra i 5 milioni, una cinquantina di collaboratori e consulenti. Lei cita spesso la sostenibilità, l’ambiente, il creato nel senso della enciclica di Papa Francesco, Laudato Sì. Può la società di oggi accettare una ecologia radicale come indicata dal Pontefice. Lei come la spiega ai suoi interlocutori?
“Le spiego una cosa semplice –  per semplice non intendo una cosa ovvia o semplicistica – ma la grande potenza di ciò che è fragile, che vive nella necessità di essere accudito, tutelato, sorretto e amato. Noi abbiamo un dovere etico, sociale ed economico, il rispettare ciò che è nella natura indifeso: l’acqua, la terra, gli alberi, le creature, ogni forma di esistenza. La vita intesa non solo come biologica ma come atto d’amore verso ciò che ci permette di respirare, di crescere, di nutrici e di pensare.

Il  “Laudato si’, mio Signore” di san Francesco d’Assisi e di Papa Francesco è questo inno al rispetto, alla bontà e alla fratellanza. Il Santo Padre nell’indicare il cantico ci avverte anche del male che compiamo contro la nostra “madre Terra” “a causa dell’uso irresponsabile e dell’abuso dei beni che Dio ha posto in lei”, scrive e avverte Papa Bergoglio, “Siamo cresciuti pensando che eravamo suoi proprietari e dominatori, autorizzati a saccheggiarla”. Questo il punto. Oggi c’è chi coglie l’occasione di cambiare gli orizzonti del fare impresa. Non più solo utili ad ogni costo, non solo più competizione e contrapposizioni che deprimono il valore, ad esempio, del lavoro. Sono i “sintomi di una malattia”. Ai miei interlocutori in affari – per adoperare una parola forte – dico che la vita imprenditoriale non è solo calcolo e strapotere dei soldi. C’è una dimensione ulteriore e poco esplorata, quella di una crescita che sa coniugare idee, sensibilità e utili di impresa. Non è una formula magica, ma è l’essere consapevoli del perimetro etico e sociale della propria azione. Quando prevediamo di ampliare il nostro impegno la bussola non sono solo contratti e redditività, ma una azione inclusiva di più esperienze e fattori, ed è irrinunciabile quello umano”.

Non le sembra un po’ vago?
“Lo dico in altro modo. La riflessione che si fa sulla già troppa insistente “sostenibilità” è tecnicamente semplificativa, si parla di sostenibilità in campo progettuale, per usare una metafora, di uno sgabello con tre gambe: ambientale, economia e sociale. Devono essere tre gambe simmetriche e in equilibrio orizzontale. Ma sono tre “gambe” laiche. Il Laudato SÌ per tornare alla nuova visione delle ecologia, ci impone una riflessione “verticale”, la profondità che significa pensiero, riflessione, guardare più a fondo. Allora scopriamo che il fare impresa in ambito sostenibile significa molto di più. Come dicevo, i giovani, azioni consapevoli, una visione dei programmi da attuare da declinare, con “gentilezza” e non come atto di  imperio imprenditoriale. Anche se talvolta mi impunto con il mio caratterino. Aggiungo che fare impresa con questa visione significa attesa. Una parola che oggi quasi nessuno vuol ascoltare. Ma è necessaria per portare a termine un progetto di maturazione economica e sociale. D’altronde lo ha detto di recente il presidente della Repubblica Sergio Mattarella “È una illusione dire prima l’economia poi l’ambiente”. Osserviamo quindi, sia in chiave religiosa sia in quella laica, i tempi sono maturi per un cambio di paradigma sociale e ed economico”.

Insomma abbiamo in ballo decine di miliardi dal Pnrr, le Comunità Energetiche, le infrastrutture, persino il Ponte di Messina, ma contemporaneamente la transizione ecologica. Va messo a terra tutto questo e con nuove mentalità, come abbiamo appena detto. Come si fa?
“Le imprese, noi ne seguiamo a centinaia, stanno evolvendosi. C’è una grande attenzione ai prodotti ecocompatibili e anche ai processi di produzione. Tenga conto che la svolta energetica può incidere sui costi, anche di individuazione e formazione del personale, ma apre a finanziamenti pubblici che aiutano a investire. È in gioco il nostro futuro. Serve visione e, quasi sempre, l’imprenditore è un visionario. Quando venti anni fa giravo per le imprese parlando di ambiente, sostenibilità, energia rinnovabile alcuni non capivano, e  non ascoltavano, detto poi da una donna tecnico! Oggi tutti ne parlano. Se vogliamo occuparci seriamente del nostro ecosistema dobbiamo assumerci delle responsabilità personali. Di fronte alla siccità, la deforestazione, all’inquinamento, lo scioglimento dei ghiacciai, l’innalzamento dei mari, il cambiamento climatico si pongono grandi questioni e grandi urgenze. Governi e cittadini, in questo possono ritrovare motivi di ricucire le distanze tra élite e popolo”.

Allora quale visione del futuro per le persone, le imprese e l’ambiente?
“La speranza è il cuore del Vangelo. Una speranza intrisa di movimento, di nascita, di forza verso ciò che vive. Ripartirei dalla comunità; dal “prossimo”. Servono piccoli passi verso il futuro. L’attesa significa “coltivare” con pazienza il nuovo mondo, ma consapevoli, sul serio, che non avremo un secondo tempo”.

 

Gabriella Chiellino 

Co-Founder e Chief Executive Officer IMQ eAmbiente
Membro Cda Università IUAV di Venezia; Presidente Comitato Sostenibilità Acea Holding Spa; Membro Agenzia Mobilità TPL Milano. Mentore Programma 2022 di Co-Innovation su Climate Change & Circular Economy, di VeniSia Università Ca’ Foscari. Coordinatrice Tavolo Ambiente e Impresa – Settimana sociale cattolici italiani.

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