giovedì, 18 Aprile, 2024
Politica

Bilancio. Voto di fiducia in serata. Meloni: “Non accederemo al Mes”

Opposizioni molto dure col Governo dopo i numerosi colpi di scena sulla manovra economica

Dalla “Manovra pensata per gli italiani”, del ministro Giorgetti, a quella “che si può e dovrà migliorare”, del premier Meloni; la “più pasticciata degli ultimi vent’anni”, nella versione di Letta al “Grande caos”, di Calenda, a Conte che analizza: “follia pura, misera”. Da sfondo alle dichiarazioni il dibattito parlamentare che ieri ha subito l’ennesimo stop e una turbolenza da far volare tutti, per motivi contabili e di copertura economica di alcune misure. Partendo da un errore contabile – erano stati assegnati ai Comuni quasi mezzo miliardo di euro – la Ragioneria ha riscontrato la necessità di fare altre 44 correzioni.

Attesa per il voto di fiducia

Gli inciampi di percorso hanno rinfocolato le polemiche su una manovra da 35 miliardi di cui 21 sono per mitigare i costi dell’energia e il caro bollette.
Il voto finale alla Camera previsto per oggi slitta ancora, e non si terrà prima della tarda mattinata di oggi o se ci saranno altri problemi sarà per domani 24 dicembre. Uno scenario che impone ai gruppi anche una riorganizzazione delle presenze in Aula. Le preoccupazioni sul voto di fiducia non mancano anche all’interno della maggioranza che rimarrà con il fiato sospeso. “Niente esercizio provvisorio”, promettono dal Governo, ma i leader dell’opposizioni criticano l’impossibilità di un vero esame del testo.

Emendamenti, i sospetti Fi-FdI

Le divisioni tra il Centrodestra e le opposizioni non sono solo nelle questioni di merito delle misure (alcune anche condivise) ma sui tempi e le indecisioni del Governo. La coalizione in alcune occasioni non ha trovato la quadra al suo interno. Nella maggioranza inoltre si è assistito ad un concitato dibattito parallelo. Quello che l’ex ministro di Italia viva, Bonetti indica con spirito creativo: “un rave party”. La lite sullo “scudo fiscale”, ad esempio – misura sollecitata da Forza Italia – poi accantonata di fronte al pressing delle opposizioni ma anche interne alla coalizione. Uno stop che ha innescato più di un sospetto tra Forza Italia e Fratelli d’Italia. Divisioni che i commentatori, riferiscono con le parole di un autorevole esponente del Centrodestra che sospira: “Perché Tajani cerca sempre di fare da paciere, finché non arriva Ronzulli con l’accetta e si riparte. Questo clima non va bene. Poi ci sono anche gli inesperti e i dilettanti allo sbaraglio”. La lista delle ripicche e screzi è lunga. Il vice ministro dell’Economia Leo, tuttavia, osserva comprensivo: “Ognuno vuole presentare un emendamento. Come dobbiamo spiegarlo che non c’è una lira?”.

Giorgia Meloni rassicura

Di fronte al prolungarsi dei lavori parlamentari, alla ennesima maratona il presidente del Consiglio Giorgia Meloni in partenza per l’Iraq, “per portare gli auguri a tutti i nostri militari impegnati nelle missioni di pace”, ha rilasciato un messaggio rassicurante ai parlamentari di Fratelli d’Italia durante un breve scambio di auguri di Natale. “Mi pare che tra mille difficoltà, anche di rodaggio”, commenta il presidente del Consiglio, “con giorni complessi per la legge di bilancio e nonostante tutto quello che si può e dovrà migliorare, si può dire che rispetto a chi auspicava e prefigurava la partenza della nostra maggioranza e governo come una catastrofe, tutto il racconto fatto contro di noi sta tornando indietro come un boomerang”.

La lunga giornata del premier

In serata vengono diffuse le indiscrezioni dell’intervista registrata negli studi di Porta a Porta andata poi in onda a notte fonda. Il tema è quello dei Pos e la retromarcia dell’Esecutivo sulla cancellazione delle commissioni e delle multe.
“Il precedente governo”, ha ricordato il presidente del Consiglio, “ha deciso che tra i suoi obiettivi doveva esserci l’obbligo di accettare i pagamenti elettronici per qualsiasi importo. Lo dico ai 5S: voi lo avete messo, e poiché era un obiettivo già centrato, più che il merito per la Commissione il problema è che se passa il principio Prima mi prendo la rata, poi cambio la norma, diventa un libera tutti”. “Per questo non possiamo andare avanti su quel tipo di norma, allora ne abbiamo fatta un’altra. Non rinuncio a occuparmene per un fatto di giustizia”. “Sono certa”, ha puntualizzato Giorgia Meloni, “del fatto che non sia giusto imporre agli esercenti di accettare pagamenti per importi molto, molto bassi”.

Contro il Mes, firma di sangue

A ridare la carica ad ulteriori polemiche poi le dichiarazioni del premier che sempre a Porta a Porta con toni veementi ha ribadito il no alla richiesta dell’Unione di aderire al Meccanismo europeo di stabilità – strumento previsto come tutela per i Paesi in forte o prossima difficoltà economica -.
“Fin quando io conto qualcosa l’Italia non accede al Mes. Lo posso firmare col sangue”, promette Giorgia Meloni. “Non sono una persona che si spaventa, l’unica cosa che mi spaventa è deludere”. E ancora: “Gli italiani non si aspettano che tu faccia dei miracoli, sanno che la situazione è difficile e che può cambiare da un momento all’altro. Si aspettano che quello che fai non è per tornaconto personale ma per fare quello che è giusto. Io voglio fare quello che è giusto, nell’interesse della nazione”. Nell’intervista anche un annuncio. “Devo sentire Zelensky i nostri uffici diplomatici sono in contatto per sentirci prima di Natale. Voglio fare gli auguri al popolo ucraino, particolarmente in questo momento: questo è il periodo in cui tutte le culture del mondo celebrano la luce, e loro vivono al buio”.

Le Opposizioni lasciano l’Aula

Se negli studi di Rai1 le dichiarazioni e annunci procedevano a tambur battente in Parlamento le ore sono trascorse tra rinvii la baraonda delle polemiche. Al culmine di una giornata di lavoro proceduta a singhiozzo. Alle 1930 le opposizioni decidono per protesta di lasciare l’Aula. Non partecipando alla votazione sui singoli emendamenti, rivisti alla luce dei rilievi della Ragioneria dello Stato. Alle 2030 un nuovo annuncio di ripresa dei lavori. Ma con poche certezze di evitare ancora una marcia forzata notturna.

Letta accusa: fuori ogni limite

Se il Centrodestra provava a minimizzare le tensioni di tutt’altro avviso il Partito democratico che ha criticato i ritardi e attacca il Governo.
“Ancora non si sa quando e se si vota la Legge di Bilancio”, scrive spazientito il segretario del Pd, Enrico Letta, “Ancora non si sa su quale testo si vota. Siamo oltre ogni limite immaginabile. Nessun governo si è mai comportato così. Nessun governo ha mai trattato il Parlamento a questo modo”.
“Quello che è accaduto in queste ore in parlamento è la dimostrazione che il governo e la maggioranza non erano pronti”, rimarca ancora Letta, “La legge di bilancio è la più pasticciata degli ultimi vent’anni e ancora non sappiamo quale sarà il testo votato in questi giorni”.

L’attacco di Conte: incapaci

Il leader dei 5S ora dopo ora carica i suoi parlamentari con una diretta su Facebook. “Da stamattina alle 8 aspettiamo il testo definitivo e ancora stanno accumulando ritardi”, polemizza indispettito l’ex premier, “non hanno le idee chiare, sono in forte ritardo e si sono dimostrati imperiti, per esempio, sulla norma sul Pos, scritta e riscritta con vari errori”.

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