venerdì, 26 Aprile, 2024
Politica

Letta: dopo Draghi si vota. Conte “incenerirà” il Governo?

L’onda di calore che ha investito la maggioranza non lascia ben sperare sul futuro del Governo.
Conte sembra aver già deciso di andare allo scontro con Draghi. Ogni giorno alza il tono della polemica, mostra i muscoli del suo ultimatum in nove punti. Aspetta una risposta in tempi brevi. Già la prossima settimana potrebbe passare il Rubicone e dichiarare guerra al Governo. A meno che l’avvocato non faccia una rovinosa e improbabile marcia indietro. Il Pd mette i paletti: se cade Draghi nessun governo, si vota a settembre e niente alleanze con i 5S. Nessuno vuol regalare a Conte mesi di allegra campagna elettorale populista e demagogica. Una modifica della legge elettorale potrebbe interferire con questo scenario e ritardare il ricorso alle elezioni anticipate.

Il decreto legge “Aiuti”, approvato dalla Camera con voto di fiducia, difficilmente sarà modificato dal Governo al Senato come, tra le righe, chiede Conte. Se infatti Draghi dovesse accettare di fare dei ritocchi per venire incontro al M5S anche altri partiti della maggioranza avanzerebbero richieste e tutto finirebbe in alto mare.

Questo è un governo di ampia coalizione nato per far fronte alla pandemia e per attuare il Pnrr. L’invasione russa dell’Ucraina e le sue conseguenze sull’economia hanno aggiunto emergenza ad emergenza. Il programma del Governo è stato approvato dalle Camere a febbraio del 2021 e tutti gli atti successivi sono stati sostenuti dalla maggioranza. Sfilarsi dal governo adesso  significa assumersi una grossa responsabilità.

Il calcolo di Conte

Il calcolo di Conte è molto semplice. Se non riceverà le risposte che si aspetta da Draghi potrà o ritirare i ministri -decidendo di volta in volta se votare o no a favore dei provvedimenti del Governo- oppure passare all’opposizione. In entrambi i casi il Governo ha la maggioranza per andare avanti senza ciò che resta del M5s. Ma Conte approfitterebbe delle mani libere per scatenare un’offensiva populista e demagogica vecchio stile contro Draghi e gli altri partiti, sperando così di recuperare consensi e non scendere sotto la soglia psicologica del 10%.

Ma nessuno ha intenzione di regalare a Conte mesi di allegra campagna elettorale. Tanto meno il Pd. Per questo Letta è stato chiaro: se cade Draghi il Pd non sosterrà nessun governo, si andrà al voto e -come ha detto Franceschini- se Conte rompe con Draghi rompe anche con il Pd e quindi va al voto da solo. Il punto è proprio questo: se la sente Conte di andare ad elezioni anticipate a fine settembre fuori da ogni alleanza nei collegi uninominali?

La riforma della legge elettorale allungherà la vita alla legislatura

Su questo scenario pesa l’incognita della modifica della legge elettorale in senso proporzionale. A meno di un blitz velocissimo per cambiare la legge serve tempo e questo potrebbe allungare la vita alla legislatura anche nel caso di rottura di Conte con il governo.

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