Chapeau al fondatore del Movimento. Lui è lui e gli altri non contano…. granchè. Grillo aveva tre leader in crescita che, in un modo o nell’altro, potevano fargli ombra. Di Battista è uscito e gira il mondo con la cinepresa. Di Maio ha sbattuto la porta, seguito da un gruppone di delusi: basta populismo facciamo le persone serie poi c’è Conte. E Grillo gli ha dato il benservito alla maniera sua.
Conte voleva deroghe alla ghigliottina del secondo mandato? Grillo gli ha opposto un secco no. Quindi l’avvocato non potrà soddisfare le richieste di chi non era andato via con Di Maio sperando nel terzo mandato. Addio sogni di gloria. Ma c’ è di più. Conte non ha mai digerito Draghi e non aveva escluso un appoggio esterno al Governo.
Grillo lo ha gelato: lui ha un buon rapporto con Draghi, si sentono spessissimo e di ritirare i ministri non se ne parla proprio. A meno che Draghi si dimentichi di Grillo e parli solo con Di Maio. Difficile… Un doppio schiaffone al capo del Movimento che dovrà abbozzare e incrociare le dita: dopo questa umiliazione altri potrebbero bussare alla porta del Ministro degli Esteri.
Grillo vuole essere la guida suprema della sua creatura e non guarda in faccia a nessuno. In passato è stato un comico anche quando ha cominciato a fare politica. Con gli anni deve aver capito che la politica richiede meno barzellette, più duttilità, anche tanta durezza. E, quando serve, anche il sorriso beffardo del Marchese del Grillo.