sabato, 27 Luglio, 2024
Il Cittadino

Guai ai vinti

Dopo due mesi di conflitto cruento in Ucraina cominciamo a digerire il fatto che si tratti di una guerra vera. Ancora non ci sentiamo parte di essa; ancora non abbiamo ammesso a noi stessi (non ne abbiamo maturato la coscienza) che lo stato di guerra ci coinvolgerà, ben oltre il prezzo del riscaldamento o dell’aria condizionata e della benzina.

Non ne abbiamo piena consapevolezza noi comuni cittadini; e forse è un bene.

Mi auguro, però, che la realtà mondiale – fatta di una miriade di dati che anche in un regime democratico vengono tenuti celati alla popolazione – sia ben chiara ai vertici politici e militari che sono a parte dei dati reali; e che questi sappiano difendere e indirizzare al meglio la nostra Nazione.

Non è un discorso pessimista, ma un richiamo alla realtà che faccio prima di tutto a me stesso.

Mi sono reso conto, difatti, che la narrazione “in diretta mondovisione” della guerra stava producendo il medesimo effetto di “normalizzazione”, già ottenuto tramite i media riguardo alla pandemia da Covid: in quel caso vivacizzando il dibattito col confronto coi no-vax; nell’attuale più drammatica realtà della guerra, creando polemiche dando risalto alle voci di quelli che ritengono giustificabile l’azione di Putin.

Polemiche qualche volta animate per finta (la lite in TV aumenta l’audience) e sempre assolutamente senza utilità (salvo per chi le fa, che acquistano più partecipazioni e qualche titolo per pubblicare un libro).

Sembra che in questi giorni se ne siano accorti persino nel servizio pubblico, dettando un decalogo per i loro talk-show.

La libertà di esprimere le proprie opinioni è assoluta: ma deve essere chiaro che si sta affermando  una convinzione personale – per l’appunto opinabile come ogni opinione – e non una verità.

Con riferimento alla scienza, le discussioni su quale sia la verità scientifica dovrebbero stare a zero, da Galileo Galilei in poi. I terrapiattisti, insomma, potrebbero animare e divertire in qualche dibattito da osteria, non certo essere coinvolti in incontri scientifici.

Riguardo alla storia antica, medioevale e moderna (dalla preistoria alla rivoluzione industriale dei primi dell’Ottocento) ci sono verità accertate ed univocamente interpretate, che possono al più essere oggetto di approfondimento o di sfumature differenti. L’età contemporanea (dal 1800 in poi)  non consente però verità storiche, perché risveglia ancora passioni: in un dibattito sull’Unita d’Italia ho visto litigare borbonici e anti-borbonici fino a rompere le sedie (come avveniva – lo attesto come testimone – nelle sezioni dei partiti fino agli anni Ottanta).

Ci sono poi dichiarazioni, affermate come “verità”, che riguardano l’attualità. Dichiariamo essere vere per la fonte da cui provengono o per il prestigio di chi le afferma (una istituzione; un giornale autorevole; uno scienziato di chiara fama); ma solo in un regime dittatoriale non possono essere messe in discussione.

L’attualità ha, infatti, il difetto di impedire un riscontro di carattere scientifico o storico e si presta moltissimo alla manipolazione; specie in situazioni estreme quali la guerra o la pandemia.

Ho già archiviato in questa rubrica ogni discorso sulla pandemia, rimandando ogni valutazione a quando ci sarà uniformità internazionale dei criteri di informazione. Oggi risultano meno morti da Covid ogni milioni di abitanti in Stati che non hanno attuato nessuna delle misure di profilassi imposte in Italia: il dato suona strano e mi chiedo se siamo stati presi in giro noi italiani o gli altri.

La drammatica attualità della guerra non è diversa.

L’unico dato di fatto certo è costituito dall’invasione e dall’occupazione del territorio di uno Stato sovrano da parte dei carrarmati russi, vergognosamente contraddistinti da una Z che non è molto dissimile dalla croce uncinata nazista.

Un atto violento che, proprio nella normalizzazione da cui il mio discorso ha preso le mosse, viene da qualcuno giustificato in forza di analisi politiche basate su probabilità più che su dati reali.

Le stesse pretese aspirazioni della popolazione dei territori sud-orientali all’indipendenza dall’Ucraina, perdono forza e appaiono dubbie, perché assecondate dalla Russia di Putin che non è certo un campione di democrazia.

Quanto pubblicato in questi giorni sul New York Times circa il coinvolgimento segreto degli USA in alcuni atti di guerra, mi spinge a credere più alle versioni occidentali dei genocidi e degli errori compiuti dall’esercito invasore, piuttosto che alla strumentalizzazione Nato di notizie false, come denuncia la narrazione russa. Perché un Presidente americano può cadere, abbattuto dalla libertà di stampa e condannato dalla Giustizia; un dittatore no, perché è lui stesso la giustizia e la stampa.

Ciò posto archivio il discorso sulla guerra, pensando che i crimini contro l’umanità che oggi abbiamo sotto gli occhi (se vogliamo vederli) saranno tali solo se l’Occidente, e con esso il nostro mondo democratico e le nostre libertà, uscirà vittorioso da questa guerra.

Altrimenti guai ai vinti: e questa è una verità storica da 2.408 anni.

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