venerdì, 19 Aprile, 2024
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Evitare altro debito pubblico, sostenere il capitale delle imprese

La politica economica del Governo delineata nel Def, la riforma fiscale e del catasto, le incertezze legate alla richiesta russa del pagamento di gas e petrolio in rubli e i dubbi sul futuro del dollaro come cardine dei pagamenti internazionali. Su questi temi abbiamo intervistato il prof. Ubaldo Livolsi, banchiere ed advisor, esperto internazionale di mercati finanziari.

Prof. Livolsi, il ministro Daniele Franco ha evidenziato il fatto che ci siano forti problemi per la crescita e il Governo starebbe lavorando a un nuovo tesoretto del valore di dieci miliardi. Secondo Lei, dove bisognerebbe intervenire?
Quella del tesoretto del MEF è una questione su cui si è fatta una certa confusione, per giunta in modo ambivalente. Le entrate fiscali a gennaio e febbraio sono state confortanti. Sono state pari a 79 miliardi di euro, con un incremento di 12,4 miliardi rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente (+16,8%). A portare gettito aggiuntivo è stato l’impatto, nei primi mesi del 2022 degli effetti economici del 2021 insieme alla ripartenza delle riscossioni delle cartelle, anche quella soggette alle rottamazioni, sospese per Covid. All’andamento positivo delle entrate ha contribuito anche l’Iva, con un aumento del gettito di 4.501 milioni di euro (+29%). Qualcuno ha così pensato che nelle casse del MEF ci fossero soldi da spendere. Tuttavia, notevole parte di questo surplus è impegnato. Servirà per ripianare quanto vincolato per finanziare gli ultimi decreti energia e altro. Le risorse che restano a disposizione dovrebbero essere destinate alle coperture per il nuovo round di aiuti, mirati e limitati nel tempo, per famiglie e imprese colpite dagli effetti collaterali del conflitto a partire dal caro energia. E qui sta l’ambivalenza dell’approccio, voglio dire che in un certo senso è vero che il tesoretto deve essere trovato dalla politica. Tuttavia, mi sembra che il metodo indicato dal Governo sia quello giusto, cioè voler evitare a tutti i costi di fare altro debito. A Palazzo Chigi sanno bene che fare ulteriormente salire il debito può irritare sia i mercati che lo spread.

Il Governo Draghi ha come obiettivi quello di tassare ancora di più le rendite da capitale, sia finanziarie che immobiliari? Secondo lei è corretto tassare i capitali, quindi penalizzare la produzione e l’accumulo di ricchezza e continuare ad essere un paese assistenziale per chi non ne ha bisogno e non assistenziale per chi ha realmente bisogno? Mi spiego meglio molti bonus sono inutili e sono destinati a chi non ne ha realmente bisogno. Cosa ne pensa?
Come noto la legge delega della riforma fiscale approvata dal Governo l’ottobre scorso – che non dimentichiamo è uno dei punti chiave del PNRR, che a sua volta è la declinazione di Next Generation EU – prevede tra l’altro, la revisione dell’Irpef, la semplificazione dell’Ires, il superamento dell’Irap e la riformulazione dei catasti e dell’Iva. Nel dibattito politico e nell’attesa dei decreti attuativi, tra le forze che appoggiano l’Esecutivo Draghi, Lega e Forza Italia sono contrarie all’aumento delle tasse. Salvini, riferendosi alla riforma del catasto, ha dichiarato: “Diciamo no a una patrimoniale nascosta”.

È indubbiamente vero che il nostro sistema catastale presenta delle storture e va riammodernato, come dall’altra parte è incredibile che in un Paese come l’Italia appena il 4% della popolazione dichiara di guadagnare più di 70.000 euro. Se bisogna intervenire su tali temi, da modificare a mio parere è il paradigma. Nell’affrontare questa questione, bisogna considerare che, secondo i dati di Banca d’Italia, la ricchezza totale delle famiglie nel 2021 ammontava a più di 10mila miliardi, con una crescita di quella finanziaria (azioni, bond e depositi per 4.400 miliardi) rispetto a quella reale (abitazioni e terreni, appunto, pari a 6.300 miliardi). Si tratta di individuare e migliorare gli strumenti, di cui ci siamo occupati anche su queste colonne, per destinare tale ricchezza in beni e servizi, contribuendo a sostenere il capitale delle nostre imprese, che, seppur riconosciute come eccellenze nel mondo, spesso non hanno le risorse necessarie per investire in innovazione rischiando di soccombere nell’agone competitivo.

Circa l’ultima parte della sua domanda, è certamente necessario migliorare il sistema dei sussidi, spesso mal distribuiti e in modo non coordinato tra Stato, Regioni e Comuni. Bisogna evitare anomalie, come il fatto che il reddito di cittadinanza è più concentrato nella sola provincia di Napoli rispetto a Lombardia, Piemonte, Veneto, Trentino e Valle d’Aosta insieme. Come è paradossale, sempre riferendosi alle ultime notizie di questi giorni sul fisco, che gli unici ad avere aumentano il reddito nel 2020 siano i pensionati e non gli autonomi e le imprese. L’Italia non può essere un Paese che vive sulle spalle di chi riceve la pensione e non su chi produce reddito.

Da quasi un’ottantina di anni il Re-Dollaro è la spina dorsale degli scambi globali, questa guerra cambierà le cose? La Russia ha iniziato a fare i conti con il problema dopo l’invasione della Crimea nel 2014. Da allora ha cercato di ridurre la propria esposizione alla moneta americana, accumulando riserve in oro e altre valute e cercando di mettere da parte un tesoretto da usare in situazioni come l’attuale. Lo sforzo è stato (in parte) frustrato dal fatto che le riserve non vengono fisicamente trasferite da una banca centrale all’altra, ma restano in conti speciali nel Paese in cui si creano. Scoppiata la guerra in Ucraina i Paesi occidentali hanno congelato questi conti, dimezzandone l’ammontare. L’obiettivo della Russia è quello di convincere gli altri paesi a pagare in rubli, così da mettere in discussione l’egemonia del dollaro Usa. Pensa che sia possibile partendo dalla necessità che i paesi hanno di approvvigionamento?
La guerra in Ucraina ha dimostrato che la finanza internazionale è ancorata a un sistema globalizzato di pagamenti di fatto improntato sul dollaro, così il tesoretto della Russia è stato congelato con una certa facilità. La Commissione Ue sta preparando delle linee guida per le imprese europee in cui si spiega che il decreto su Mosca sul pagamento del gas in rubli viola le sanzioni. Tuttavia, se Putin applicherà il proprio decreto, da maggio l’Europa dovrebbe fare a meno di colpo del 37,5% del metano importato.

Inoltre, non dimentichiamo che circa il 26% del petrolio comprato dall’Unione europea arriva dalla Russia e Bruxelles ha iniziato a stendere la bozza per un embargo graduale sul petrolio russo. La situazione è molto complicata, e non poteva essere diversamente. Sarà decisivo vedere che cosa faranno Cina, India e alcuni Stati arabi che detengono una quota notevole di fondi, se decideranno di spostarsi dal dollaro. Diversamente il rublo continuerà a soffrire con tutte le conseguenze negative sull’economia russa e sulla vita dei cittadini. Lo stesso Moody’s ha fatto sapere che la scelta della Russia di effettuare in rubli i recenti pagamenti sui bond in dollari può essere considerato un default se la situazione non sarà sanata entro 30 giorni.

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