mercoledì, 8 Maggio, 2024
Attualità

Le origini della crisi e le possibili vie d’uscita

Alcuni commentatori attribuiscono la responsabilità della situazione attuale agli Stati Uniti, perché con la caduta del muro di Berlino non hanno sciolto la Nato la quale, essendo stata creata per contrastare il patto di Varsavia, con la dissoluzione di quest’ultimo non aveva più ragione di essere. Sarebbe anche stato promesso alla Russia che i paesi dell’est Europa non sarebbero entrati nella Nato. La Russia agisce in Ucraina come gli Stati Uniti fecero con Cuba durante la crisi dei missili sovietici nell’ottobre del 1962.

Le cose sono invece molto differenti. A Cuba gli Stati Uniti non attaccarono il territorio dell’isola e anzi persero un loro pilota. Si limitarono ad un blocco aeronavale rimosso insieme ai missili posizionati in Turchia quando i Sovietici ritirarono le loro basi missilistiche da Cuba. La Nato è una alleanza difensiva che prevede il sostegno militare ad un membro attaccato e non prevede alcuna assistenza a chi dovesse pianificare una aggressione. Nata per contrapporsi al blocco sovietico non è per questa ragione una associazione ideologica ma uno strumento di sicurezza contro pretese imperialistiche da qualsiasi ragione motivate. Gli Stati dell’est Europa erano Stati indipendenti prima della occupazione dell’Armata Rossa, della trasformazione in satelliti della Unione Sovietica e della imposizione in ciascuno di essi di un governo repressivo.

È comprensibile che non abbiano alcun desiderio di ripetere la precedente esperienza e poiché non hanno una sufficiente forza militare per difendersi dall’orso russo hanno cercato la protezione di una alleanza che esiste dal 1949 e che ha garantito fino ad oggi la pace in Europa turbata in Ungheria e in Cecoslovacchia dalla pretesa Sovietica di imporre una sovranità limitata.  Il presidente Putin cerca di ripristinare la condizione imperialistica eretta dallo stato sovietico e anche precedentemente dalla monarchia zarista. Ha iniziato con l’annessione della Crimea, e ha proseguito con i territori della parte est della Ucraina recentemente riconosciuti come indipendenti e destinati ad entrare a breve nella federazione russa.  L’aggressione all’Ucraina è motivata dall’accusa che l’attuale governo era prossimo a firmare una adesione alla Nato e un ingresso nella Unione Europea; in verità nessuna di queste due opzioni è all’ordine del giorno.

Uno stato sovrano deve avere la libertà di scegliersi le propri alleanze senza interferenze esterne. Così ha fatto la Norvegia aderendo alla Nato e non alla Unione Europea e Svezia e Finlandia che hanno aderito alla Unione Europea ma non alla Nato.

La situazione odierna

L’aggressione armata ha lo scopo, e Putin lo ha ufficialmente dichiarato, di sostituire l’attuale governo democraticamente eletto con un governo fantoccio manovrato dalla Russia” perché l’Ucraina ha storicamente fatto parte del territorio russo e deve tornare a questa condizione” Il programma era quello di realizzare una rapidissima Blitz Krieg e mettere il mondo di fronte al fatto compiuto. Se questo disegno si fosse facilmente realizzato con l’inerzia degli ucraini e del mondo occidentale, si sarebbe potuto a ragione temere che le rivendicazioni russe si avrebbero potuto ripetersi almeno nei confronti degli stati baltici e questo avrebbe causato una deflagrazione bellica dalle dimensioni imprevedibili. La fermezza degli Stati Uniti e della Unione Europea ha trascinato anche la Svizzera, tradizionalmente neutrale, ad imporre sanzioni. Questa posizione e la eroica resistenza degli ucraini potrebbe avere un effetto facilitatore sui colloqui che attualmente le delegazioni russa e ucraina stanno tenendo al confine con la Bielorussia.

Le possibili soluzioni

È necessario che in questo aspro confronto nessuno perda la faccia. Un buon punto di partenza potrebbe essere una dichiarazione con cui il governo ucraino affermi di non perseguire il disegno di entrare nella Nato e di concedere un’ ampia indipendenza amministrativa ai territori russofoni. Una soluzione negoziata e soddisfacente avrebbe effetti positivi anche nel settore asiatico dove il problema di Taiwan avrebbe potuto divenire preoccupante.

È necessario tornare a confrontarsi con moderazione e che ciascuno Stato, organizzazione di Stati e alleanze politico militari si renda conto che perseguendo la sicurezza reciproca si potrà rendere duratura una condizione di pacifica coesistenza favorevole al progresso economico e  quindi al benessere di tutti i cittadini.

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