giovedì, 18 Aprile, 2024
Politica

Intervista alla Prof. Paola Balducci. Donne ai vertici istituzionali? Non è mai troppo presto

In questi giorni l’Italia è impegnata nel delicatissimo compito di eleggere la massima carica istituzionale, il Presidente della Repubblica. Nella storia del nostro Paese non c’è mai stato un presidente donna e anche in questa circostanza quei pochi nomi che vengono fatti sembrano più ipotesi di bandiera, espressione solo del politicamente corretto. Abbiamo chiesto cosa ne pensa di questo gap gender a Paola Balducci, giurista e docente universitaria, nonché ex membro laico del Csm e del consiglio di presidenza della Corte dei Conti.
Si parla di Draghi, Berlusconi, Mattarella Bis, Casini, Frattini e chi più ne ha più ne metta, ma di nomi di donna molto pochi e non al centro dei tavoli di confronto politico, è d’accordo?
Si parla di proporre una donna al Quirinale, ma quale donna, una qualsiasi? Io penso che questa risposta alle donne impegnate – e ce ne sono tante in Italia – non piaccia. In questi giorni abbiamo avuto modo di vedere che mentre vi è tutta una serie di nomi al maschile indicati in maniera esplicita e specifica, quando si parla di donne che possono avere delle chanche queste ultime sono sempre indicate in maniera generica, come se fosse un’ipotesi di serie b. Il problema vero è che spesso le donne che vengono indicate dalle segreterie di partito sono indicazioni di mera facciata e non frutto di una vera scelta, condivisa, fatta sulla base delle loro identità e della loro autonomia.
Eppure nella storia, di donne che hanno lasciato un segno ce ne sono state…
Di donne straordinarie ce ne sono state molte, senza le quali battaglie importantissime come quelle sulla violenza di genere, sul divorzio, sull’aborto non ci sarebbero state. La stessa Lella Golfo, per fare un nome, che ha portato dei grandissimi risultati per quanto riguarda le quote di genere nei consigli di amministrazione. Questi sono passi in avanti notevoli, ma quando si parla dell’ipotesi di far ricoprire un ruolo apicale ad una donna la si indica genericamente, in quanto donna, senza specificarne il nome.
A cosa dobbiamo attribuire questo nostro ritardo?
Non credo sia tanto utile confrontarci con i Paesi del Nord, sicuramente più avanti di noi rispetto a questo tema, perché la storia del nostro Paese è più complicata. Basti pensare che le donne sono entrate in magistratura solo nel 1963 o anche che abbiamo un solo presidente di Regione donna. Anche le delegate, quelle cioè che devono votare come grandi elettori scelte dalle Regioni, sono solo 5. Da noi i processi di cambiamento sono più lenti.
Nella sua carriera, lei ha incontrato difficoltà in quanto donna?
Moltissime, non tanto da parte dei magistrati quanto magari da parte di colleghi fermamente convinti che la professione forense fosse declinabile esclusivamente al maschile o, quantomeno che non tutti i settori fossero alla portata delle colleghe donne. I grandi processi, come “Mani pulite”, per fare solo un esempio, sono stati quasi sempre appannaggio degli uomini. Per loro avremmo dovuto occuparci solo del diritto di famiglia.
Come vede il futuro prossimo?
La riduzione del numero dei parlamentari  comporta un rischio: oltre a eliminare il ruolo delle minoranze potrebbe peggiorare la presenza delle donne in parlamento se il principio sarà quello della scelta delle segreterie dei partiti. Le logiche sono sempre le stesse in un Paese che e’ purtroppo ancora profondamente maschilista.
Cosa dovrebbero fare le donne per cambiare la situazione?
Ci dobbiamo tutte quante rimboccare le maniche a partire dalle donne che sono in Parlamento e che cominciano ad essere un numero consistente. Cominciamo a indicare dei nomi e facciamo delle battaglie sui nomi delle donne con i giusti requisiti, ma mai sulla donna qualunque essa sia basta che sia un nome femminile, altrimenti saremo sempre surclassati dalle battaglie che vengono fatte, più o meno velatamente, per indicare un uomo piuttosto che un altro. Viceversa, le donne rimarranno sempre tendenzialmente quelle che, nell’eventualità non si trovi una coincidenza su un nome, alla fine potrebbero spuntarla. Non è questo quello che noi vogliamo, noi vogliamo delle donne protagoniste, capaci, competenti, che diano lustro al nostro Paese e di queste ce ne sono tante.
Condividi questo articolo:
Sponsor

Articoli correlati

Come saremo dopo 1000 anni di uso continuo di cellulari

Alessandro Alongi

Kurt e la strategia dell’opossum

Federico Tedeschini

Pistorius (SPD): “La Germania deve essere pronta alla guerra”

Francesco Gentile

Lascia un commento

Questo modulo raccoglie il tuo nome, la tua email e il tuo messaggio in modo da permetterci di tenere traccia dei commenti sul nostro sito. Per inviare il tuo commento, accetta il trattamento dei dati personali mettendo una spunta nel apposito checkbox sotto:
Usando questo form, acconsenti al trattamento dei dati ivi inseriti conformemente alla Privacy Policy de La Discussione.