martedì, 23 Aprile, 2024
Sport e Fair Play

L’Etica e le regole dello sport

Nella concezione aristotelica, l’Etica è quella parte della filosofia che studia e descrive la condotta umana e, quindi, i cosiddetti “usi e costumi” del tempo osservato, e individua i criteri che consentono di valutare e orientare tali condotte e comportamenti, alla luce dei valori condivisi nel contesto socio-storico-culturale di riferimento.

Ma nella difficile definizione dell’Etica, tale concezione distingue la Ragione speculativa (riferita all’educazione, alla conoscenza, all’arte, all’esperienza accumulata nel trascorrere del tempo) dalla Ragione pratica, derivante dal comportamento ripetuto che si fa prassi comune condivisa e sistemica, ethos, quindi Etica.

Il termine Etica trova, ora, anche un uso più diffuso e quotidiano, con diverse traduzioni e plurimi significati: innanzitutto quello di abitudine, consuetudine, costume; può, però, riferirsi, anche, al carattere o all’indole della persona; infine, può essere utilizzato per riferirsi al rifugio, alla tana e, estensivamente, alla dimora, fonte di rassicurante protezione.

L’Etica, intesa attraverso questa molteplicità di significati, assume così una dimensione personale, ma riguarda anche una dimensione intersoggettiva, che deriva dallo spazio abitato all’interno del quale preesistono altri usi e costumi che, per definirci parte di quello spazio abitato, non possiamo che condividere.

L’Etica, quindi, diventa una sorta di “dimora sociale” che fornisce risposte in termini di abitudini e azioni, a fronte di domande costituite da situazioni problematiche che ciascuno si trova ad affrontare nel corso della vita.

Ma, allora, l’Etica confina in maniera assai prossima con la Politica e con il Diritto, cioè con la necessità di organizzare lo spazio abitato attraverso istituzioni e leggi, così da determinare un ordinamento governato da un’Etica Pubblica, impersonata da Istituzioni riconosciute, che orientano il comportamento di ogni individuo che si senta cittadino e/o parte di uno specifico ordinamento.

In tal senso, il consolidamento di un comportamento che si è fatto abitudine e consuetudine, si trasforma in norma che riassume il costume condiviso, lo sublima in una forma specifica e universale che deve essere rispettata, eseguita e la cui violazione prevede una sanzione.

All’Etica Pubblica dovrebbero corrispondere il corretto comportamento di chi ricopre una funzione pubblica e l’integrità delle istituzioni, e questo deve valere per ogni formazione sociale organizzata; istituzioni imparziali e funzionali sono un prerequisito per la tenuta etica, che si rafforza attraverso una diffusa cultura della legalità, a sua volta fondamento della certezza del diritto che determina la libertà – personale, istituzionale, politica in senso lato – attraverso il diffuso rispetto delle regole.

Scriveva Piero Calamandrei nel 1944, preparando un volume sul tema del rapporto tra libertà e legalità, che non riuscì a completare:

«La legalità è condizione di libertà, perché solo la legalità assicura, nel modo meno imperfetto possibile, quella certezza del diritto senza la quale praticamente non può sussistere libertà politica. Certezza del diritto, cioè certezza dei limiti entro i quali si estende la libertà dell’altro: certezza del diritto, ossia possibilità pratica per ciascuno di conoscere, prima di agire, quali sono le azioni legittime e quelle vietate, cioè quali sono le azioni che egli può compiere per esercitare la sua libertà senza violare insieme la libertà altrui. Affinché il cittadino, al momento di agire, possa conoscere quali sono i limiti entro i quali deve contenere la sua azione, bisogna che all’attività concreta del singolo preesista la norma alla quale egli deve conformare la sua condotta: bisogna, in altre parole, che la regola dell’agire sia già stata dettata in anticipo in vista dell’azione futura e possibile, in modo che la regola dell’agire preesista in astratto alla azione concreta».

Ciò premesso, se quello dello sport è un ordinamento che possiede un suo apparato di regole e norme, le parole del Calamandrei – mutatis mutandi – ben possono applicarsi anche al diritto sportivo e al suo sistema di giustizia.

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