L’accordo sul taglio delle aliquote Irpef e la riforma dell’Irap, sono una realtà, ora toccherà a Draghi dare il via libera. È la sintesi di accordo politico raggiunto ieri, sull’utilizzo degli 8 miliardi previsti dalla legge Bilancio. Il patto segna il primo passo positivo della attesa riforma del fisco.
Tagli e benefici fiscali
L’intesa raggiunta al tavolo del Ministero dello Sviluppo Economico prevede in riduzione da 5 a 4 le aliquote dell’Imposta sul reddito delle persone fisiche, (Irpef) con la cancellazione di quella al 41% e con il taglio di 3 punti di quella al 38% che passa al 35%. Entrando nel merito il passaggio dai 5 ai 4 scaglioni avrà una differenziazione di aliquote per step. La fascia di reddito fino a 15mila resta al 23%, quella 15-28mila va dal 27% al 25%, quella 28-50mila va dal 38% al 35%, mentre oltre i 50mila si passa direttamente al 43%. Sulla no tax area, invece, si valutano delle modifiche.
La riforma prevede anche un “ragionamento” sul come riformare l’Imposta regionale sulle attività produttive (Irap) con una soluzione “verticale”, partendo dalle 850mila persone fisiche, autonomi e ditte individuali, aggiungendo eventualmente le start up. Secondo le prime indicazioni emerse le detrazioni verranno “profilate” e questo, secondo i calcoli, porterà un vantaggio anche per i redditi sopra i 50mila euro.
Patto dei partiti di Governo
“Questo è l’accordo politico, ora il ministro Daniele Franco ne deve parlare con Draghi, noi con i nostri partiti e poi rivederci”, spiega il viceministro al Mise Gilberto Picchetto del gruppo di Forza Italia. Un obiettivo raggiunto è contabile: il primo passo della riforma del fisco gravità dentro gli otto miliardi. Non si prevedono spese aggiuntive che d’altronde non sarebbero state ammesse.
“La riforma dell’Irpef e il taglio dell’Irap”, osserva ancora Gilberto Picchetto, “sono un primo passo strutturale, non solo per il 2022”. E si resta “entro gli 8 miliardi che ci sono sul tavolo”.
I costi
Se l’intesa di Governo sui tagli e riforma da apportare a Irpef e Irap, per alleggerire la pressione fiscale, rimane il nodo dei costi. Tuttavia al Mise fanno sapere che sono sotto controllo e nel perimetro indicato dal Premier. La revisione dell’Irpef assorbirà 6,5-7 miliardi. Quindi per l’Irap rimarrà qualcosa in più di un miliardo, mentre secondo i primi calcoli servivano oltre due miliardi. Ma sull’Irap ci saranno altri incontri. L’accordo, se Draghi lo riterrà valido ed efficace, dovrà essere tecnicamente introdotto con un emendamento del Governo alla manovra in discussione al Senato.
Via gli 80 euro di Renzi
Tra gli effetti della prossima riforma dell’Irpef lo stop al bonus di Renzi gli 80 euro, diventati poi 100. Sulle detrazioni, tuttavia, il confronto continuerà, ma con il loro riordino saranno riassorbiti,
anche i precedenti bonus.
Le reazioni politiche
Il varo dei tagli mette d’accordo tutti. La viceministra Laura Castelli (M5S) sottolinea come la riforma vada nel senso indicato dal movimento 5 Stelle, che “gli interventi avranno una valenza strutturale, non misure spot, e soprattutto saranno percettibili”. Il leader della Lega, Matteo Salvini, “esprime soddisfazione”. “Irpef più semplice e leggera per tutti i contribuenti, via l’Irap per tutte le persone fisiche: la Lega è al governo per difendere famiglie e imprese”. Sodisfatto anche il deputato di Italia Viva Luigi Marattin, che sottolinea come si sia raggiunto “un buon accordo. Sulla base dell’impostazione che aveva chiesto Iv sul metodo e sul merito”. Nel Pd la posizione del segretario Enrico Letta è una conferma delle indicazioni del partito. “La grande priorità è ridurre le tasse sul lavoro”, commenta, “per spingere i contratti a tempo indeterminato. E anche aiutare le persone ad avere più soldi in busta paga”.