Alla fine Enrico Letta è riuscito a rubare la scena a Salvini, ribaltando una narrazione che vedeva il leader leghista pronunciarsi ogni giorno su materie spesso in dissenso con le scelte del Governo.
Letta vuol imprimere una netta svolta a sinistra, prima al suo partito e poi al Governo.
Non è forse quello che Draghi si aspettava dal partito di maggioranza che era considerato il meno problematico per l’azione di governo, vista l’irrequietezza di Salvini e la freddezza dei 5 Stelle ancora in attesa dell’insediamento di Conte.
Probabilmente neanche Letta aveva in mente il 14 febbraio, giuramento del Governo, di diventare una spina nel fianco di Draghi.
LA SVOLTA A SINISTRA DI LETTA
Ma ormai il dado è tratto. Il Pd ha posto sul terreno alcune questioni molto identitarie, come lo Ius soli e la legge Zan, che risultano divisive rispetto alla componente di centro-destra della coalizione. Ma non si è limitato a questo. Con la proposta sulle tasse di successione Letta ha tolto la polvere da temi sociali e di equità che da tempo il Pd sembrava aver lasciato in soffitta. A tutto questo si è aggiunto il netto dissenso sull’operato del Governo in tema di proroga dei licenziamenti dopo la marcia indietro di Palazzo Chigi che ha spiazzato il Ministro Orlando.
E Letta non ha intenzione di fermarsi qui, perchè ha chiaramente dichiarato che il Pd deve tornare alle sue battaglie ” di sinistra” con maggiore attenzione ai temi sociali.
LE PROSSIME VOLTE DI SALVINI
In questo contesto che farà Salvini? Vestirà i panni del moderato che non vuole creare problemi al Governo o-come più probabile- risponderà alle avanzate di Letta con ulteriori sue controffensive? Certo non potrà stare al palo. Nè affidare al solo tema dei migranti la speranza di passare per il protagonista di questa fase politica. Sui temi fiscali e su quelli legati ai licenziamenti Salvini dovrà trovare una linea che non lo sbilanci troppo a favore delle imprese, facendogli così perdere l’ampio consenso sociale di cui ha goduto soprattutto nelle regioni meridionali.
DRAGHI E UN NUOVO METODO DI LAVORO
Draghi dovrà affinare il suo metodo di lavoro utilizzando degli abili sherpa per sondare gli umori dei partiti prima di adottare decisioni che non inseguano ora il Pd ora la Lega ma abbiano una coerenza con la visione del Governo –
Il Presidente del Consiglio sa che nè il Pd nè la Lega sono in condizione di far saltare il tavolo e provocare una crisi di governo, almeno da qui alla fine dell’anno: la prossima legge di Bilancio deve portare il timbro di Draghi, altrimenti Bruxelles cambierà registro verso l’Italia.
Ma Palazzo Chigi non potrà dare l’impressione dell’uomo solo al comando. La politica non vuole e non può sentirsi commissariata, anche perchè tutti i provvedimenti devono passare in un Parlamento che non disdegna imboscate.