venerdì, 19 Aprile, 2024
Società

Geopolitica delle emozioni e delle illusioni: now you see me

La pagina di storia che stiamo vivendo con l’emergenza sanitaria planetaria è unica: una di quelle che, nell’antichità, sarebbe stata riportata nelle (sacre) scritture dei popoli per narrare una storia unica nel suo genere e per lasciare un insegnamento o un monito per il futuro cammino, come la storia di Noè, della torre di Babele, di Giuseppe in Egitto o di Mosè e la fuga del popolo di Israele.

Ogni popolo o cultura ha la sua storia intrisa di significato.

C’è però una importante differenza: questa storia la stiamo vivendo insieme, non più come popoli o culture distinte, ma comunità nel nostro insieme; ognuno di noi è ormai consapevole che dall’altra parte del globo qualcuno che conosciamo (o non ancora) corre gli stessi rischi o vive le stesse emozioni.

È troppo presto per cogliere oggi il monito o l’insegnamento che l’umanità ne trarrà, mentre viviamo in pieno questi attimi di storia, preoccupati per i nostri cari, amici e conoscenti; preoccupati per le sorti dell’umanità.

Questo però non legittima ogni sospensione di giudizio, valutazione o serio impegno personale nel lavoro quotidiano, soprattutto se di responsabilità istituzionale.

Chi ritiene che serve attendere la fine di tutto per tirare le somme non è realmente consapevole di ciò che stiamo vivendo. Serve ritrovare consapevolezza situazionale sul presente che viviamo, per non subire il cambiamento che deriva dagli eventi: “È ormai un luogo comune pensare, e affermare, che viviamo in un’epoca eccezionalmente instabile. Il mondo, ci dicono, non è mai stato più imprevedibile. Queste affermazioni inducono a una reazione cauta, se non addirittura scettica. È giusto essere cauti. Il mondo è sempre stato instabile, e il futuro è imprevedibile per definizione. Le nostre preoccupazioni attuali potrebbero essere molto più gravi.” (Sir John Scarlett, direttore MI6 dal 2004 al 2009, prefazione a “Le 10 mappe che spiegano il mondo” di Tim Marshall, ed. Garzanti, 2015).

Un monito, nel 2015, tra i tanti che non abbiamo saputo ascoltare: ora corriamo ai ripari, mentre siamo tutti presi dalla paura, dalla sensazione di instabilità e dall’incertezza del domani. Una prospettiva su cui si giocherà una partita delicata sul piano geopolitico ed istituzionale dell’immediato futuro: “In una fase di paura e di instabilità le persone continueranno a raggrupparsi per difendersi da minacce percepite. Quelle minacce non vengono solo dall’esterno” (I Muri che dividono il Mondo, Tim Marshall, ed. Garzanti, 2018).

Non è possibile affidare i cambiamenti alla paura ed al senso di instabilità: una “lezione” appresa durante la lezione in streaming di mia figlia, prossima a compiere 6 anni a giugno, con la sua classe e la sua maestra. Una forza travolgente di emozioni positive che bucano la rete, infondono speranza, coraggio e gioia, rendendo umana l’algida rete informatica: una trasfigurazione dello streaming, a cui è mancato solo il momento autentico dell’abbraccio e del calore che questa magia ha saputo esprimere.

La rete – che ci ha inondato per giorni e giorni di notizie, video e dati preoccupanti – mi ha riacceso una luce di speranza e di ottimismo. Sono così tornato a riprendere in mano Originals, di Adam Grant (ed. Hoepli 2016), per ripercorrere le ultime parole delle conclusioni del suo saggio, come gli anticonformisti cambiano il mondo: “I nostri figli, Joanna, Elena e Henry, significano tutto per me e mi hanno spinto a pensare in modo diverso a questo libro. Mi hanno insegnato che per diventare originali gli adulti devono passare meno tempo ad imparare e più tempo a disimparare. E mi hanno spinto a essere meno conformista nella speranza di creare un mondo migliore per loro”. Scelgo di riportare anche i nomi (Joanna, Elena e Henry) perché dietro ogni nome c’è una relazione umana, unica e non ripetibile; quella relazione che temiamo di perdere con la pandemia del covid 19, che ci tiene tutti a casa nella speranza di non perdere nessuno dei nostri cari e di poterli riabbracciare con la stessa forza di quell’abbraccio virtuale tra bambini e la maestra durante la lezione in streaming.

Come però spesso accade, più ti avvicini per vedere meglio, più è facile essere distratti dalle apparenze; ma c’è sempre una certezza: con il fuoco non si gioca, perché è imprevedibile e le conseguenze e gli effetti negativi potrebbero essere incalcolabili rispetto ai possibili benefici.

Ancora non abbiamo appreso il monito e non abbiamo tutti gli strumenti per comprendere gli insegnamenti della pandemia da covid-19.

Ma una certezza l’abbiamo acquisita: se pensavamo, in Italia e in Europa, di aver ipotecato il futuro dei nostri figli con il debito pubblico, è nulla rispetto agli effetti su scala di questa pandemia che ridefinirà i confini e cambierà il mondo e le istituzioni, o forse la percezione di cosa sia la democrazia, più di quanto potremmo immaginare. In meglio o in peggio, dipenderà dalla nostra capacità di volgere lo sguardo nella giusta direzione, e dalla nostra capacità di andare oltre la superficialità o  l’apparenza, concentrando gli sforzi e l’impegno di tutti nella speranza di creare un mondo migliore per loro, i nostri figli, i figli dei nostri amici, conoscenti, vicini e, anche, aggiungo, avversari: perché un giorno uno di loro potrebbe essere nostro genero o, come sta accadendo in questi giorni, il medico o l’infermiere che se ne prende cura.

Il lavoro agile, in modalità smart working, sta consentendo a noi genitori di restare ancorati alle nostre certezze sociali, produttive ed economiche, di dare il contributo alla società del presente e del domani, potendo svolgere, anche attraverso la rete, quel lavoro fatto bene, con la cura dei particolari, precludendo una spesa pubblica senza controllo in tempi di emergenza o prevenendo lo sviamento nell’esercizio di delicate funzioni pubbliche: l’emergenza sanitaria non ha ancora ridotto a simulacro la nostra Costituzione e i suoi valori, di impegno e servizio, intorno ai quali dovremmo con più lealtà stringerci, quale sacrario dell’eredità lasciataci non senza sacrifici. Gli stessi, nella diversità di situazione, che noi ora siamo chiamati a compiere per i nostri figli.

Ma non è tutto, serve andare oltre e iniziare a fare tutti tesoro del presente. Concludo allora con l’ottimismo che la lezione di classe, in streaming, mi ha infuso costringendomi a cambiare la prospettiva: oggi la paura e l’instabilità muovono e disegnano i confini, forse anche delle democrazie occidentali; vorrei tornare quest’estate a guardare le stelle con i miei figli, sapendo che il peggio è passato perché “Quando puntiamo alle stelle, le difficoltà che ci attendono sono tali che probabilmente dovremmo unirci per superarle… c’è ancora tanta strada da percorrere” (Tim Marshall). E questo non è solo un auspicio, ma anche un appello perché non è mai troppo tardi per invertire la rotta.

Condividi questo articolo:
Sponsor

Articoli correlati

Catcalling e dignità della donna

Martina Cantiello

Coronavirus: Poste italiane e Carabinieri insieme per pensione ad anziani

Redazione

Coronavirus, il problem solving mediterraneo ai tempi del Covid

Redazione

Lascia un commento

Questo modulo raccoglie il tuo nome, la tua email e il tuo messaggio in modo da permetterci di tenere traccia dei commenti sul nostro sito. Per inviare il tuo commento, accetta il trattamento dei dati personali mettendo una spunta nel apposito checkbox sotto:
Usando questo form, acconsenti al trattamento dei dati ivi inseriti conformemente alla Privacy Policy de La Discussione.