sabato, 27 Luglio, 2024
Società

Israele-Hamas. Si tratta. Nostra delegazione a Rafah

Anp, nuovo governo. Tel Aviv, maxi-marcia per la liberazione degli ostaggi

L’accordo potrebbe essere vicino e di conseguenza dovrebbe allontanarsi l’offensiva israeliana su Rafah. L’emiro del Qatar Tamim Bin Hamad Al-Thani, ha incontrato a Doha il leader di Hamas Ismail Haniyeh con il quale ha discusso la situazione a Gaza e la possibilità di raggiungere un cessate il fuoco a Gaza mentre Israele avrebbe messo a punto un piano di evacuazione dei civili palestinesi dal sud della Striscia, nella zona di Khan Yunis. Anche l’Egitto sarebbe stato messo al corrente dei dettagli. Una delegazione israeliana è in Qatar, dove Hamas ha il suo ufficio politico, per lavorare sui termini della tregua. Anche la diplomazia italiana contribuisce a cercare una soluzione e il ministro degli Esteri, Antonio Tajani ha dichiarato: “stiamo lavorando in maniera discreta e anche sottotraccia, anche con molti Paesi arabi e del G7 per arrivare a una interruzione dei combattimenti a Gaza, per permettere di portare aiuti alla popolazione civile. Abbiamo chiesto di aspettare per l’attacco a Rafah, speriamo che da una parte e dall’altra ascoltino i messaggi di buon senso”. Una delegazione italiana composta da associazioni, parlamentari e giornalisti sarà al valico di Rafah proprio agli inizi di marzo per accertarsi della situazione. La zona di Rafah ospita circa un milione e 300mila persone sfollate, in un’area di appena 62 chilometri quadrati, meno di un quinto della superficie totale della Striscia di Gaza: già una delle aree più densamente popolate al mondo dove l’età media è meno di vent’anni.

Anp, nuovo governo in settimana

Anche i palestinesi preparano il dopoguerra e il primo ministro dell’Autorità nazionale (Anp) Mohammad Shtayyeh ha messo a disposizione le proprie dimissioni al presidente Abu Mazen. Un nuovo governo di coalizione, accettato anche da Hamas, potrebbe essere formato entro la fine di questa settimana e guidato da un “tecnico”. L’Autorità si riforma con l’obiettivo di assumere il controllo della Striscia: Israele insiste sulla necessità di mantenere il controllo di sicurezza dell’enclave costiera, mentre l’amministrazione sarebbe affidata a funzionari locali indipendenti. Ma finora Anp ha respinto sia il piano di pace di Israele sia il piano di evacuazione per i civili nell’area di Rafah, tanto che ieri c’è stata una intensificazione di razzi sparati verso Israele dagli Hezbollah.

Netanyahu: Israele non è stupido

Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha detto che il popolo israeliano è “unito come mai prima nel dire che ciò che non accetteremo è uno Stato palestinese che mette in pericolo Israele”. “Questa non è la mia posizione personale, questa è la posizione del popolo di Israele”, ha insistito Netanyahu, rispondendo a una domanda sul commento del governatore della California Gavin Newsom che ha dichiarato che il primo ministro “è doppiamente stupido” nella sua opposizione a uno Stato palestinese. Il popolo di Israele, ha risposto Netanyahu, “non è stupido”, aggiungendo che Gaza era uno Stato palestinese “de facto”, ed è stato usato per uccidere, stuprare e rapire israeliani. Dare ai palestinesi uno Stato che possa minacciare Israele”, ha detto Netanyahu all’emittente americana Fox News, “stabilirebbe un Guinness dei primati” nel premiare il terrorismo. Comunque sia, ha promesso Netanyahu, dopo l’attacco a Rafah mancheranno soltanto “poche settimane alla vittoria finale.” Queste parole per Sami Abu Zuhri, alto funzionario di Hamas, sarebbero a prova che Netanyahu non vuole un accordo.

Iran soffia sul fuoco

Chi soffia sul fuoco è l’Iran che incita il “fronte della resistenza” a essere forte. Il ministro degli esteri iraniano, Hossein Amirabdollahian, durante un colloquio a Ginevra con la presidente del comitato internazionale della Croce Rossa, Mirjana Spoljaric Egger, a margine della 55esima sessione del Consiglio dei diritti umani delle Nazioni Unite (Unhcr) ha espresso preoccupazione per “le disperate condizioni umanitarie” nella Striscia, ma ha affermato che gli Stati Uniti non ha la volontà di porre fine al conflitto.

Situazione degli ostaggi

“Una maxi marcia”. Un corteo di quattro giorni dal confine con Gaza a Gerusalemme. È l’ultima iniziativa in Israele dei parenti degli ostaggi trattenuti dallo scorso 7 ottobre nella Striscia. Ad annunciarla è stato il Forum degli ostaggi e dei dispersi. L’inizio della marcia è previsto per mercoledì dalla zona di Rèim per arrivare poi a Sderot, proseguire verso Kiryat Gat, Beit Guvrin e Beit Shemesh e arrivare sabato prossimo a Gerusalemme. Ad oggi sono 101 gli ostaggi ancora vivi a Gaza, dicono fonti israeliane. Il 7 ottobre 2023, secondo le stesse fonti, Hamas ha preso in ostaggio 253 persone. Oggi 134 ostaggi sono a Gaza, ma 33 di loro sarebbero morti. 130 persone sono state rapite durante l’attacco di Hamas del 7 ottobre 2023, 4 erano prigioniere di Hamas dal 2014. Dei 130, 111 sono uomini, 19 sono donne, tra cui due bambini sotto i 5 anni. 10 degli ostaggi hanno più di 75 anni. 119 sono cittadini israeliani o con doppio passaporto, 11 sono cittadini stranieri (8 thailandesi, 1 nepalese, 1 tanzaniano, 1 francese/messicano). I corpi di 33 ostaggi sono trattenuti da Hamas. Un israeliano è scomparso. Le persone rilasciate sono 123: 5 israeliani sono stati rilasciati prima dell’accordo con Hamas. 81 israeliani e 24 cittadini stranieri sono stati rilasciati come parte dell’intesa di novembre con Hamas. 8 ostaggi sono stati uccisi e i loro corpi sono stati recuperati dalle forze israeliane. 3 ostaggi sono stati uccisi per errore dallo stesso esercito israeliano. Due ostaggi sono stati liberati da blitz delle forze armate di Tel Aviv.

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