domenica, 28 Aprile, 2024
Esteri

Bibi contro tutti anche contro se stesso

L’isolamento di Netanyahu

Il 7 ottobre il mondo libero, democratico e civile si era stretto intorno a Israele. Senza se e senza ma. L’aggressione terroristica di Hamas con le inaudite violenze su inermi civili aveva suscitato orrore. Tutti gli amici del popolo ebraico avevano riconosciuto il diritto di Tel Aviv di reagire a questo atto di guerra e di smantellare la rete militare di Hamas. Quattro mesi dopo, Israele rischia di trovarsi in una pericolosa condizione di isolamento internazionale con una spaccatura interna senza precedenti. La colpa è del Primo ministro Benjamin Netanyahu e di un manipolo di estremisti che lui ha voluto nel suo Governo e che per lui contano più di Biden, Macron, Sunak, Scholz, Meloni e di tutti i leader moderati arabi che vogliono mantenere buoni rapporti con Tel Aviv.

Non ascolta il suo popolo

Per 40 settimane, prima del 7 ottobre, centinaia di migliaia di israeliani avevano manifestato contro una riforma della giustizia liberticida che Netanyahu vuole imporre snaturando la tradizione democratica del giovane Stato. Si dice per mettersi al riparo dai suoi guai giudiziari: un processo per corruzione, frode e abuso d’ufficio. Netanyahu non ha ascoltato la voce dei suoi cittadini e neanche quella di tanti militari riservisti disgustati dal tentativo di mettere sotto controllo la Corte Suprema che il primo gennaio ha respinto una parte di quella riforma. Le piazze però sono tornate a riempirsi di manifestanti che chiedono la liberazione degli ostaggi e un cambio di passo nella guerra. Neanche stavolta le orecchie di Bibi hanno dato ascolto al suo popolo. Ma c’è di peggio.

Mette a rischio i rapporti con i Paesi amici

Netanyahu si rifiuta di ascoltare i consigli e le richieste sempre più pressanti dei Paesi amici più fidati. Tutti gli chiedono di evitare massacri di civili, di operare nel rispetto del diritto internazionale di non sbattere sempre la porta in faccia a qualsiasi trattativa per la liberazione degli ostaggi e per la soluzione due stati -due popoli. Niente. Bibi ostinato, arrogante al limite della provocazione, fa di testa sua portando a livello di rottura perfino i rapporti con la Casa Bianca. Cos’ha in testa? Non certo il bene di Israele. Perché il suo Paese oggi agli occhi di molti sta passando dalla ragione al torto.

Israele non ha bisogno di lui

Le condizioni disumane della popolazione civile di Gaza sbattuta di qua e di là non sono compatibili con i valori cui l’Occidente di cui Israele fa parte si ispira. Netanyahu sta sbagliando i suoi conti. La testardaggine e il disprezzo con cui tratta gli alleati non gli gioveranno quando la guerra sarà finita e si dovrà trovare una linea di pace. Forse scommette sull’elezione di Trump, ma è impensabile che questa guerra si prolunghi fino a Novembre. Il suo futuro politico è comunque segnato. Israele non ha bisogno di lui se vuol costruire un futuro di serenità e libertà per il suo popolo.

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