venerdì, 29 Marzo, 2024
Politica

Il solco profondo tra Renzi e la sinistra

Uno dei tanti errori politici commessi da Renzi negli ultimi mesi è stato quello di rompere tutti i ponti con la sinistra in genere, non solo il Pd.

Quando, all’improvviso, dopo la fiducia al Conte 2 decise di uscire dal Pd, dovette constatare che molti suoi strettissimi amici della prima ora non avevano alcuna intenzione di seguirlo, a cominciare da Luca Lotti e Lorenzo Guerrini. Renzi aveva, come di consueto, fatto di testa sua, senza consultarsi e mettendo gli altri di fronte al fatto compiuto.

Il continuo agitarsi di Renzi all’interno della coalizione, da settembre in poi, aveva più volte creato nel Pd un imbarazzo crescente tramutatosi sempre più in fastidio.

Le ultime bordate contro le norme sulla prescrizione, il diktat ai ministri di Italia Viva di non partecipare alla riunione del Governo e le altre mosse che minaccia di fare segnano un punto di non ritorno nei rapporti tra Renzi, il Pd e l’area di sinistra.

L’ex presidente del Consiglio ha giocato il tutto per tutto e forse non si è reso conto che, se stavolta le sue previsioni si dimostreranno -come altre volte- sbagliate, il suo isolamento politico sarà devastante.

Rompere definitivamente con l’area della sinistra senza avere una sponda al centro e senza riuscire ad attrarre consensi tra le forze moderate è una condizione pessima per un leader pieno di ambizioni che vede il suo spazio politico restringersi sempre di più. In politica non si azzardano cambi di schieramento senza aver prima in tasca  un pacchetto solido di consensi di nuovi alleati. Fare diversamene significa buttarsi nel vuoto.

Uscendo bruscamente dal Pd Renzi ha portato con sé 29 deputati (il 4,5%) e 17 senatori (il 5,5%): una pattuglia che rischia di assottigliarsi se egli accentuerà la pressione sul Governo rischiando una crisi con conseguenti elezioni anticipate che sarebbero un bagno di sangue per Italia Viva, stando ai sondaggi.

Eppure Renzi avrebbe dovuto aspirare ad attrarre verso di sé gli insoddisfatti all’interno del Pd, coloro che non condividono la linea troppo prudente di Zingaretti e che non accettano di buon grado una eccessiva “pazienza” del partito nei confronti degli estremismi residui dei 5 Stelle. Non si capisce perché abbia rinunciato a cercare altre adesioni dall’interno delle file del Pd.

Né si capisce perché, esasperando le tensioni con il Governo e creando di fatto le condizioni per una riemersione di Salvini, Renzi abbia interrotto definitivamente ogni possibile canale di dialogo con quella parte della sinistra da sempre moderata e prudente che mal sopporta l’alleanza con i 5 Stelle.

Per diventare punto di riferimento dei disorientati della sinistra Renzi avrebbe dovuto dialogare e intessere relazioni con queste frange, senza mai esasperare lo scontro nel Governo.  Invece ha fatto il contrario, senza avere una strategia alternativa all’attuale alleanza di Governo. È impensabile che Renzi immagini di potersi alleare con Salvini e Meloni conservando il sostegno dei deputati e senatori che lo hanno fin qui seguito. Renzi ha scavato un solco largo e profondo con la sua vecchia storia politica senza avere un orizzonte alternativo di alleanze praticabili e credibili.

Un errore madornale che potrebbe segnare la fine della sua tumultuosa carriera politica. Fa ancora in tempo a fermarsi e a ripensare la sua tattica in una visione strategica. Chissà…

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