giovedì, 25 Aprile, 2024
Cronache marziane

Kurt e il ritorno del Re  

La curiosità del Marziano è caratteristica nota; meno noti sono i modi attraverso i quali una simile curiosità si manifesti.

Si tratta di modi che vanno dal curiosare fra le mie carte personali, fino allo spostarsi con la velocità della luce da un punto all’altro del nostro pianeta, che Lui è tornato a visitare ad una settantina d’anni di distanza dal primo atterraggio a Roma (così almeno ci ha raccontato Ennio Flaiano): più o meno il tempo trascorso fra l’incoronazione di Elisabetta Seconda nel 1951, in una Londra sferzata dalla pioggia, e quella di suo figlio Carlo nel tempo presente, nella stessa città – altrettanto piovosa – di molti decenni prima.

Tornato entusiasta dall’aver presenziato a quella cerimonia, Kurt si è anche lasciato andare ad una serie di considerazioni su come sia cambiato il ruolo dell’Inghilterra in questi 72 anni: l’impero che fu è diventato un Commonwealth e l’Europa distrutta dalla guerra è diventata – a sua volta – Unione Europea, ovvero un ordinamento superstatale di cui anche quel Paese faceva parte fino ad un paio d’anni addietro, prima che un referendum consultivo vinto per pochi punti  dai suoi promotori ne sancisse l’abbandono.

Ad avviso del Marziano, però, anche la Brexit sembra aver fatto il suo tempo, se è vero che la definitiva abrogazione di regolamenti e direttive a suo tempo promessa da Boris Johnson, per segnare una strada senza ritorno, non ci sarà: almeno questo ha riferito – nei giorni scorsi – il Telegraph, ad avviso dei cui redattori il governo di Rishi Sunak starebbe abbandonando la strategia dei suoi predecessori, tesa a rivedere – per sostanzialmente  cancellarla – tutta la normativa introdotta nel periodo in cui il Regno Unito ha fatto parte dell’Unione Europea.

Al contrario, le due Parti avrebbero addirittura iniziato a negoziare il ritorno di Londra in Horizon (il programma di ricerca europeo che impegna ben cento miliardi di euro), mentre sarebbe stata già raggiunta un’intesa di massima sul Windsor Framework, ovvero l’insieme di misure da adottare per risolvere le questioni legate all’Irlanda del nord.

Se dunque non vedremo applicate, in Inghilterra,  direttive nuove come quella sull’armonizzazione delle regole in materia di responsabilità dei magistrati, dobbiamo prendere atto di una netta inversione di tendenza nel processo di allontanamento di quel Regno dall’’Europa.

Ovviamente non si tratta di un’operazione politicamente indolore, perché questa scelta sta scatenando la reazione dei Brexiters, che tuttavia hanno iniziato a fare i conti con l’inflessibilità del Primo Ministro: Quest’ultimo ha già annunciato alla Camera dei Comuni la propria intenzione di tenere in vigore nell’ordinamento britannico la gran parte dei quasi 4000 atti normativi introdotti, fra il 1973 e il 2016, in ossequio alle regole dell’Unione, limitandosi ad abrogarne una quota inferiore al venti per cento.

L’avvicinarsi della fine del corrente anno è diventata infatti la maggior fonte di preoccupazione dell’apparato amministrativo e delle maggiori organizzazioni datoriali e sindacali inglesi: tutte concordi nel sostenere che la Hard Brexit, originariamente immaginata da Johnson, potrebbe aggravare la crisi economica e finanziaria che ha iniziato a mordere l’economia britannica.

Il pragmatismo di Sunak Lo ha spinto così a scegliere di mantenere il Regno Unito nei meccanismi di cooperazione comunitaria, anche per evitare il ripetersi delle lunghe code dell’ultima Pasqua, fra Calais e Dover, che hanno afflitto i turisti in transito fra l’Inghilterra e il resto dell’Europa, o viceversa.

In particolare Londra vorrebbe negoziare con Bruxelles un mantenimento degli accordi che ancora permettono ai turisti di utilizzare gli E-Gates nei loro spostamenti da e verso il continente, affrontando la questione al vertice del G7 che si terrà, a maggio, in Giappone.

Ha aggiunto Kurt che della questione si è anche parlato – fra Sunak e la Von der Leyen – nel corso dell’incontro che ha preceduto l’incoronazione di Carlo III: incontro al quale il Marziano mi ha detto di aver assistito personalmente.

Quest’ultima mi sembra, ovviamente, una sbruffonata; ma ho troppe volte imparato – a mie spese – a non sottovalutare le capacità infiltratorie di Kurt, lasciandomi almeno il sospetto che lui possa avermi riferito quello che ha effettivamente ascoltato e non solo quanto riportato dai giornali inglesi.

Nelle prossime settimane e nei prossimi mesi potrò meglio capire se quanto mi ha detto sia vero.

Per ora mi limito ad osservare che il rapporto del Marziano appare, perlomeno, credibile.

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