giovedì, 2 Maggio, 2024
Cronache marziane

Le SOS viste da un Extraterrestre

Mi sembra che Kurt stia ormai esaurendo l’ambito dei suoi interessi per il sistema Italia e non escludo che questa sua stanchezza preluda ad un definitivo ritorno a casa: esattamente come fece negli anni 50 dello scorso secolo, almeno stando alla ricostruzione che ne fece Ennio Flaiano nel racconto “Un marziano a Roma”, più volte pubblicato come una delle opere che meglio illustrano gli intenti satirici dello Scrittore.

Egli non manca però di continuare a leggere i nostri giornali e così la sua attenzione si è stavolta appuntata sui compiti dell’ufficio informazioni finanziarie (UIF), che si incarica di gestire le Segnalazioni di Operazioni Sospette (SOS).

Queste ultime rappresentano uno strumento chiave nella lotta contro il riciclaggio di denaro e il finanziamento del terrorismo. In Italia, come in molti altri Paesi dell’Unione Europea, le istituzioni finanziarie sono obbligate – fin dagli anni novanta del secolo passato – a segnalare operazioni che potrebbero essere legate ad attività illecite. Tuttavia, la gestione e l’applicazione delle SOS presentano alcune peculiarità, almeno  in Italia che meritano un’analisi critica e sulle quali sono stato a lungo interrogato dallo stesso Kurt, dopo che Costui aveva a lungo con pulsato la giurisprudenza amministrativa e penale che si è occupata della materia.

Ne è scaturito il quadro che vengo ora a descrivere.

Si parla di un sistema Italiano delle SOS, perché da noi ( e non solo da noi) le banche e gli altri enti finanziari  sono tenuti a segnalare operazioni giudicate sospette al già citato UIF, operante presso la Banca d’Italia: un ufficio che qualcuno vorrebbe ora munire addirittura di personalità giuridica, esattamente come era a suo tempo avvenuto per l’Ufficio Italiano dei Cambi (soppresso dopo il completamento del sistema europeo di unificazione delle monete).

Sebbene quell’ufficio miri a proteggere l’integrità del sistema finanziario, i fatti di questi giorni – in particolare quelli legati ad accessi presuntamente abusivi a tali informazioni – ne hanno messo in luce alcuni aspetti che suscitano qualche preoccupazione, non solo nelle Autorità giudiziarie che se ne stanno occupando.

Mi riferisco in particolare a:

  1. eccessi di segnalazioni, frutto della paura di sanzioni, che hanno portato gli operatori di alcune banche (e di altre istituzioni finanziarie) a segnalare determinate operazioni anche quando obiettivamente vi fosse un basso livello di sospetto. Questo “over-reporting” può infatti sovraccaricare i compiti assegnati a quell’Autorità, riducendo l’efficacia del sistema.
  2. Violazioni della Privacy dei Clienti, perché quelle segnalazioni potrebbero comportare l’invio di informazioni sensibili a quella e ad altre autorità, senza un adeguato controllo. Questo potrebbe violare i diritti di privacy di chi quelle operazioni ha posto in essere, confidando nella riservatezza della banca a cui si è affidato.

Con il Marziano abbiamo dunque passato in rassegna, comparandole, le discipline vigenti negli altri  Paesi dell’UE, debitamente contemplati dalla direttiva sulla lotta contro il riciclaggio di denaro (AML) e che stabilisce le linee guida per le SOS; abbiamo così scoperto come  l’implementazione con quella direttiva sia piuttosto variabile, per modalità ed effetti, tra i Paesi membri.

Ad esempio, Paesi come il Regno Unito e la Francia hanno implementato sistemi più sofisticati e centralizzati rispetto al nostro, che permettono un’analisi più accurata delle segnalazioni stesse; mentre altri Paesi hanno adottato misure più stringenti per proteggere le informazioni personali dei clienti, bilanciando meglio il rapporto fra sicurezza e privacy.

Tutto questo sembra portare – almeno secondo il Marziano – ad una sola conclusione: occorre rivedere le regole della disciplina italiana delle SOS, perché – se è vero che le Segnalazioni di Operazioni Sospette svolgono un ruolo cruciale nella prevenzione delle attività criminose – tuttavia, il sistema italiano presenta delle criticità che necessitano di un’analisi approfondita, da non risolvere ricorrendo alla soluzione semplicistica del conferimento di una personalità giuridica a l’UIF.

La comparazione con gli altri Paesi dell’Unione Europea evidenzia invece la necessità di una maggiore standardizzazione e di un miglior equilibrio tra la lotta al crimine finanziario e la protezione dei diritti individuali. L’adozione di un approccio più uniforme e la considerazione delle migliori pratiche a livello europeo potrebbero così contribuire a rendere il sistema italiano più efficiente e rispettoso delle libertà individuali di quanto non lo sia ora.

Ha d’altronde ragione il Marziano quando mi fa osservare che questa materia sarà una delle prime a cadere sul tavolo del nuovo Governatore di Bankitalia, già designato nella persona di Fabio Panetta, che assumerà quella carica il prossimo primo novembre.

Occorre dunque attendere solo qualche mese per comprendere le linee della nuova Governance di quello che fu l’Istituto di Emissione  (nel senso che emetteva la moneta nazionale e la immetteva sui mercati, così manifestando la propria sovranità in questa materia: una sovranità ormai perduta in favore dell’attuale Eurosistema) e che pure negli ultimi anni sembra aver continuato ad operare come se poco o nulla fosse cambiato nel governo della moneta e nell’esercizio della vigilanza sulle banche e sulle altre istituzioni finanziarie italiane.

La materia è sicuramente incandescente, ma sia Kurt che lo scrivente confidano che assuma – nel prosieguo – un aspetto meno drammatico di quello attuale.

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