venerdì, 29 Marzo, 2024
Politica

Mattarella e Macron spengono i fuochi. Trattato del Quirinale non De Bello Gallico

La guerra diplomatica tra Francia e Italia può finire prima di cominciare. I due Presidenti hanno rilanciato la “piena collaborazione in ogni settore sia in ambito bilaterale sia dell’Unione Europea”. Chi già pregustava di qua e di là delle Alpi uno scontro tra cugini e tra opposte maggioranze politiche rimarrà deluso. L’interesse dei due Paesi è collaborare anche sul tema dei migranti: è l’unico modo per evitare a Macron gli attacchi crescenti di Marine Le Pen e a Meloni il rischio dell’isolamento su un tema su cui l’Italia non può far valere le sue sacrosante ragioni da sola o in compagnia soltanto di Grecia, Malta e Cipro. Ora tocca a Meloni indicare la linea, tra la prudenza di Tajani e l’oltranzismo di Salvini.

A differenza di Macron, Mattarella non è capo dell’Esecutivo e quindi non può intervenire su ministri che parlano a sproposito. Ma, poiché ratifica i Trattati internazionali, ha il diritto di richiamare al loro rispetto. Ed è quello che ha fatto implicitamente nel comunicato congiunto con l’Eliseo.

In sintonia con Mattarella, il ministro degli Esteri ha spiegato ai suoi colleghi europei che l’immigrazione va affrontata dell’Ue mai contro qualcuno ma per trovare le giuste soluzioni che richiedono tempo. Non c’è nessun problema con la Francia e non ci saranno ripercussioni su alti dossier europei, tranquillizza il ministro degli Esteri con un equilibrato linguaggio diplomatico, come si conviene al suo ruolo e anche alla delicatezza del tema.

Che non deve diventare materia per scorribande politiche e strumentalizzazioni per raccattare consensi. Non siamo più in campagna elettorale.

Le posizioni estreme vanno isolate sia nella maggioranza che nell’opposizione. Sarebbe importante se  fossero proprio i partiti che non fanno parte della maggioranza a uscire allo scoperto e a proporre al governo un tavolo comune per affrontare una volta per tutte questo problema sottraendolo al gioco delle parti e facendo parare l’Italia con una sola voce a Bruxelles. Ma per fare questo, soprattutto il Pd dovrebbe superare vecchie impostazioni e guardare  con realismo ad un problema che non si risolve con slogan e a cui l’opinione pubblica è molto sensibile.

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