mercoledì, 8 Maggio, 2024
Attualità

Sfattoria degli Ultimi. Il Tar rinvia

Dopo un mese e mezzo di tensioni e sospiri, brevi, di sollievo, in un match serratissimo tra la Sfattoria degli Ultimi e le istituzioni preposte alla prevenzione della peste suina africana, si è arrivati al giorno dell’udienza presso il Tar del Lazio, che si è tenuta lo scorso 12 settembre. Mentre il ritmo in Sfattoria batteva un tempo frenetico, come può essere la giornata di chi si adopera non solo per il benessere animale, ma anche per organizzare la gestione di una difesa contro la minaccia di uccisione insensata delle creature ospitate presso il santuario, volontari e attivisti, provenienti da tutta Italia, si sono raccolti per manifestare pacificamente sotto il Tar. Indignazione e preoccupazione sono stati i sentimenti dominanti, insieme a un’invocazione verso le Istituzioni che hanno il potere di decidere della vita o della morte in nome di una prevenzione. La gente ha domandato grazia per questi animali e lo ha fatto con un indigeribile amaro tra i denti. Due sono le ragioni: da un canto perché offende il pudore dover chiedere grazia per gli innocenti, dall’altro perché per sentire vivo il patto di alleanza con le Istituzioni si ha bisogno di sentirle non solo in ascolto, ma, soprattutto, in rappresentanza di quello che il popolo domanda. Fuori da ogni dubbio, questa Italia, muovendosi da più parti verso via Arcore, a Roma, a dimostrato di volere la salvezza dei maiali e cinghiali ospiti della Sfattoria degli Ultimi. Così sotto il Tar abbiamo visto famiglie, bambini, anziani, striscioni e lacrime, perché nessuno è disposto ad accettare che gli animali su cui pende questa ipotesi di morte possano essere uccisi, con l’aggravante di una crudeltà inaccettabile: passati per la corrente davanti ai loro familiari. Dopo un attento dibattimento, infine, il collegio del Tar del Lazio, conferma la sospensione dell’abbattimento degli animali ospiti della Sfattoria degli Ultimi, fino al 4 ottobre p.v., data in cui è stata fissata l’udienza conclusiva per decidere se saranno salvati questi animali, sani, detenuti in condizioni di biosicurezza rafforzata e chippati come pet, ossia animali da affezione, non destinati alla filiera alimentare.

La ragione del rinvio, che pesa e fiacca comunque la fibra di chi tanto sta combattendo, è data dalla necessità di concedere il tempo alla Regione Lazio di presentare proprie memorie e consentire un’eventuale discussione orale. Ricordiamo che la Sfattoria è un santuario in cui gli animali trovano riparo, accoglienza e dignità, dopo essere stati sottratti a realtà di dolore e abuso. Questa è una battaglia per dare a creature senzienti e innocenti il diritto alla vita e alla cura e riempire un vuoto normativo che riguarda i santuari con una legge che valorizzi e rispetti queste esigenze.

Queste le parole di Angelita Caruocciolo, avvocato difensore della Sfattoria: “Nella tarda mattinata di oggi è stata pubblicata l’ordinanza del Tar Lazio, sez. Roma, n. 5791 con cui il collegio ha confermato la sospensione degli abbattimenti dei suidi della Sfattoria degli ultimi fino al 4 ottobre. Il tribunale ha dovuto, infatti, fissare una nuova udienza in Camera di consiglio per consentire alla Regione Lazio, non costituita, di depositare eventuali memorie nel rispetto dei termini processuali. Il profilo positivo che si coglie è che, a distanza di 4 settimane dal provvedimento monocratico favorevole alla sospensione, il collegio ha ritenuto evidentemente che lo scenario non è mutato e che persistono i motivi di pregiudizio irreparabile per la vita degli animali ma al contempo di assenza di rischi per la salute pubblica.

Ho assunto il Patrocinio di questa causa perché credo sia l’occasione per iniziare a scuotere le coscienze del nostro legislatore e delle nostre istituzioni che possono rispettivamente legiferare e provvedere in maniera alta e rispettosa della vita e dell’ambiente. La salute pubblica e la vita degli animali possono coesistere se si usano adeguatamente gli strumenti del nostro ordinamento come il principio di proporzionalità, attuando una sana e legittima funzione pubblica. Nel caso di specie si tratta di difendere il diritto alla vita di animali sani e ben custoditi, contro scelte metodologiche lontane dalle norme europee e scellerate di uccidere come unica soluzione possibile. Gli ultimi episodi che si stanno verificando in zona Aurelio sono squallidi e preoccupanti e all’inizio non credevo a chi mi raccontava: cattura con gabbie trappola ed uccisione immediata. Una mattanza inumana”.

 

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