sabato, 27 Luglio, 2024
Politica

Gas. Imprese: costi “fuori controllo”, attività a rischio chiusura. Meloni: Italia hub nel Mediterraneo e avanti con le fonti rinnovabili

Fino a quando le imprese Italiane e le famiglie potranno reggere il peso dell’aumento continuo del gas? Bollette energetiche quadruplicate che in questi giorni si accompagnano al disappunto di piccole e grandi imprese che prefigurano il rischio di essere fuori mercato: i costi superano il fatturato e, in fondo al tunnel si intravvede lo spettro della chiusura. L’amaro ritornello di molti: “Più che produrre era meglio chiudere e andare al mare”.

Imprese, produzione a rischio

“Il problema?”, sintetizza Giovanni Savorani, imprenditore della ceramica e presidente dell’associazione di categoria di Confindustria, “Ci sono aziende nel mondo che vendono piastrelle a sei euro al metro quadro. Quello che a noi costa ora l’energia”. Una osservazione che da sola lascia comprendere l’enorme difficoltà che registrano le imprese.

L’impennata dei prezzi del gas acuiscono le difficoltà e la sfiducia. Dal pizzaiolo che annuncia un ritocco dei prezzi per far sopravvivere la sua attività, alle imprese energivore Italiane che sono già battute in Europa. La sfida della competizione e tra chi può usufruire di prezzi ridotti ed essere presenti sui mercati. La politica, chiuse le liste per il confronto elettorale del 25 settembre, dovrà affrontare questa prima grana. Chi governerà dovrà avere le idee chiare sulla politica energetica. Su quali risorse può contare l’Italia e a che prezzo.

Meloni: gas, Italia hub Mediterraneo

A rompere il silenzio su un tema destinato a dominare la prossima campagna elettorale è la leader di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni che sul dossier energia, sostegni a imprese e famiglie, è particolarmente attenta. Conosce l’argomento e di fronte all’incalzare dei prezzi, ha lanciato la sua proposta,
che vede l’Italia protagonista nella realizzazione di un “Hub” europeo nel Mediterraneo. Nel mondo della ricerca, produzione e vendita del gas, significa avere una posizione centrale, essere snodo per l’individuazione dei giacimenti, l’estrazione e la vendita. Naturalmente assieme ai Paesi produttori già in sinergia con l’Italia. Giorgia Meloni ha sintetizzato la sua proposta con l’obiettivo di ridurre la dipendenza da Mosca, promuovere più rinnovabili, più fornitori di gas, più rigassificatori. E, soprattutto, avanti con l’Italia “fulcro” del Mediterraneo.
“Il gas, che oggi è la nostra fonte energetica primaria, dovrà avere il ruolo di accompagnatore della transizione per i prossimi 2-3 lustri. Non è plausibile pensare di farne a meno prima”, osserva la Meloni, “e quindi è fondamentale diversificare sempre più le fonti di approvvigionamento sia via tubo sia via terminali di rigassificazione, stipulando contratti di approvvigionamento con sempre più Paesi”.

Le nostre carte vincenti

L’Italia ha una storia mondiale di successo nel campo della ricerca e tecnologie per l’estrazione di idrocarburi e di gas. Il ruolo dell’Eni è indiscusso, partendo dal leggendario fondatore Enrico Mattei, abbiamo una compagnia nazionale titolare di molte concessioni in tutto il mondo. In questo contesto da porre in rilievo, ad esempio, il mega giacimento egiziano di Zohr (850 miliardi di metri cubi di riserve) e quelli in Angola, Congo e Mozambico. Ci sono poi le risorse nei fondali marini di Cipro, Israele e Libano, aree in cui l’ENI da tempo ha fruttuose attività e collaborazioni. Inoltre c’è la messa a punto del progetto del gasdotto Eastmed che attraverso la Grecia arriverà in Italia. Una progetto di cui è in atto un confronto diplomatico con la Turchia. Tra i Paesi con i quali ci sono accordi ad esempio l’Egitto mentre l’Algeria è diventato il nostro primo fornitore di gas, dopo il recente accordo fatto dal premier dimissionario, Mario Draghi.

Le Categorie: agire in fretta

Alla attivazione dei progetti guardano con particolare attenzione e premura le Associazioni di categoria. Il 32%, prevede di chiudere il secondo semestre 2022 con il fatturato in calo rispetto allo stesso periodo del 2021. Solo il 18%, invece, stima una crescita. Lo sottolinea la rilevazione condotta da SWG per Confesercenti su una platea di imprenditori associati attivi nel commercio, nel turismo e dei servizi. A pesare sui fatturati, segnalano gli imprenditori, è stato sono soprattutto il boom dei costi energetici.

L’autunno e il nuovo Parlamento

Ai parlamentari eletti, le Associazioni di categoria, chiedono di affrontare la fase difficile in arrivo. I dati anche in questo caso destano preoccupazione: il 31% degli imprenditori segnala la necessità di intervenire per contrastare l’inflazione e gli effetti della corsa degli energetici, con sostegni mirati per famiglie e imprese. Noi aggiungiamo che si lavori, come sollecitano le Associazioni di categoria, per sciogliere i nodi che hanno trattenuto la crescita italiana negli ultimi venti anni. Dalle risorse energetiche, al fisco, alla efficienza della Pubblica amministrazione, alle politiche attive del lavoro che vanno incentivate con i soldi dei troppi bonus elargiti dallo Stato.

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