Frutto dell’esplosione demagogico-populista del 2018, ha mescolato la necessità di dare il giusto sostegno a chi è in difficoltà con le politiche attive del lavoro utilizzando uno strumento assistenziale che disincentiva la ricerca seria di occupazione. Difenderlo in maniera acritica, come fanno i 5Stelle, è l’ultimo di una serie di gravi errori commessi in questi 4 anni dai grillini che Giuseppe Conte si ostina a voler perpetrare.
L’affondo della leader del centrodestra Giorgia Meloni potrebbe segnare il definitivo addio a questo istituto che ha accumulato più critiche che apprezzamenti e i cui difetti sono sotto gli occhi di tutti.
Prima del reddito di cittadinanza esisteva il reddito di inclusione che aveva una platea più ristretta e risorse limitate. Fece un errore il centrosinistra, all’epoca al Governo, a non potenziare questo istituto e a non dotarlo di risorse adeguate. Ma il reddito di inclusione non aveva alcuna ambizione di aiutare i disoccupati a trovare lavoro.
Un fritto misto
Fin dall’inizio il reddito di cittadinanza fu oggetto di critiche per l’assoluta confusione delle regole, l’inadeguatezza dei centri per l’impiego. Furono inventate figure professionali improbabili come i navigator. Tutto questo pasticciato impianto sarebbe crollato molto prima se non ci fosse stata la pandemia che ha posto l’attenzione sul sussidio alle famiglie in difficoltà come una grave necessità.
Ma, nel frattempo, cominciavano ad emergere migliaia di truffe, scandalose concessioni del Rdc anche a criminali. E di inserimento nel lavoro poco o nulla. Il peggio, però doveva ancora venire a galla.
Le storture dell’assistenzialismo
Quando è scattata la ripresa post-pandemia, e soprattutto con l’arrivo dei primi fondi del Pnrr, è esplosa la stortura assistenziale del Rdc. Una valanga di offerte di lavoro sono state rifiutate da percettori del reddito perchè non trovavano conveniente rinunciare a soldi gratis per andarseli a guadagnare. E non è stata una vicenda indolore. Soprattutto nel settore turistico, che aveva sofferto le pene dell’inferno per due anni, la ripresa è stata condizionata dal rifiuto di tanti beneficiari del reddito di andare a lavorare in ristoranti, alberghi strutture ricettive, stabilimenti balneari etc. Un danno enorme per un settore trainante dell’ economia che poteva essere un volano fortissimo della ripresa del Paese. Nel frattempo sono volati via 20 miliardi, solo alcuni dei quali destinati ad aiutare chi è davvero in difficoltà.
Basta ipocrisie
Allora diciamola tutta. È falso e ipocrita ritenere che chi vuole cambiare il Rdc sia insensibile a problemi sociali mentre chi lo difende sarebbe un campione di equità. Bisogna liberarsi di totem per fare riforme sociali serie. Il reddito di cittadinanza è diventata per molti una rendita: chi ne gode non ha alcun incentivo a darsi da fare per trovare lavoro. “Uno strumento di tutela serve per chi non è in condizione di lavorare: over 60, disabili, famiglie senza reddito che hanno dei minori a carico. Ma -afferma Giorgia Meloni- per gli altri quello che serve è la formazione e gli strumenti necessari a favorire le assunzioni”.
Su questo tema si spera che ci sia un’ampia convergenza e un forte determinazione nel prossimo Parlamento a intervenire. E a chi sostiene che il Rdc costituisca la solida base elettorale per il M5S non resta che attendere il risultato del 25 settembre.