sabato, 27 Aprile, 2024
Politica

Destra nazionalista e illiberale

In un lucido articolo sul Corriere della sera (15 novembre) il prof. Ernesto Galli della Loggia ha aperto uno squarcio di luce sulla misteriosa ascesa della destra in Europa. La sua analisi, ridotta all’osso, è la seguente.

Le destre che vincono in Europa non hanno nulla a che vedere col fascismo perché non dispongono di un’organizzazione paramilitare né usano sistematicamente la violenza per colpire gli avversari. Queste destre hanno un punto di riferimento in una grande potenza come la Russia che ha fatto della lotta al liberalismo la sua bandiera e che è disposta ad aiutare le varie destre con i mezzi più sofisticati. La vera anima delle destre -dice della Loggia- è il nazionalismo inteso non come aspirazione imperialistica alla conquista ma come rintanarsi in maniera difensiva nella propria patria per difendersi dalla globalizzazione, dai disagi che essa provoca e dal confronto con altre culture portate dagli immigrati. E questa scelta difensiva  che in qualche modo si oppone al progresso non è operata dai ceti benestanti ma proprio dalle masse che un tempo per la sinistra erano portatrici di innovazione e spinte al cambiamento.

Lo storico ha sicuramente colto nel segno nell’identificare nel nazionalismo la vera caratteristica delle destre. Ma ha omesso di sottolineare come questo nazionalismo, che è pure il piatto principale, abbia come contorno qualcosa di ancor più pericoloso del nazionalismo stesso, ed è l’intolleranza.

Il nazionalismo difensivo e conservatore delle destre non è minaccioso, non ambisce a conquiste ma si sente sicuro se costruisce muri. E’ sicuramente un nazionalismo non aggressivo e apparentemente meno pericoloso di quello che ha portato alle due guerre mondiali del Novecento, dove gli Stati si sono sfidati per la loro sete di conquista.

Ma questo nazionalismo non può farci dormire sogni tranquilli se esso comincia a minare alla base il funzionamento delle democrazie pluraliste disseminando la sua predicazione con tutti gli ingredienti dell’intolleranza, dell’offesa dell’avversario, della messa in discussione delle istituzioni con minacciose dichiarazioni di appelli diretti al popolo per superare le regole imposte dalle Costituzioni e dalle norme correnti.

Il campione di questo nazionalismo è sicuramente Victor Orban che, pur avendo vinto le elezioni senza ricorrere a organizzazioni paramilitari e senza usare la violenza fisica nei confronti degli avversari, ha innescato una svolta autoritaria che ha portato l’Ungheria a diventare il Paese europeo che in dieci anni ha fatto più passi indietro nella libertà e nella democrazia. Orban un pezzo alla volta sta smontando la democrazia ungherese e lo fa usando metodi apparentemente democratici.

Stessa sorte sta subendo la Polonia, che pure nel suo secolare calvario, sembra essersi stancata della libertà e della democrazia dopo appena 30 anni, un nulla rispetto ai secoli di dominazione e di oltraggio che quel paese ha dovuto subire ad opera di potenze straniere.

In Spagna il nazionalismo senza freni di Vox è ancora più spinto verso dinamiche intolleranti al punto che il suo capo Santiago Abascal non ha remore a far resuscitare dalle tombe il franchismo che ha segnato la lunga orribile pagina di lotta fratricida della Spagna moderna. In Spagna la destra estrema è cresciuta molto ma non ha spazi per alleanze. Stesso discorso vale per AFD in Germania.

Ma laddove le nuove destre estreme riescono a conquistare col voto il potere esse si industriano subito a cominciare a smantellare i pilastri delle democrazie liberali attaccando la cultura, addomesticando la magistratura, avviando un passaggio inesorabile verso la democrazia autoritaria e il dispotismo. Il fatto che non usino metodi fascisti e che non ricorrano a colpi di manu militari, all’uso di organizzazioni paramilitari e a l’uso della violenza fisica contro gli avversari non attenua le conseguenze illiberali del loro comportamento.

Il mix di nazionalismo (anche se difensivo e non offensivo) e la diffusione di intolleranza e di illiberalismo è la nuova seria minaccia alle democrazie pluraliste. E questo mix sembra indissolubile, perché è tipico della dinamica del nazionalismo disprezzare gli avversari bollandoli come traditori della Patria e quindi meritevoli di subire angherie e di essere umiliati.

Le nuove destre sono nazionaliste e, come dice Galli della Loggia non fasciste. Ma il loro nazionalismo non è innocuo e, mescolato all’intolleranza, può portare allo smantellamento non violento ma strisciante della democrazia liberale per sostituirla con nuove forme di dispotismo.

Il destino del nazionalismo difensivo è la democrazia autoritaria e questo a sua volta finirà per innescare la ripresa della violenza politica.

Condividi questo articolo:
Sponsor

Articoli correlati

Regionali, il pragmatismo dei vescovi emiliani

Carmine Alboretti

E se domani: rifare un Paese (e l’Europa) dopo il Covid

Luca Sabia

Stavolta carte in tavola: Fico le vedrà e Mattarella deciderà

Giuseppe Mazzei

Lascia un commento

Questo modulo raccoglie il tuo nome, la tua email e il tuo messaggio in modo da permetterci di tenere traccia dei commenti sul nostro sito. Per inviare il tuo commento, accetta il trattamento dei dati personali mettendo una spunta nel apposito checkbox sotto:
Usando questo form, acconsenti al trattamento dei dati ivi inseriti conformemente alla Privacy Policy de La Discussione.