Putin sulla Piazza Rossa esibirà missili e truppe, suonerà le trombe del più feroce nazional-imperialismo russo. Ma dov’è il bottino della guerra? Un pugno di mosche costato oltre 20 mila morti, tra cui una decina di generali, due navi ammiraglie e centinaia di carri armati e mezzi di terra distrutti. Che Mosca ha difficoltà a rimpiazzare per mancanza di pezzi di ricambio.
Oltre ai massacri di civili e alle devastazioni a Mariupol e in altre città ucraine non c’è nulla nella mani di Putin. Le truppe di Mosca controllano una esigua parte dei territori invasi e cominciano a battere in ritirata anche da zone strategiche come l’area di Kharkiv.
Ma intanto la Russia è isolata politicamente, economicamente e moralmente da gran parte del mondo. E lo sarà ancora di più dopo il G7 telefonico di ieri.
Il messaggio è chiaro: l’Occidente non solo non si fa intimidire dall’aggressività di Putin, ma risponde con una determinazione senza precedenti all’invasione dell’Ucraina.
I russi non devono vincere questa guerra. Devono ritirarsi da tutta l’Ucraina -ha affermato Zelensky- correggendo la sua dichiarazione con cui si diceva disponibile a non rimettere in discussione la Crimea.
L’irrigidimento del presidente ucraino segue di 24 ore la dura presa di posizione della Nato il cui segretario generale Stoltenberg ha dichiarato che gli Alleati occidentali non accetteranno mai l’annessione della Crimea.
Biden ha compattato i 7 grandi su una linea che conferma il sostegno totale, economico e militare a Kiev. Viene ribadita la linea dura sulle sanzioni che ora si estendono alla parentela stretta di Putin, ad emittenti del regime e ad altre banche. Si conferma la decisione di fare a meno del petrolio della Russia nei tempi tecnici necessari.
La guerra spazzerà via 15 anni di progressi economici della Russia, afferma la Casa Bianca che fa ricadere su Putin l’onta di aver arrecato vergogna sul suo popolo e di mettere a rischio la sicurezza alimentare globale. Non c’è di che per festeggiare il 9 maggio sulla Piazza Rossa.