giovedì, 25 Aprile, 2024
Società

Giustizia riformata vicina alle persone

Intervista all’Avv. Maria Giovanna Ruo, Presidente dell’Associazione CAMMINO

 

L’avvocato Maria Giovanna Ruo, Presidente dell’Associazione CAMMINO

Avv. Ruo, la riforma del processo civile (DDL n. 3289 e abb.) è legge, passata alla Camera con larga maggioranza nel testo già licenziato dal Senato. La Ministra della Giustizia, Marta Cartabia, che ha firmato il progetto di riforma, ha recentemente commentato il risultato parlando a nome del Governo di “fiducia in una giustizia e in riforme condivise e di una gran voglia rinnovamento”. È così? Cosa significa, oggi, questa nuova legge? 
Nel settore persona, famiglie e minorenni desiderio e auspicio di una riforma ci sono da decenni da parte degli avvocati che operano in questa area. Troppi giudici, troppi procedimenti possono riguardare lo stesso nucleo familiare anche intersecandosi, con allungamento di tempi, di costi, con possibilità di provvedimenti contrastanti. Il risultato è che gli oneri economici divengono insostenibili soprattutto per le fasce più deboli, che non possono usufruire del patrocinio per i non abbienti per i limiti di reddito previsti. Per tutti la dilatazione dei tempi si può tradurre in giustizia negata. Con la Riforma vi sarà un unico giudice e un unico processo, il che consente di concentrare la tutela e non disperdersi tra vari giudici e vari procedimenti. Il rito unitario e la previsione di un unico giudice prossimo e specializzato dovrebbero rendere la tutela delle persone vulnerabili nell’ambito delle relazioni familiari più celere, incisiva e unitaria. La Riforma riconduce a ragionevolezza e, quindi, anche a comprensibilità, il sistema della tutela in un settore così delicato come quello delle relazioni familiari e della salvaguardia dei soggetti vulnerabili al loro interno. Certo, serviranno risorse. 

Tra i punti della riforma per quanto riguarda il diritto di famiglia c’è tra l’altro l’istituzione di un rito unitario per tutti i procedimenti in materia di famiglia. Perché è così importante, quali anomalie andrà a sanare? 
Le persone anche di età minore avranno un giudice specializzato e prossimo e la loro tutela sarà unitaria e non più suddivisa tra giudici e procedimenti: la specializzazione dei giudici sarà perseguita con appositi corsi di formazione e i giudici addetti al Tribunale per la persona, i minorenni e le famiglie rimarranno adibiti alle funzioni (che sono esclusive: cioè a loro riservate dalla legge) anche oltre i limiti decennali oggi previsti dalla legge, evitando così il disperdersi di preziose risorse ed esperienza. L’apporto degli esperti in altri saperi, necessari per l’individuazione del best interest dei minori, che costituisce criterio preminente di giudizio, è assicurato dal loro inserimento nell’Ufficio del processo e potranno affiancare i magistrati per singoli atti che potranno essere loro delegati. L’ascolto dei minorenni è solo del giudice togato, ma nulla vieta che questi possa essere affiancato da un esperto dell’Ufficio del processo. 

Cosa cambia da domani in particolar modo per i più vulnerabili, i “minori”?
In casi di particolare vulnerabilità (come ad esempio in caso di violenza domestica o di genere con figli minorenni, in cui possono intersecarsi procedimenti davanti al Tribunale ordinario e al Tribunale per i minorenni per ottenere tutela), ma anche in casi di “ordinaria vulnerabilità” (dissidio per passaporto per il figlio se c’è già pendente un procedimento sulla crisi della coppia genitoriale) si elimina la possibile molteplicità dei ricorsi all’Autorità giudiziaria: ne consegue che la Riforma porterà contrazione dei tempi e dei costi di giustizia. Nei casi in cui il figlio minorenne rifiuta il genitore non convivente sono previste tutele più incisive per il ripristino del rapporto, sempre che sia nel migliore interesse del figlio. Vi è un procedimento (403 c.c.) in cui, ancora oggi, la Pubblica Autorità può, in casi di emergenza, allontanare i figli minorenni senza un immediato controllo del giudice: anche a questo la Riforma pone rimedio, disciplinando tempi e modi per il celere controllo dell’Autorità giudiziaria sull’operato della Pubblica Amministrazione.  L’allontanamento di bambini e ragazzi dalla famiglia è un provvedimento estremo, necessario quando vi sia un imminente e grave pregiudizio, ma necessita non solo dell’immediato controllo del giudice, ma anche di una serie di garanzie processuali quali la rappresentanza autonoma dei figli minorenni tramite curatore speciale e di immediati interventi di sostegno. Il curatore speciale che rappresenti il figlio minore nel procedimento è previsto non solo in questo procedimento, ma in una serie di casi in cui è necessario. Non solo: sopravvivono oggi troppe inique differenze tra figli di genitori coniugati e figli di genitori non coniugati, privi questi ultimi sia di un procedimento giudiziario che assicuri loro pari garanzie sia addirittura della possibilità di ricorrere alla negoziazione assistita con risparmio di tempi e di costi. La Riforma parifica queste posizioni con la previsione di un unico processo con regole identiche applicate a tutti e ampliando il perimetro della negoziazione assistita ai figli dei genitori non coniugati in caso di loro non convivenza. 

Il ruolo dei servizi sociali. Nella percezione comune il loro operato presenta a volte delle zone d’ombra. La riforma regolamenterà anche questo ambito nel senso di un ridimensionamento? 
Il ruolo dei Servizi alla persona, che debbono intervenire sempre più spesso nei procedimenti data la crescente frequenza delle situazioni di fragilità personale e familiare, non è oggi disciplinato, anche se agli stessi Servizi può essere persino attribuito l’affidamento dei figli minorenni da parte del giudice. Lo stato attuale disorienta l’utenza e mina la fiducia nelle Istituzioni, perché il quadro degli interventi risulta spesso incomprensibile. Anche le Relazioni dei Servizi saranno regolamentate, con un’opportuna distinzione tra fatti e valutazioni, che spesso si trovano frammischiate, e sarà garantito il contraddittorio. I Servizi oggi, senza che vi sia disciplina processuale, possono segnalare i casi di pregiudizio per i figli  minorenni e altri soggetti vulnerabili, valutare le situazioni familiari e poi ancora monitorare, predisporre relazioni ed eseguire provvedimenti: il tutto comporta un “cortocircuito istituzionale del sistema” e spesso anche un cortocircuito dei rapporti personali, che non aiuta la ricostruzione delle relazioni familiari nell’interesse dei soggetti vulnerabili, che deve essere l’obiettivo della tutela in questo settore, che guarda al futuro e non al passato, se non in via diagnostica e prognostica, ma non per stabilire “torti e ragioni”. È necessario che tutti gli attori della scena sappiano bene qual è il ruolo loro e quello degli altri con chiarezza e rispettiva assunzione delle connesse responsabilità. 

Nella Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne alcune avvocati di CAMMINO, l’Associazione da Lei presieduta, hanno registrato un video, pubblicato su Youtube (https://www.youtube.com/watch?v=MJyW2C5BwVg), dove elencano almeno 10 cose che ancora mancano per una effettiva tutela giuridica e giudiziaria della donna vittima di violenza, anche domestica, e per la sua piena realizzazione nella società. Il giorno dopo la riforma del diritto di famiglia è divenuta legge. Mancano ancora queste 10 cose almeno? 
Il giorno dopo che la Riforma sarà a regime vi sarà stato un sicuro passo avanti, dato che la stessa prevede sia una particolare celerità per i procedimenti che riguardano vittime di violenza, sia che il giudice abbia poteri propri istruttori e decisori in loro favore. Insomma, uno snodo di particolare rilievo. Inoltre, come ho già anticipato, proprio nella tutela delle vittime di violenza domestica e di genere l’attuale sistema comporta un frazionamento tra più giudici e più procedimenti. Il fatto che sia concentrata davanti a un solo giudice e in un solo procedimento, e per di più con le tutele che ho richiamato, comporta un grande passo avanti. 

CAMMINO. La Sua associazione accoglie gli avvocati di diritto di famiglia ed è al lavoro da oltre 20 anni “per una normativa e una giustizia capaci di assicurare una effettiva tutela ai più vulnerabili”. Perché l’avete chiamata CAMMINO e qual è secondo Lei il ruolo e la forza (se ce l’ha) dell’associazionismo oggi? In che rapporti è Cammino con le altre associazioni di categoria?
CAMMINO non è solo l’acronimo di Camera Nazionale Avvocati per la persona, le relazioni familiari e per i minorenni, è espressione della consapevolezza che ci accompagna da 22 anni che la tutela in questo settore è un cantiere in perenne costruzione non solo di una strada, ma di una rete viaria complessa, anche in ragione delle sfide che la società quotidianamente ci porta: pensiamo alla procreazione medicalmente assistita, al turismo procreativo, al fine di una vita sempre più lunga e di per ciò stesso anche problematica per le sue crescenti fragilità, all’accompagnamento delle antiche e nuove vulnerabilità frutto anche del progresso (tutto ciò che è connesso con la società multimediale ad esempio). Siamo convinti da sempre che gli avvocati siano l’anello di congiunzione tra la vita e il diritto e abbiano il compito di dare voce alla domanda di giustizia delle persone, non solo nel singolo caso, ma anche nella società. Quindi il nostro è uno working in progress e da qui anche la nostra denominazione che è l’indicazione di un metodo e di un programma.
Avremo molto da fare: sia vigilando sui decreti legislativi che attueranno la riforma, sia sulle prassi applicative che ne deriveranno affinché non ne tradiscano scopo e significato, sia per l’allocazione delle risorse necessarie. Seguendo i nuovi temi, come quelli sopra indicati, ma anche quello della “violenza assistita”, cioè dei figli minori testimoni della violenza tra genitori o, più frequentemente, di un genitore nei confronti dell’altro. Assistere a tale violenza comporta un pregiudizio grave allo sviluppo psico-fisico del figlio minorenne, con risvolti psicologici e pedagogici che debbono essere considerati anche per la loro tutela. Di questo parleremo il 15 dicembre in un webinar nazionale “Violenza assistita e idoneità genitoriale” – https://www.cammino.org/events/violenza-assistita-e-idoneita-genitoriale/ – che abbiamo promosso con addetti al settore giustizia, ma anche con esperti di altre scienze dei quali non si può fare a meno per individuare the best interest of the child.

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