giovedì, 25 Aprile, 2024
Cronache marziane

Kurt e i veleni della politica

Tempo di elezioni nella Penisola.

Inizia la lunga stagione che, partendo dal rinnovo di un migliaio di consigli comunali, si concluderà con la tornata politica del prossimo anno, passando per la madre di tutte le battaglie: la scelta del nuovo Presidente della Repubblica.

Si scatena la stampa, azzannando gli uomini dei partiti che militano dalla parte avversa; nascono e muoiono in pochi giorni mostri improvvisati indicati, di volta in volta, come le origini del male.

Spesso l’operazione di trasformare il lettore in un elettore fallisce, ma il danno alla credibilità della politica è sempre più grave ed irreparabile: non a caso è riuscito addirittura a travolgere il movimento nato come conseguenza di questo prolungato Autodafè.

Ho dovuto spiegare a Kurt perché le democrazie moderne abbiano tutte bisogno, per funzionare, di appellarsi frequentemente alla sovranità di ciascun popolo; ma non me la sono sentita di nascondergli di quali strumenti si servano – su questa parte del nostro pianeta – coloro che hanno già conquistato il potere e vogliono mantenerlo, rispetto a quelli che vogliono invece scalzarli per prenderne il posto.

In particolare da noi, persino le Procure colabrodo – da cui puntualmente fuoriescono, nei periodi elettorali, notizie documenti che la stampa può tranquillamente manipolare in danno di questo o di quel partito politico, o (come più spesso accade) in danno dell’uno o dell’altro candidato della medesima lista elettorale – possono diventare attori, più o meno consapevoli, della lotta politica.

 Ho anche consigliato al Marziano, che mi guardava un po’ incredulo, di cercare conferma delle mie parole in un saggio  americano del 2016 (Achen & Bartels, Democracy for Realists, Princeton University Press) ove si spiega come le elezioni non producano sempre e comunque compagini parlamentari idonee a rispecchiare la volontà degli elettori: tuttavia – ho concluso – non si può mai dimenticare quanto ricordava Churchill, affermando che la democrazia sarà pure uno strumento imperfetto, ma nessuno è mai riuscito ad inventare un sistema politico migliore.

Abbiamo quindi sfogliato insieme la stampa di questi giorni, constatando che – come sempre – si preferisce dare spazio alla ricerca di scandali più o meno fantasiosi, piuttosto che ad analisi politiche come quelle che – in periodo di elezioni – si possono leggere sui giornali di lingua inglese.

Kurt si è dunque convinto che, qui in Italia, per vincere ogni mezzo è buono; ne sapeva qualcosa Machiavelli quando metteva a confronto la volpe con il leone, non rendendosi, forse, neanche conto che l’intuizione della lotta senza esclusione di colpi fra l’astuzia e l’intelligenza andava a fondare la dottrina dello Stato e la stessa scienza politica, mentre molti degli studiosi nostri contemporanei non sembrano, a loro volta, rendersi conto che  – per approfondire il messaggio lanciato con “Il Principe”(1513) – occorre prima aver letto “ La Mandragola“ (1518), opera teatrale dello stesso Autore, che ne esprime l’idea di base: gli scrupoli morali sono sempre  e comunque ostativi al raggiungimento di un obiettivo, sia esso la conquista di una città-stato  (ove le disfunzioni prevalgono progressivamente sulle funzioni) ovvero le grazie di una moglie virtuosa (sempre combattuta, non meno progressivamente, fra il desiderio e la paura).

Guardarsi intorno, calcolare i rischi e le probabilità di successo, dare la sensazione di fidarsi di ognuno quando si diffida di tutti e saper scegliere il momento giusto per colpire sono gli elementi di una strategia che accomuna il perfido Duca Valentino e la virtuosa Lucrezia: così l’uno guadagnerà il potere e l’altra il piacere.

Un secolo e mezzo dopo, il Cardinale Mazzarino diffuse una serie di massime poi raccolte in quel “Breviario dei Politici”(1659) sulla cui autenticità ancora si dibatte, ma che sicuramente contribuiscono ad illustrare la stabilità dell’approccio Machiavelliano ad un certo modo di intendere la politica intesa come strumento di presa e mantenimento di un potere fine a se stesso.

Ho continuato a descrivere a Kurt l’evoluzione della scienza politica fino a che non mi sono reso conto che il Marziano iniziava a sbadigliare esattamente come un qualunque terrestre, così gli ho fatto grazia di altri autori come Michels, Weber e persino Lenin.

E’ certo però che il confronto fra questo insieme di scritti – datati di decenni, se non di secoli – e gli articoli che la stampa periodica ogni giorno ci regala, mi fa rimpiangere ancora una volta i bei tempi passati.

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