mercoledì, 24 Aprile, 2024
Economia

Catasto. Veronese (Uil) riforma necessaria, oggi penalizzate famiglie povere

Un aumento delle rendite catastali, i rischi di far crescere la tassazione per le famiglie povere e avvantaggiare quelle benestanti, una lotta alla evasione fiscale sugli immobili. È la sintesi di uno studio accurato sulla riforma del catasto realizzato dalla Uil. Tema che torna in primo piano nell’agenda politica. Inoltre la riforma del catasto fortemente richiesta dall’Europa, era stata avviata già qualche anno fa e poi messa nel cassetto dall’allora Governo Renzi. Oggi tra annunci e posizioni politiche che sono in contrasto, si cerca di mettere mano a quella rivisitazione che molti governi hanno da anni tentato invano di attuare. L’obiettivo, almeno per i sindacati è quello di raggiungere una maggiore equità fiscale.

Le tappe della riforma

L’ultima riforma del catasto è datata 1989, tra il 1996 e il 1997 le rendite catastali sono state alzate del 5%. A partire dal 2005, i Comuni possono chiedere all’Agenzia il “riclassamento” di singoli immobili o di intere aree.
“Adesso rispunta, tra le righe”, scrive l’ufficio studi della Uil, che ha realizzato una analisi dettagliata, “della Legge delega di riforma del sistema fiscale e oggi come allora le indicazioni sono che i vani catastali lasceranno lo spazio ai metri quadrati”. Il valore di reddito potrebbe essere affiancato da quello medio di mercato, le molte categorie catastali potrebbero essere drasticamente semplificate, fino al punto di cancellare la separazione tra case popolari e di lusso con “immobili ordinari” e immobili speciali”.

Cambio degli indici

L’impatto secondo ciò che uscirà dalla rivisitazione degli indici fiscali, non riguarderà solo le tasse che gravano sulla casa (Imu, Imposte ipocatastali, imposta di registro ecc.), ma anche sull’Isee l’indicatore che consente di ottenere agevolazioni e sconti (dalle bollette alle rette per i servizi quali asili, mense, Rsa), “con la conseguenza”, scrive la Uil “di un aumento delle rette o di un’uscita dalla protezione sociale”.

Il nuovo scenario

La Uil, (Lavoro, Coesione e Territorio) ha elaborato delle simulazioni prendendo in considerazione i valori Omi (Osservatorio Mercato Immobiliare) sulle compravendite degli immobili aggiornati al secondo semestre del 2020 di un appartamento ubicato in zona semi centrale, mettendo a raffronto tali dati con le rendite catastali medie attuali (A/2 e A/3), nelle Città capoluogo di Regione.
L’elaborazione ha poi riguardato gli effetti sull’Imu sulle seconde case e l’impatto sull’Isee di una prima casa.

Gli aumenti delle rendite

Dall’elaborazione emerge che a livello nazionale con i nuovi valori catastali mediamente le rendite aumenteranno del 128,3% con punte del 189% a Trento, 183% a Roma, 164% a Palermo, 155% a Venezia, 123% a Milano.
L’impatto dei nuovi valori sull’Imu sulle seconde case vede un aumento medio a livello nazionale di 1.150 euro passando dagli attuali 896 euro a 2.046 euro.
A Roma il rincaro dell’Imu sarà di 3.648 euro passando dagli attuali 1.992 euro a 5.640 euro; a Venezia l’aumento sarà di 2.341 euro; a Milano di 2.260 euro. Mentre una prima casa ai fini del calcolo dell’Isee aumenterà mediamente di 75 mila euro con punte di 213 mila euro a Roma, di 142 mila euro a Milano e Venezia, 99 ila euro a Trento, 76 mila euro a Palermo.

Le osservazioni della Uil

Per Ivana Veronese, segretaria Confederale Uil, la riforma sarebbe necessaria per riportare equità nella tassazione sul mattone.
“Una riforma attesa da più di 30 anni”, ricorda Veronese, “dato che l’ultima revisione degli estimi catastali è datata 1989, partendo da una revisione dei valori catastali vecchi, iniqui e che non corrispondono al reale valore degli immobili, eliminando i paradossi attuali per cui case di pregio nei centri storici hanno rendite catastali basse, mentre immobili situati in periferia e costruiti più recentemente hanno rendite catastali alte”.
“Prestando, però, molta attenzione”, osserva Ivana Veronese, “perché questo processo di riforma non dovrà significare maggiori prelievi, ma una diversa e più equa ripartizione del prelievo fiscale sugli immobili.
Ovviamente, sempre accompagnando questi percorsi ad una lotta ‘senza se e senza ma’ all’evasione fiscale sulla tassazione immobiliare che ogni anno produce un minor gettito pari ad oltre 1 miliardo di euro”.

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