martedì, 16 Aprile, 2024

Maria Sole Sanasi d'Arpe

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Considerazioni inattuali

Le risa nel pianto

Maria Sole Sanasi d'Arpe
“Conoscevo solo ‘a legge mia, chella che fa ridere Dummì, non chella che fa chiagnere” così Filumena Marturano nell’omonima commedia di Eduardo De Filippo – poi divenuta quel meraviglioso film del 1964 diretto da De Sica – rivolgendosi a Don Dummì, ovvero Domenico Soriano. Nella netta scissione di due opposti – il riso ed il pianto – tanto differenti da riuscire così spesso a fondersi in un’unica...
Considerazioni inattuali

Io mi ricordo

Maria Sole Sanasi d'Arpe
“I Care”; Don Milani nella sua scuola di Barbiana adottò questo motto – ripreso dalla meglio gioventù americana degli anni ’50 e ’60 – che significa “Me ne importa, mi sta a cuore” in antitesi rispetto al “Me ne frego” di matrice fascista. Lo utilizzava rispetto al sistema educativo scolastico: per promuovere una cultura civile e sociale protesa verso l’attenzione...
Considerazioni inattuali

Le fondamenta delle baracche

Maria Sole Sanasi d'Arpe
Guardavo Il Divo di Sorrentino qualche sera fa; senza mai dimenticare che un film resta sempre un film e differisce non di poco dalla realtà: m’innamoravo per l’ennesima volta della scena tra Giulio Andreotti e sua moglie, con il sottofondo de ‘I migliori anni della nostra vita’ di Renato Zero; davanti alla televisione, in un’atmosfera casalinga, rassicurante che stilla tepore...
Considerazioni inattuali

Il fatto nell’abbraccio

Maria Sole Sanasi d'Arpe
“Mi illumino a lungo dell’oro che trovo in fondo a un abbraccio” scriveva Lucien Becker, perché l’abbraccio resta; è uno di quei gesti propri della sfera affettiva che sono ricchi di sostanza e che non necessitano di troppe parole che li accompagnino. Fateci caso: quando abbracciamo il più delle volte lo facciamo da silenti. E non perché impossibilitati a parlare....
Considerazioni inattuali

Il Castello di Kafka ad Ottaviano

Maria Sole Sanasi d'Arpe
“Che cos’è la vita nostra?” l’interrogativo di Nikolaj Gogol’ ne Le anime morte “Una convalle, in cui si sono accampate le afflizioni. Che cos’è il mondo? Una calca di gente, cui manca il sentire.” Il sentire quale misura della distanza tra l’uno e il tutto: quella stessa moltitudine per cui il singolo lotta, cui brama arrivare, farsi intendere, comprendere ed...
Considerazioni inattuali

Abisso di luce

Maria Sole Sanasi d'Arpe
A Roma non fa mai veramente freddo; e quando sentiamo i brividi, il sole li trasmuta frizzanti in un momento, come fa l’acqua ossigenata sulla ferita: che brucia per un istante e poi la riscalda e l’allevia. In questo ultimo giorno di dicembre, quasi sempre irradiato dal sole, l’anno nuovo non s’affaccia prepotente – anzi, s’insinua in un’atmosfera agrodolce, carico...
Considerazioni inattuali

La carezza della rivoluzione

Maria Sole Sanasi d'Arpe
Quale gesto più irrisolto, imperfetto, infinito se non quello della carezza: che non ha un termine definito, che si avvicina al volto e si separa senza stabilire un netto confine visibile. Il gesto di accarezzare, dapprima forse consueto in taluni casi, è diventato quasi rivoluzionario in questo particolare stato in cui versa il nostro tempo. Il primo naturale effetto della pandemia nell’interazione...
Considerazioni inattuali

Plasmare la gioia

Maria Sole Sanasi d'Arpe
Mi sono sempre chiesta come fosse possibile mantenere l’equilibrio dell’armonia; perché non durasse soltanto un attimo: come non sciupare un momento di felicità e serbarlo il più a lungo possibile, fino a nutrirmene quasi – e conservare quella sensazione, quel ricordo netto e nitido per il futuro: per quando ne avessi avuto nostalgia, nel bisogno. Ho attuato quindi una sorta...
Considerazioni inattuali

La minoranza del progresso

Maria Sole Sanasi d'Arpe
Di solito con l’avvicinarsi dell’estate guardo Caro diario di Nanni Moretti, in linea con il tempo stesso in cui si svolge il film: la Roma deserta di agosto, con le strade così irrealmente vuote e libere, che sembra di rimbalzare sulle nuvole. Ed oltre alle scene meravigliose in cui il protagonista scopre Spinaceto, vuole “imparare a ballare” ammirando Jennifer Beals,...
Considerazioni inattuali

Il lavoro che si sacrifica

Maria Sole Sanasi d'Arpe
“Moi je veux mourir sur scene” (Io voglio morire sulla scena/sul palco) cantava Dalida – ed in questo verso c’è forse molto di più che la luce dei proiettori, davanti a cui la diva desiderava spegnarsi: quale morte ideale di una vita dedicata, sacrificata al palcoscenico. Nelle note agrodolci, della melodia discorde a metà tra supplizio e rivalsa, è denso...