giovedì, 25 Aprile, 2024
Considerazioni inattuali

La minoranza del progresso

Di solito con l’avvicinarsi dell’estate guardo Caro diario di Nanni Moretti, in linea con il tempo stesso in cui si svolge il film: la Roma deserta di agosto, con le strade così irrealmente vuote e libere, che sembra di rimbalzare sulle nuvole. Ed oltre alle scene meravigliose in cui il protagonista scopre Spinaceto, vuole “imparare a ballare” ammirando Jennifer Beals, ed in parte lo fa ricalcando le mosse di Silvana Mangano ne El Negro zumbon, e quelle degli animali al telefono con i figli unici di Salina – ce n’è una che preferisco su tutte, forse per le parole pronunciate da Moretti, che ferma d’un tratto il motorino e si rivolge ad uno sconosciuto nella macchina vicina: “Io credo nelle persone, però non credo nella maggioranza delle persone. Anche in una società più decente di questa, mi sa che mi troverò a mio agio e d’accordo sempre con una minoranza.”

IL TRAMONTO DELLA LIBERTA’

Oggi invece non l’estate è assai lontana, si avvicina il Natale – e forse non avrei dovuto rivedere Caro diario e pensare all’afa romana dei mesi estivi, quantomeno per gli otto gradi quotidiani – eppure, probabilmente per le vicissitudini degli ultimi tempi nel nostro Paese, constato anch’io sempre e comunque un maggiore accordo con la minoranza. Ed anche d’inverno – strano – sempre più forte e radicato. Cerco di domandare a me stessa se, sbagliando (!), mi metto dalla parte dei meno per partito preso, per fare il bastian contrario, mi dico. Ma no, non ho mai corso – per mia fortuna – questo rischio di banalità. Si tratta proprio di una coincidenza: è un fatto incidentale ed inevitabile. Del resto – film a parte – anche Spengler nel suo capolavoro Il tramonto dell’Occidente scriveva: “Una volta non si aveva il diritto di pensare liberamente; adesso lo si ha, ma non se ne può fare più uso. Si pensa soltanto ciò che altri vogliono che si pensi e proprio questo vien sentito come libertà”.

IL CONFORMISMO DEI CONSUMI NON E’ LIBERO

Questo, l’indice della profonda mancanza di progresso insita per natura nel conformismo, radicato nei differenti aspetti della vita comune: nelle abitudini e nei bisogni. Pasolini si rese conto che anche “La libertà sessuale della maggioranza oggi è in realtà una convenzione, un obbligo, un dovere sociale, un’ansia sociale, una caratteristica irrinunciabile della qualità di vita del consumatore”; come se il conformismo condizionasse quello che prima dell’avvento della società dei consumi era semplicemente un bisogno naturale. Come se si volesse tecnicizzare la natura e renderla materiale quale bene di scambio e di consumo, privandola di qualsiasi residuo spirituale e dunque disumanizzandone la sostanza.

LA RIBELLIONE DEL TALENTO

Eppure tutte le potenze naturali, i talenti, le diversità fanno il cambiamento e la forza del progresso. Uniformarsi ed adeguarsi al prossimo senza pensare, senza la capacità e la volontà di farlo, non è soltanto una soluzione di comodo ma un oltraggio verso la nostra coscienza individuale e forza identitaria: l’unica che ci permetta davvero di compiere i passi necessari a progredire. Lo dimostra anche Lou Von Saloméquando nello scrivere le sue Riflessioni sull’amore, ne tratteggia una forza propulsiva e non semplicemente un bisogno ch’è anelito sentimentale: “Solo chi rimane completamente sé stesso si presta alla lunga a venire amato, perché solo così, nella sua pienezza vitale, può simbolizzare per l’altro la vita, essere avvertito come una potenza di essa. Non vi è errore più grande nell’amore dell’adattarsi timorosamente l’uno all’altro e di uniformarsi a vicenda.”

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