venerdì, 26 Aprile, 2024
Politica

La politica in vacanza i problemi no

Per tre settimane il Parlamento chiude. Vacanza più corta del solito. E sia. Dopo mesi complicati un po’ di riposo fa bene a tutti. C’è da scommettere che anche quest’anno sotto l’ombrellone continueranno le manovre politiche nei partiti della maggioranza e anche in quelli di opposizione. L’anno scorso la crisi di governo maturò in pieno agosto. Stavolta l’atmosfera politica non è infuocata e sembra esserci poco spazio per grandi manovre. Conte è saldo in sella, all’orizzonte non si vedono maggioranze alternative, l’ipotesi del rimpasto appare e scompare un giorno si e l’altro pure, ma nulla di sconvolgente sembra covare nei meandri della politica nascosta.

I problemi politici potrebbero presentarsi dopo le elezioni regionali, nell’improbabile ipotesi di una debacle della sinistra in Puglia, Campania e Toscana. Problema a sé rimane il referendum confermativo del taglio dei parlamentari votato a furor di Parlamento e ora messo in discussione da molti che lo avevano sostenuto senza convinzione.

Sarebbe clamoroso se una forte mobilitazione del fronte del No riuscisse nell’arditissima impresa di bloccare anche questa riforma, cavallo di battaglia del populismo e dei 5 stelle in prima fila. Se, per assurdo, il PD perdesse in tutte le Regioni e al referendum trionfassero i No, saremmo di fronte ad una forte duplice sconfitta per i due partiti di maggioranza dalle conseguenze imprevedibili.

Salvo colpi di scena, l’estate scivolerà abbastanza tranquilla per tutti i partiti, con l’eccezione del Movimento 5 Stelle che potrebbe avvertire qualche scossone dovuto ai tanti nodi irrisolti della vita interna: la successione a Di Maio rinviata più volte, le manovre di Di Battista, le questioni del rispetto delle regole, le diffidenze nei confronti di Conte, le frizioni tra l’ala governista e quella sensibile alle sirene di Salvini.

Quanto al leader della Lega questa estate si annuncia con più bagni di mare che di folla e con qualche polemica in più all’interno dello stato maggiore leghista. Ma anche nel Carroccio si aspetteranno le elezioni regionali per dare un’assestata agli equilibri interni che vendono il “capitano” molto più isolato rispetto all’anno scorso.

Prepariamoci a leggere qualche intervista, qualche retroscena, ad apprendere di alcune nomine in aziende pubbliche o partecipate e non aspettiamoci nulla di sensazionale.

In vacanza non andranno i problemi degli italiani che, invece, potrebbero aggravarsi.

L’orologio della crisi è implacabile e segna un ritardo notevole negli interventi necessari per evitare che il motore dell’economia si ingrippi rovinosamente.

Si sono persi mesi preziosi, da marzo in poi per approntare un programma dettagliato di riforme non più procrastinabili che si potevano delineare senza dover aspettare il via libera dell’Europa al Piano New Generation EU. Si tratta di interventi nel settore della giustizia, della scuola, della efficienza della Pubblica Amministrazione, del recupero di competitività del sistema economico, pubblico e privato che da anni l’Italia avrebbe dovuto affrontare. Non si è fatto quasi nulla. Incombono numerosi problemi derivanti dalle crisi aziendali e di larghi settori flagellati dalla crisi. I dossier aperti aumentano di giorno in giorno. I tempi della crisi divergono da quelli della politica e anche da quelli dell’erogazione dei fondi che l’Europa ha deciso di mettere a disposizione dell’Italia.

È auspicabile che, mentre la politica prende la tintarella, il Governo acceleri le attività dei vari gruppi di lavoro dei ministeri per approntare nei dettagli le riforme che da ottobre dovranno essere esaminate in sede europea. Il Governo stavolta non commetta l’errore di voler fare tutto da solo ma abbia il coraggio -come gli abbiamo suggerito tante volte- di creare dei tavoli comuni con i soggetti interessati per avviare una programmazione e una concertazione nuova tra forze produttive, rappresentanze di categorie e dei lavoratori ed evitare il solito rituale di riforme decise dalle burocrazie ministeriali attente ai formalismi e distanti dalla concretezza che solo l’esperienza diretta può insegnare.

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