venerdì, 29 Marzo, 2024
Economia

La Borsa premia i titoli tech: ormai i giganti del web valgono più degli Stati nazionali

Ricchi premi e cotillon a Wall Street dove, venerdì scorso, si è registrato un nuovo record per i titoli tecnologici: Facebook, Apple, Amazon, Microsoft e Google, sul tabellone elettronico del Nasdaq, sono giunti a totalizzare il 20% del valore dell’intero indice Standard & Poor’s 500, un record assoluto, soglia mai raggiunta dai titoli tecnologici dal 1979.

Le cinque grandi Sorelle dell’hi-tech valgono ormai più di 5 mila miliardi di dollari, più dei Pil di Italia e Francia messe insieme. La notizia, che ha provocato un certo scalpore, ha rimesso in evidenza il ruolo dei giganti di Internet nella quotidianità di ciascuno, con oggetti e piattaforme web da loro create e diffuse che conoscono tutto dei propri utenti, dall’orario della sveglia ai luoghi dove essi trascorrono le vacanze, insieme alle strade percorse, ai ristoranti, alberghi e città che frequentano. 

Tutti ormai sono consapevoli come sia impossibile, oggi, fare a meno dei servizi offerti dai padroni del web; le nuove multinazionali digitali controllano il nostro stato di salute, le tendenze sessuali, le nostre credenze religiose, insieme alle opinioni politiche e ai più intimi desideri di ciascuno. Dietro una sembianza filantropica ci aiutano a districarci sul web fornendoci servizi e prestandoci tutto il supporto necessario per vivere al meglio la nostra quotidianità, ormai aggrovigliata sempre più nella tecnologia. 

Ma, come amano evidenziare gli economisti, non esistono pasti gratis e tutto ha un prezzo. La compartecipazione di macchine e sensori alla vita degli individui è resa possibile grazie all’estrazione, analisi ed elaborazioni di continue informazioni private riguardanti gli utilizzatori di tali servizi, cosa che ha condotto ben presto all’inaugurazione di un nuovo modello economico, basato sul riconoscimento del valore contenuto nelle informazioni personali di ciascun individuo, fattore alla base dell’economia digitale e che rende questi elementi la proiezione digitale della nostra stessa vita.

E, come sempre quando si parla di informazioni, l’attenzione è caduta subito sul più popolare social al mondo: è Facebook, infatti, il principale bacino di informazioni personali sul web. Il social più diffuso del globo è usato abitualmente dal 28% degli abitanti del pianeta. Di questi, 30 milioni sono gli italiani. Con oltre 500 miliardi di dollari di capitalizzazione (quasi quanto l’intero PIL svedese) Facebook rappresenta una potenza economica in grado di dispiegare ingenti capitali per crescere e consolidare tale business model. 

E in questa prova di forza gli Stati Uniti non temono rivali; purtroppo, infatti, oggi solo due delle trenta più importanti aziende tecnologiche si trovano in Europa. Il Vecchio continente ospita appena il 10% dei cosiddetti “unicorni”, le start-up digitali che superano il miliardo di valore. 

Ma naturalmente non è oro tutto quello che luccica: il 28 luglio scorso le principali compagnie tecnologiche a stelle e strisce sono comparse davanti al Congresso americano per rispondere alle accuse di pratiche anticompetitive. Per la prima volta Amazon, Facebook, Apple e Google sono state messe di fronte alle loro responsabilità, e già cresce la curiosità di molti ad assistere, in caso di condanna, ad un rogo 2.0.

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