martedì, 16 Aprile, 2024
A cuore aperto

Davanti alle madri anche il coronavirus si inchina

Seconda domenica di maggio: la fase due è iniziata appena in tempo perché si apra la facoltà dell’abbraccio tra madri e figli. La festa della mamma, che noi italiani, insieme ad altri paesi, celebriamo in maggio, è seconda, sia in termini emotivi che di mercato, soltanto al natale. Subito al di sotto di Dio, esiste la madre: questo dimostra il sentire che si manifesta attraverso frasi, slogan, telefonate, sorrisi e lacrime e fiori, che in questa giornata ogni figlio dedica alla propria madre. Qualunque cosa stia accadendo, nel rapporto con la propria madre si custodisce l’essenziale, e anche il Covid19, almeno nel nostro paese, sembra avere riguardo per questa giornata di festeggiamenti, cedendo il passo ad una “fase due” che rende realizzabile un abbraccio, almeno per chi vive nella stessa regione, fino a poc’anzi vietato. Tutti ci stiamo interrogando sui contenuti nascosti nel messaggio che porta con sé il fenomeno epocale del Covid19. Questo ci sta facendo guardare  con occhi nuovi dentro e fuori di noi, e oso auspicare che l’osservazione duri a lungo e non si risolva una volta risolta la paura del contagio, perché altrimenti avremo sprecato l’ennesima occasione, durissima per altro, di rinnovamento. Chi è la madre? La madre è la terra, l’origine e l’incontro.

È nascita la madre, quindi la possibilità di esistere come singolo individuo, eppure, più di tutto, la madre è l’incontro della vita con la vita. È attraverso la madre che noi scopriamo per la prima volta un’altra pelle e il bisogno che ne abbiamo, perché è proprio da quella carne materna che noi riceviamo il nutrimento indispensabile alla sopravvivenza. La prima conoscenza che noi facciamo di un altro corpo avviene attraverso la suzione del seno materno, veicolo di un latte che è linfa vitale. In questa immagine è riassunta ogni risposta, ma pure ogni domanda, dei bisogni che ogni essere umano sperimenta.

La madre è fonte di nascita e veicolo di vita, in tutto ciò che è essenziale. Tutta la storia conosciuta e ogni nostra singola storia è guidata dalle relazioni, non possiamo essere soli, perché in solitudine non soltanto non ci bastiamo, ma addirittura non riusciamo a sopravvivere. Tutto ciò di cui il coronavirus ci ha fatto sentire la mancanza, ci è stato insegnato attraverso il rapporto con la madre. Abbiamo bisogno di sentirci protetti, di sentirci accolti, di essere abbracciati. Così, tutto ciò che ricerchiamo sempre, nei rapporti che costruiamo durante il percorso esistenziale, è soggetto alle stesse richieste, ai medesimi bisogni.

La madre è l’amore che accoglie incondizionatamente, significa presenza e porto a cui tornare, qualsiasi sia la nostra natura, qualunque sia la storia che abbiamo vissuto, nonostante la natura degli errori che commettiamo. È una relazione, quella con la madre, irreplicabile e impretendibile in qualsiasi altra relazione che il futuro ci serba in sorte, per questo l’unicità del legame con la madre si trasforma in esclusività. Di mamma ce n’è soltanto una. È vero. Ed è proprio per questo che rappresenta la figura a cui tornare di più e la stessa con cui occorre riconciliarsi di più, ed è un percorso che può durare una intera esistenza. Sarebbe necessaria più tenerezza per le madri, perché sono donne passate, nell’arco di soli nove mesi, dal ruolo di figlia al compito di generare, custodire e crescere un’altra vita ed è un compito in cui ognuna è sempre insufficiente, un mestiere mai finito e mai appreso completamente. Sarà forse per questa ragione che la natura ha compensato l’inevitabile fallibilità dell’umano, a cui ogni donna è soggetta, instillando dentro il suo cuore  una capacità d’amore straordinaria per i propri figli.

Come a dire “non farò tutto bene, ma ti amerò come nessuno figlio mio”. È questo l’unico presupposto possibile al superamento delle difficoltà, delle divergenze, delle disattenzioni, che ogni madre compie ed è sempre questo amore il binario di una forza e di una fede, che permette atti anche eroici. Questo incontro di amore esemplare è l’unico attraverso il quale i figli apprendono in sicurezza e imparano a dare. Nell’immensa vastità di storie ho visto madri ancora bambine, madri che non hanno invece mai giocato, madri incapaci di troppe effusioni e madri che hanno avuto il terrore di lasciar andare i propri figli, mai ognuna fissa in un ruolo, anzi con tutti questi sentimenti contemporaneamente nell’animo. Ho conosciuto madri eroiche, madri lontane dai propri figli e madri che preparano il pranzo della domenica a figli, mariti, mogli e nipoti. Ho visto madri in ospedale dimentiche del sonno per vegliare il loro bambino e ho visto madri stare lontane dai loro bambini per poter curare altri figli.

Ho visto madri in carcere, tenere come Madonne, qualsiasi colpa fosse. Ho visto madri dare un’ultima carezza prima di morire. Ho visto madri guardare dello stesso sguardo il più problematico come il più risolto dei propri figli. Infine ho visto madri all’uscio dei cimiteri, le ultime di sera, lasciare accostata la porta uscendo, perché come diceva qualcuno “sempre una madre aspetta il ritorno di suo figlio, del tutto indifferente se questi se n’è andato in un paese vicino, in uno lontano o nella morte”. Un’ultima immagine viene dalla mia mamma, che non potendo raggiungere a volte alcune regioni misteriose del mio cuore, passava a trovarmi, si sedeva al mio tavolo e in silenzio mi porgeva un pacchettino di carta argentata, in cui erano custoditi alcuni biscotti, come quando ero bambina… mai dono è stato più caro di una pasta dolce che mi riportava all’infanzia, luogo in cui tutto è simbolo e promessa di bellezza.

Un pensiero, alfine, forse perché il più duro da integrare dentro le fioriture di questo amore, è per tutti i figli rinnegati, oltraggiati, feriti, privati d’amore: qui auspico che tutte le madri compiute nel compito possano convergere in pensiero e portare soccorso, perché c’è molto da curare nell’animo dei bambini privati di quell’amore e molto dovranno apprendere a perdonare.

Che questa festa, ora più che mai, sia una celebrazione della madre, della terra, di un amore che guidi e che salvi, perché nessun genitore sia più solo, perché nessun figlio venga più abbandonato. 

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