sabato, 9 Novembre, 2024
Attualità

Due guerre in 20 mesi. L’Occidente non può più distrarsi

L’assalto terroristico contro Israele non si può valutare come un episodio gravissimo confinato solo nello scacchiere mediorientale. Non è un atto isolato ideato, organizzato e realizzato da un’organizzazione terroristica priva di legami con altre potenze. L’Iran era, quanto meno, molto ben informato di ciò che sarebbe successo. Dati gli ottimi rapporti tra Iran e Russia, sarebbe stato uno sgarbo verso Putin se l’ayatollah Ali Khamenei non avesse fatto una telefonata al Cremlino per dirgli quello che sapeva. E ci fermiamo qui nella catena delle ipotesi “ragionevoli”. Ma stiamo ai fatti. E i fatti dicono che Hamas ha dichiarato guerra ad Israele 18 mesi dopo l’aggressione di Putin contro l’Ucraina. Il trait-d’union tra le due iniziative belliche è l’asse tra Mosca e Teheran cui si aggiunge quell’esempio di leader che ama il suo popolo, affamandolo, che è il nordcoreano Kim Jong-un. Un tempo sarebbe stato chiamato asse del male. Ma oggi questa espressione non è più di moda in un Occidente in cui una minoranza rumorosa di scriteriati autolesionisti si diletta a fustigare la nostra civiltà e la nostra democrazia addebitando ad essa tutti i mali del mondo e, in parte, assolvendo terroristi e Stati canaglia.

La diabolica alleanza delle dittature

Le dittature aggressive, tra loro alleate, non agiscono mai senza coordinarsi. C’è quindi un filo rosso che lega la destabilizzazione dell’Europa, operata da Putin, alla destabilizzazione del Medio Oriente di cui Hamas oggi si proclama artefice non ancora sconfitto. A questi due scacchieri in fiamme potremmo aggiungere anche la destabilizzazione di molti Paesi africani, soprattutto nell’area sub-sahariana, in cui colpi di stato vengono consumati sotto lo sventolio di bandiere della Federazione russa. Teheran agisce contro la normalizzazione dei rapporti tra Israele ed Arabia Saudita e si serve di Hamas e di Hezbollah per scardinare qualsiasi ipotesi di pacificazione nell’area. Il regime sanguinario dell’Iran fornisce armi alla Federazione russa ed è fedele alleato di Putin che vuole scardinare gli equilibri creati in Europa dopo il crollo endogeno dell’impero sovietico, un trauma da cui il capo del Cremlino non si è mai ripreso e che oggi cerca di superare immaginando di ricostruire un dominio della Russia su mezza Europa. Teheran e Mosca vogliono indebolire tutti gli amici degli Stati Uniti e impegnare militarmente l’America su due fronti, Ucraina e Israele, nella speranza di impedire il successo sia di Kyiv che di Tel Aviv. Nel frattempo la Russia prende sempre più posizioni in Africa scalzando le residue presenze delle ex potenze coloniali.

Il silenzio assordante della Cina

In questo scenario, il silenzio più eloquente ed assordante è quello della Cina. Pechino amica di Mosca non nemica di Teheran, vestita da paciere tra l’inerme Arabia Saudita e la teocrazia nucleare iraniana, onnipresente in Africa, tesse la tela della “sostituzione” dell’egemonia americana con quella cinese. Tutto ciò che mette in difficoltà gli Stati Uniti e i suoi alleati è un regalo gradito per Xi che senza sporcarsi le mani fuori casa, come fanno Putin e Khamenei, costruisce l’immagine di una superpotenza che non usa la forza ma si fa forte delle debolezze altrui.

La distrazione occidentale

E l’Occidente che fa? E’ distratto da vicende interne e non guarda più oltre il proprio naso. In Israele, due anni di conflitti tra Netanyahu e metà Paese ,forze armate incluse, hanno lasciato campo libero ad Hamas per organizzarsi mentre perfino gli efficientissimi Mossad, Shin Bet e Aman avevano la testa altrove. Negli Stati Uniti si profila un’altra campagna elettorale rischiosa per l’unità nazionale americana con colpi bassi che non indeboliscono questo o quel candidato ma l’immagine mondiale degli Stati Uniti come baluardo e, in qualche modo, custode della democrazia. Un Paese che ancora non ha fatto i conti con quel famigerato 6 Gennaio con tanto di assalto al Congresso sotto il naso di un Presidente che non dichiarava lo stato d’assedio deve riflettere attentamente su se stesso e ritrovare un nuovo risveglio di valori e di identità naziona In Europa apparentemente va un po’ meglio. La grande novità è rappresentata dalla destra italiana guidata da Meloni che si è scoperta filo americana, atlantista ed europeista. Ma le opinioni pubbliche sono ancora preda delle propagande russe e cinesi e rimangono inquinate da un residuo ideologismo di una sinistra che ha gli occhi rivolti verso un passato nebuloso e poco onorevole.

Reagire prima che sia troppo tardi

Possiamo andare avanti così? Certamente no. L’Occidente si deve svegliare. Le sue energie migliori, intellettuali, politiche e religiose devono battere un colpo. Basta autofustigarci, basta incolparci di tutto, basta restare inerti verso l’aggressività dei regimi dittatoriali. E’ ora di reagire e di riprendere il nostro ruolo. Prima che sia troppo tardi e che il cappio geopolitico dei regimi antidemocratici si stringa intorno al nostro collo.

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