sabato, 27 Aprile, 2024
Europa

Meloni e Scholz, “Soddisfatti per l’intesa sui migranti”

Granada. Diplomazia italiana asse con Regno Unito e Ue. Documento finale, senza Polonia e Ungheria

Vertice positivo, finito con dichiarazioni di soddisfazione quello tra la Presidente Meloni e il Cancelliere Scholz. I due capi di governo hanno appianato le divergenze sulle Ong e le questioni immigrati. Mediazione dell’Italia a tutto campo e grande lavoro diplomatico anche con Polonia e Ungheria. Accordo di ferro con il Regno Unito per combattere l’immigrazione illegale. Confermato l’aiuto all’Ucraina e appoggio pieno della Commissaria europea Ursula von del Leyen al Memorandum con Tunisi per contenere i flussi migratori verso Lampedusa.  Ieri sera poi il vertice si è concluso con  la “Dichiarazione di Granada”, approvata dai 27 Stati membri. La sola parte sulla migrazione verrà invece presentata come una “Dichiarazione della presidenza”, vista la contrarietà di Polonia e Ungheria alla parte del documento relativa la migrazione.

Il vertice Meloni-Scholz

I due capi di governo di Italia e Germania hanno discusso, durante un vertice informale, dei principali temi europei al centro del Consiglio, con particolare riguardo alla questione migratoria, esprimendo “soddisfazione” per l’intesa raggiunta a Bruxelles sul regolamento delle crisi. I due leader, nel constatare l’”ottimo livello della cooperazione” tra Roma e Berlino, si sono dati appuntamento al vertice intergovernativo italo-tedesco, che si terrà in Germania a fine novembre.

Aiuti all’Ucraina

Ieri, in mattinata, al Palazzo dei Congressi di Granada il vertice informale organizzato dalla presidenza spagnola dell’Ue. Ultimo giorno di lavori in cui i leader europei erano riuniti dopo il summit della Comunità politica europea del giorno prima, che ha raccolto 45 capi di Stato o di governo, tra cui Volodymyr Zelensky che è stato rassicurato sull’aiuto incondizionato, ma al quale è stato, da più fonti, riferito che esistono anche difficoltà economiche per supportare la guerra che si protrae. Sul tavolo anche i temi di autonomia strategica dell’Ue, dal punto di vista economico e della difesa, allargamento e riforme istituzionali. Sulla Dichiarazione di Granada, però, pesano i veti di Polonia e Ungheria sul fronte migranti. Il Re di Spagna, Felipe, dopo aver incontrato Zelensky, ha tenuto un intervento davanti tutti gli ospiti, facendo appello “ad una pace vera” in Ucraina ed esaltando la storia di Granada, “esempio di fusione culturale” in Europa.

Italia incontra Polonia e Ungheria

Prima del vertice, la presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha avuto un bilaterale con il premier polacco Mateusz Morawiecki, il quale ha dichiarato: “siamo entrambi d’accordo sul fatto che è importante soprattutto difendere le frontiere esterne.” Morawiecki ha aggiunto che “l’Europa si trova di fronte a una scelta fondamentale: accettare o meno l’immigrazione clandestina di massa”. “La Polonia pone un forte veto su questa posizione” per motivi di “sicurezza nazionale.” Victor Orban, il premier ungherese, da parte sua, appena arrivato a Granada ha esordito dicendo che “non c’è alcuna possibilità di aggiungere nessun tipo di compromesso sulla migrazione. Politicamente è impossibile, non oggi, ma in generale per i prossimi anni. Perché legalmente abbiamo subito uno ’stupro’ da punto di vista legale.” Posizioni che mettono al centro delle trattative proprio l’Italia che sta cercando di trovare la via di uscita più alta tra le nuove intese con Londra e con La Commissione europea e le posizioni dei governi di Varsavia e Budapest.

Von der Leyen: grande successo

Un buon lavoro diplomatico anche da parte della Presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen: “l’intesa sul regolamento sulle crisi migratorie è stato un grande successo, che un pezzo importante del puzzle del pacchetto. Ma ci sono anche le azioni operative: nel breve periodo agiremo secondo i dieci punti di Lampedusa e nel medio attraverso il memorandum con la Tunisia. È importante investire in questi Paesi e stabilire dei corridoi legali e umanitari.”

Dichiarazione conclusiva

Prima il format allargato ai paesi esterni all’Unione europea e ieri il Consiglio europeo. Consessi dove si sono sviscerati numerosi argomenti (Intelligenza Artificiale, transizione ecologica, allargamento Ue) ma che al centro hanno sempre avuto l’emergenza immigrazione. La Presidente Meloni e il premier inglese Sunak si sono trovati perfettamente allineati soprattutto riguardo le iniziative congiunte per affrontare i temi africani. In primis la situazione in Tunisia. Meloni ha cercato di spiegare che bisogna lavorare per il Memorandum firmato con il leader dello Stato africano, malgrado i dissensi espressi ad alta voce da Olaf Scholz e Charles Michel. Ma proprio l’asse fortissimo Meloni-Sunak ha permesso di riaprire la partita: “con i partner europei e del nostro vicinato siamo aperti a discutere nuove intese volte a bloccare le partenze”, hanno scritto i due capi di governo, leader conservatori, in una lettera a doppia firma. E questo, si auspica, dovrebbe trascinare tutta l’Unione europea nella direzione voluta dall’Italia e dal Regno Unito. Mentre il leader tunisino ha fatto arrivare un messaggio chiaro anche da leggere con ottimismo: “il nostro Paese tratterà con i suoi partner su un piano di parità in un quadro di rispetto reciproco”.

Borrell: controllo frontiere esterne

Anche l’Alto Rappresentante Ue per la Politica Estera, Josep Borrell, è andato in appoggio a una politica comune e immediata: “dobbiamo pensare a un controllo delle frontiere esterne non solo nel Mediterraneo ma anche nel Sahel. È un compito difficile ma sono pronto a considerare questa opzione.” E da questo ha proposto l’ipotesi di usare “le nostre missioni della Politica di sicurezza e di difesa comune, come quelle navali o di terra, per combattere contro i trafficanti. Ma per far questo – ha precisato – serve l’accordo della Tunisia”.

Il patto dei sei

Infine, il “patto dei sei” siglato da Italia, Regno Unito, Albania, Olanda, Francia, e Commissione Ue che si regge su otto punti e ha lo scopo di blindare l’accordo con Tunisi e stabilisce interventi congiunti per fermare le immigrazioni illegali dei trafficanti di esseri umani anche oltre i confini dell’Unione europea. L’attività diplomatica frenetica e su tanti tavoli di Granada ha avuto un po’ di relax, ieri sera, al galà all’Alhambra, in un’atmosfera tipica dell’Andalusia, dove con gli altri capi di Stato, la Presidente Meloni è stata accolta dal re Felipe e dalla consorte Letizia.

Rimpatri più alti da Germania

Intanto Eurostat rileva che nel secondo trimestre del 2023, a 105.865 cittadini di paesi terzi è stato ordinato di lasciare un paese dell’Ue (+9%), mentre 26.600 sono stati rimpatriati in un altro paese a seguito di un ordine di partenza, con una crescita del 29% rispetto allo stesso trimestre dello scorso anno. Dall’Italia i rimpatri sono stati 735, con una crescita del 9,7% rispetto al secondo trimestre del 2022. Tra i rimpatri dall’Ue il 76% sono rientrati in Paesi extra Ue. A livello di cittadinanza di quanti hanno ricevuto una richiesta di uscire da un Paese Ue, marocchini e algerini hanno registrato la quota maggiore del totale (8% ciascuno), seguiti da turchi (5%), cittadini di Georgia (5%) o Afghanistan (4%). Tra i rimpatriati, in maggioranza erano da Georgia (9%), Albania (8%), Moldavia (5%), Turchia (5%) e India (4%). Il numero più alto di cittadini extra-Ue a cui è stato imposto di lasciare il territorio di uno Stato membro su è registrato in Francia (34.810), Germania (10.600) e Grecia (7.095). Quanto ai rimpatri, in testa Germania (3.805), Francia (3.005) e Svezia (2.690).

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