sabato, 27 Aprile, 2024
Politica

Riforma. Casellati: confronto senza pregiudizi. Opposizioni: battaglia in Parlamento e nelle piazze

Un sì al confronto “ma senza pregiudizi”. Chiara e nitida la posizione del ministro per le Riforme Elisabetta Casellati, che auspica un dibattito franco e leale, in vista del prossimo iter Parlamentare per la riforma costituzionale sul Premierato. Percorso che prevede tra l’altro l’elezione diretta del presidente del Consiglio. Elisabetta Casellati spiega che il testo non sarà “blindato” ma, nel contempo, indica il perimetro delle scelte: “le modifiche richieste”, osserva, “devono essere coerenti con la riforma che abbiamo presentato. E l’approccio delle opposizioni non dovrà essere condizionato da pregiudizi”.

Governo pronto al confronto

Per il Governo del premier Giorgia Meloni e per il ministro Casellati ci sono elementi che non possono essere disattesi, in quanto “cardini” della riforma stessa ad iniziare dall’elezione diretta del Capo del Governo. La bozza di riforma è già una sintesi tra posizioni, il premier Giorgia Meloni lo sottolinea, ricordando che per il Centrodestra l’idea iniziale era puntare alla realizzazione di un semi-presidenzialismo e, oggi, discutere di Premierato è già il risultato di un “compromesso” raggiunto valutando “le istanze” delle opposizioni. “Pertanto, sul punto non c’è margine”. Questo evidenziano le fonti dell’Esecutivo che comunque viene ribadito resta una “grande disponibilità all’ascolto”.

Senza intesa il referendum

Sono diversi gli aspetti sensibili della riforma da mettere a punto, ad esempio, tra questi: la soglia di sbarramento, il premio di maggioranza, la sfiducia e anche l’eventuale ballottaggio. Dal ministro Cesellati arriva la conferma al dialogo, e sottolinea come, l’Aula parlamentare “resta il luogo principe del confronto democratico”. Se tuttavia, malgrado le buone intenzioni, non si giungerà ad una intesa – con il via libera di una maggioranza di due terzi -, il cammino del “Premierato all’italiana”, sarà segnato dal referendum confermativo, eventualità che per Alfredo Mantovano, sottosegretario alla presidenza del Consiglio, non spaventa il Centrodestra che sarebbe pronto ad arrivare al voto popolare. L’ipotesi del referendum ha acceso un dibattito che suona da parte delle opposizioni come una dichiarazione di ostilità. Per Pd e 5S, di fronte ad una bocciatura degli elettori, il Governo di Centrodestra dovrebbe trarne le conclusioni e dimettersi. Eventualità quest’ultima che non impensierisce l’esecutivo, perché per il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, il governo in carica rimarrebbe al suo posto.

Opposizioni all’attacco, ma Renzi dice sì

Il fronte delle opposizioni è in allarme lasciando intravedere scenari nefasti, o comunque di una riforma che andrebbe a intaccare i poteri del presidente della Repubblica. È la tesi del presidente emerito della Consulta, Giuliano Amato, che già vede la forza di un presidente del Consiglio eletto da popolo, mentre il Quirinale ne risulterebbe marginalizzato, ridotto “ad un palloncino sgonfiato”. Il Pd con la segretaria Elly Schlein si lancia in un affondo annunciando l’intenzione di dar battaglia sia durante il dibattito parlamentare, sia in piazza, manifestazione già convocata a Roma per l’11 novembre. Con il Partito democratico si schiera Alleanza verde Sinistra Italiana che, con Angelo Bonelli, rilancia la sfida con la nascita dei “Comitati in difesa della Costituzione e del Presidente della Repubblica, in tutta Italia”. Fuori dal coro dei no Matteo Renzi, leader di Italia Viva, che sottolinea “Se Meloni porta la riforma costituzionale con l’elezione diretta del premier, noi ci siamo”.
A replicare alle osservazioni è ancora il sottosegretario Mantovano, che smorza le critiche di un “Parlamento svuotato”. “Anzi”, per lui con la riforma ci sarà “un’esaltazione del suo ruolo”.

Anti ribaltoni, Salvini esulta, Calenda sferza

Tra i punti più discussi del Premierato c’è la norma “anti ribaltone”. Nella sostanza nel corso di una legislatura non possano esserci più di due premier: “Qualora il governo”, si legge nella bozza, “così nominato non ottenga la fiducia e negli altri casi di cessazione dalla carica del presidente del Consiglio subentrante, il presidente della Repubblica procede allo scioglimento delle Camere”. La norma “antiribaltoni” è un secco no alla possibilità di un governo tecnico: il nuovo incaricato dal presidente della Repubblica dovrà essere infatti un parlamentare. E, ancora, non solo un parlamentare ma dello stesso schieramento che ha vinto le elezioni. Contro la norma si scaglia Carlo Calenda, leader di Azione che contesta il vice premier Matteo Salvini che invece, esulta: “Niente governi tecnici, ribaltoni, cambi di maggioranze e partiti al governo”. Sferzante la replica di Calenda. “I ribaltoni li fate tutti i giorni, disattendendo ogni promessa. Vai a lavorare”.

Cambiano le schede elettorali

Tra le novità anche una semplificazione delle schede elettorali che i cittadini troveranno nei seggi, sempre se l’iter non subirà variazioni. “Le votazioni per l’elezione del presidente del Consiglio e delle Camere avvengono tramite un’unica scheda elettorale”. Sulle schede compariranno i nomi dei candidati premier e le liste collegate sia per la Camera che per il Senato. Quindi non ci sarà più la doppia scheda per eleggere i componenti di ciascuna delle due Camere. Il disegno di legge prevede la scomparsa dell’istituto dei senatori a vita. Ruolo, invece, diverso per gli ex presidenti della Repubblica: il disegno di legge non vi fa riferimento e dunque i presidenti emeriti continueranno a sedere a Palazzo Madama.

I tempi (non brevi) della riforma

Il tragitto di attuazione della riforma non sarà breve. Il Centrodestra proverà ad accelerare per chiudere la partita in un anno, o al massimo in due anni. Il Governo punterà ad approvare il disegno di legge in prima lettura in entrambe le Camere, prima delle elezioni europee del prossimo giugno. Se non ci saranno i voti a sufficienza scatterà il referendum confermativo che dovrebbe tenersi nella primavera 2025.

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